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Nessuno sembra aver voglia di governare.
il gioco del cerino finisce al Quirinale

di Paolo Razzuoli

Come si sa ormai da giorni, lunedì prossimo la partita del governo si chiude. Infatti proprio lunedì il Quirinale compirà l'ultimo giro di consultazioni, poi Mattarella prenderà la sua decisione. Al momento sembra che nulla possa intervenire per il superamento dello stallo seguito alla tornata elettorale del 4 marzo. Pertanto, se nelle prossime ore non interverranno novità, l'ultimo giro di consultazioni al Quirinale si risolverà con la presa d'atto del Capo dello Stato sull' impossibilità di un'intesa tra le principali forze politiche per dar vita al governo.
A questo punto quale potrebbe essere la decisione del Presidente della Repubblica?
A mio avviso Mattarella cercherà di percorrere la strada di un governo di scopo, per traghettare il Paese nella fase della legge di bilancio (l'esercizio provvisorio sarebbe una iattura), e per poi tornare alle elezioni nei primi mesi del 2019. Forse anche con la speranza di una nuova legge elettorale, ma qui il terreno mi pare veramente impervio. Infatti il presupposto per una nuova legge elettorale è un accordo su una prospettiva politica, circostanza che in questa fase mi pare inimmaginabile.
In questa prospettiva potrebbe affidare l'incarico ad una personalità meno esposta sull'agone politico, per la formazione di un governo costituito da figure con un profilo prevalentemente tecnico, in qualche modo rappresentative delle tre aree dell'attuale assetto politico tripolare.
Una scelta certo coraggiosa, ma che potrebbe trovare almeno due solidi alleati: uno è la consapevolezza dei partiti che se non si affronterà la legge di bilancio, le conseguenze sarebbero disastrose anche per le prospettive elettorali, posto, ad esempio, l'impatto che avrebbe l'aumento dell'IVA. Il secondo alleato è meno nobile ma altrettanto convincente, In Parlamento siedono molti deputati e senatori che stanno iniziando a percepire, per la prima volta nella loro vita, il compenso che non è certo irrilevante; ebbene, non penso che questi signori abbiano poi tanta voglia di tornare alle elezioni, con il rischio di tornare a casa. Rischio non poi così peregrino, vista la fluidità dell'elettorato.

Ma al di là delle chiacchiere e delle apparenze, la mia sensazione è che per due mesi abbiamo assistito al gioco del cerino. Il principale obiettivo dei leader politici, primi fra tutti Matteo Salvini e Luigi Di Maio, è sempre stato quello di non compromettersi.
Anche l'ultima proposta del segretario della Lega, per un governo di "pochi mesi", segue questo canovaccio. Infatti, altro non è che la riproposizione dell'accordo tra M5s e centrodestra già bocciato da Grillo e compagni, per la presenza di Silvio Berlusconi e forza italia.

Il leader del Carroccio ha semplicemente voluto mettere le mani avanti in vista delle conseguenze che il mancato accordo di governo potrebbe provocare. A fine giugno a Bruxelles verrà discusso il nuovo bilancio europeo; si ipotizza un taglio di fondi per il sud e l'agricoltura e nuove regole sull'immigrazione. Tagli e nuove regole a cui tutti (proprio tutti) si dichiarano contrari; ma chi andrà a rappresentare le istanze italiane e con quale forza?

Altrettanto unanime è la volontà di evitare l'aumento dell' iva per il quale servono circa 13 miliardi:chi si incaricherà di trovarli?

Nel frattempo la campagna elettorale è già cominciata, in barba agli interessi generali del Paese che a parole tutti danno ad intendere di voler difendere ma per i quali nessuno vuole bruciarsi:
Grillo torna a parlare di referendum sull'euro e Salvini di europa come anticamera di dittatura.

Lucca, 5 maggio 2018

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