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Nuova Legge Elettorale: non ancora promulgata e già ci sono ricorsi alla Corte Costituzionale

di Paolo Razzuoli

Il Rosatellum bis, il nomignolo della nuova legge elettorale che nei giorni scorsi è stata approvata in via definitiva dal Senato, potrebbe incanalarsi su una strada stretta ed accidentata.
Dopo la sua approvazione le forze politiche che l'hanno sostenuta hanno gridato vittoria per un risultato, a loro dire, frutto di impegno e lungimiranza.
Chi scrive non condivide alcun entusiasmo per questa legge anche se, realisticamente, era illusorio sperare in un risultato migliore con questo scenario politico. La legge - inoltre - interviene a colmare un vuoto, lasciato dalla bociatura delle riforme costituzionali e dai vari interventi della Consulta, che se non colmato avrebbe lasciato una situazione veramente deleteria. Circostanza questa più volte sollevata anche dal Presidente della Repubblica.
Una brutta legge insomma, che fa venire in mente il detto "in terra di ciechi beati i monocoli".

Ma le cose potrebbero complicarsi. Infatti, si ha notizia di ricorsi presentati alla Corte Costituzionale da vari soggetti. Circostanza che potrebbe veramente complicare la vita della legge, anche in considerazione dei precedenti orientamenti dei Giudici Costituzionali in materia.

Il M5S, a quanto si apprende da fonti parlamentari, con i suoi capigruppo alla Camera e al Senato Simone Valente e Giovanni Endrizzi, altre fonti parlano anche di centristi, hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale che potrebbe bloccare la riforma della legge elettorale: sul "banco degli imputati" l'utilizzo del voto di fiducia. Tra i ricorrenti l'avvocato che sostenne i ricorsi contro i cosiddetti "Porcellum" e "Italicum", Felice Besostri.
Come si vede, il ricorso non è contro il contenuto della legge, bensì contro la procedura con cui si è giunti alla sua approvazione. Non sono particolarmente esperto di regolamenti parlamentari, ma certo tutti quei voti di fiducia non sono stati uno spettacolo esaltante.
secondo il documento preparato dai legali che hanno assistito il M5S, di una violazione dell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, che stabilisce che "la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale".Fra le argomentazioni adottate dai 5 stelle nella iniziativa presso i giudici delle leggi, viene utilizzato fra l'altro il lodo Iotti, un precedente che risale all'epoca della presidenza della Camera dell'esponente del Partito comunista, secondo cui l'apposizione da parte del Governo della questione di fiducia comporterebbe il passaggio dei lavori d'aula dalla procedura ordinaria indicata in Costituzione a una procedura speciale.

Intanto si infiamma la polemica tra i Cinque Stelle e il Partito democratico per un post di Angelo Parisi, assessore designato del candidato 5Stelle in Sicilia, Cancelleri, contro Ettore Rosato, il capogruppo dei Dem alla Camera che ha formulato la proposta sulla nuova legge elettorale, approvata dal Parlamento. «Facciamo un patto: se la Consulta casserà la tua legge, noi ti bruceremo vivo, ok?», ha scritto Parisi.
Indignata la replica della Presidente della Camera: "Minacciare di bruciare vivo un avversario politico è inaccettabile e vergognoso. Solidarietà a Rosato".
Parisi si scusa:"Ho sbagliato.Quei toni e quel linguaggio non mi appartengono. Ma non si può strumentalizzare un mio errore per accostarmi agli impresentabili delle liste di Musumeci".
Al tweet aveva replicato Rosato su Facebook:"Linguaggio squadrista. I veri impresentabili siete voi del M5S".

Lasciamo ora rosato e i 5Stelle per occuparci di un secondo ricorso presentato oggi alla Consulta: quello del Codacons. L'argomentazione è analoga a quella del ricorso pentastellato; "illegittimo porre fiducia su “Rosatellum bis”. Lesi i diritti del Parlamento e del corpo elettorale.
La Corte Costituzionale è quindi chiamata a decidere se è stato legittimo o meno porre la questione di fiducia sulla legge elettorale.
Il Codacons infatti, assieme ad un parlamentare – il Senatore Bartolomeo Pepe – e un elettore romano, ha presentato questa mattina ricorso alla Consulta per conflitto di attribuzioni, chiedendo di dichiarare l’incostituzionalità dei relativi atti del Consiglio dei Ministri.

Ecco in sintesi il contenuto:
“l’autorizzazione del Consiglio dei Ministri a porre la questione di fiducia sull’approvazione del testo del “Rosatellum-bis” è un atto posto in essere dal Governo, lesivo delle attribuzioni costituzionalmente previste in capo al Parlamento, ovverosia delle funzioni ed attribuzioni dell’Organo rappresentativo per eccellenza (Rappresentanza politica) del potere legislativo dei cittadini-elettori.
La apposizione della questione di fiducia toglie il potere agli elettori (meglio al Parlamento) e lo consegna direttamente a dirigenti di partito e capicorrente (Governo), sottraendo, direttamente e indirettamente, la libertà di espressione del voto dei cittadini – elettori rappresentati e tutelati dalla scrivente Associazione, e ciò è sufficiente per giustificare la meritevolezza dell’interesse ad agire nel caso di specie.
E’, pertanto, evidente che il ricorso alla questione di fiducia per l’approvazione del testo di legge in materia elettorale viola direttamente il dettato costituzionale, in primo luogo l’art. 72 Cost. nonché gli artt. 58, 67, 70 Cost. e, con esse, le prerogative costituzionalmente garantite.
Ebbene, per ciò che attiene al caso di specie, porre la fiducia sull’approvazione della legge elettorale è un atto eversivo contro la democrazia, la libertà del voto e la sovranità dei cittadini tutti che finisce per trasformare il voto in un atto di fede o peggio ancora il “banco di prova” della stabilità e della tenuta della politica (Governo) in assoluto spregio alle disposizione di cui agli artt. 56, primo comma, e 58, primo comma, Cost., che stabiliscono che il suffragio è «diretto» per l’elezione dei deputati e dei senatori; all’art. 48, secondo comma, Cost. che stabilisce che il voto è personale e libero; all’art. 117, primo comma, Cost. in relazione all’art. 3 del protocollo 1 della Cedu, che riconosce al popolo il diritto alla «scelta del corpo legislativo»; e all’art. 49 Cost.
A fronte di tutto ciò, si è creato uno squilibrio costituzionale, nel senso che i rapporti tra organi costituzionali sono usciti dall’alveo tracciato dalla Costituzione, essendo il Governo tracimato dai suoi confini, invadendo le prerogative e i diritti del Parlamento e prima ancora del popolo sovrano e perciò tocca a questa Ill.ma Corte ricondurre i rapporti all’originario equilibrio disegnato dalla Costituzione, ridando al parlamento la dignità che il Governo gli ha tolto e che il Parlamento non ha saputo difendere, ledendo in tal modo le prerogative del Corpo elettorale a che la legge elettorale sia il risultato di un libero e autonomo dibattito tra tutti i membri del Parlamento, in ossequio alle funzioni e alla natura stessa del Parlamento”.

Come si vede, la nuova Legge Elettorale non è ancora stata controfirmata dal Presidente della Repubblica e già fioccano i ricorsi alla Consulta che, a quanto si apprende, nei giorni scorsi aveva fissato al 12 dicembre la camera di consiglio per l’ammissibilità dei ricorsi per conflitto di attribuzione firmati dall’avvocato Besostri.

Si ipotizza per il 4 marzo 2018 la data delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento; credo che la strada verso questa scadenza sarà in salita per la politica.
Il primo test verrà domenica prossima dalle urne siciliane. Vedremo cosa ci riserveranno...

Lucca, 31 ottobre 2017

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