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Kermesse dei 5Stelle. Non basta ironizzare; incalzare invece sui contenuti con segnali forti

di Paolo Razzuoli

Certo, la kermesse di rimini dei 5Stelle avrebbe fatto sorridere, se non fosse invece stata una cosa molto seria, che potrebbe avere un peso sulle vicende del Paese ben più pesante di quanto qualcuno non possa immaginare.
L'errore più grande che i partiti potranno commettere sarà quello di ironizzare sulla portata del movimento di Grillo e sulle sue proposte.
Intendiamoci, credo che una loro vittoria sarebbe una gravissima sciagura per il Paese (purtroppo al peggio non c'e' mai fine), ma sottovalutare l'impatto del movimento grillino sull'elettorato sarebbe un atteggiamento irresponsabile, e che mai commetterebbe una classe politica matura e responsabile, presupposto sul quale è lecito avanzare più di qualche dubbio.
Se la politica diciamo così (tradizionale) vorrà offrire un prezioso assist al M5S, non dovrà far altro che liquidarne con una scrollata di spalle ed una risatina il suo programma e mostrarsi refrattaria ad istanze che, senza ombra di dubbio, trovano ampio consenso nell'opinione pubblica.

Certo, ironizzare sulla democrazia della piattaforma Rousseau è deltutto condivisibile. Ma visto come stanno andando le cose, anche alla luce della recente proposta di Legge Elettorale, ci vuole una bella faccia ad impartire lezioni di democrazia, ed è veramente ingenuo (per essere generosi) pensare che qualcuno possa crederci.

Si dice e si scrive - a mio modo di vedere con molte ragioni - che i 5Stelle propongono personaggi impresentabili. Al di là della buona dose di spocchia e presunzione di alcuni consueti a tali affermazioni, che quel personale politico sia un disastro lo si è visto bene; basta guardare la vicenda di Roma ed altre realtà amministrate dai grillini.
Ma tutto questo non sarà sufficiente a far sì che molti elettori, soprattutto quelli più giovani, non individuino nel M5S una via di uscita da una situazione di declino che pesa soprattutto sul loro destino. E non sarà certo sufficiente strombazzare su un mezzo punto di Pil in più per invertire questa rotta.

Ribadito che è interesse della nazione rinchiudere in un angolo il M5S, la politica ha una sola opzione per farlo: rendersi credibile cercando di dare risposte alle istanze più condivise su cui i pentastellati mietono i loro consensi. E non è certo questa la strada che si sta imboccando, a partire dalla vicenda dei "vitalizi" ai politici, questione sicuramente marginale rispetto ad altre, ma di grandissimo impatto psicologico sugli elettori.

Leggendo le proposte illustrate ieri a Rimini e che di seguito vengono sintetizzate, è agevole rendersi conto di come queste risultino sintonizzate sul sentire della maggioranza del Paese. Naturalmente ad un elettore maturo non potrà sfuggire l'importanza della credibilità dei proponenti, presupposto basilare di ogni prospettiva di concretezza, nella politica e non solo in essa. Ma la disaffezione del paese alla sua classe politica, mai come ora così accentuata, può costituire il presupposto di scenari molto complicati, dopo le elezioni della prossima primavera.
Scenari certo inquietanti, ma che potranno essere allontanati non certo con una scrollatina di spalle e/o qualche battuta in tv o sui giornali, bensì incalzando ai fianchi il M5S come gli altri populismi, cercando con serietà lungimiranza ed intelligenza, di iniziare a dare qualche segnale di vero cambiamento sui temi su cui l'opinione pubblica è maggiormente sensibile, presupposto per potersi proporre all'elettorato con qualche scampolo in più di credibilità.

sulla kermesse di Rimini e sul programma pentastellato propongo una sintesi di Manuela Perrone, pubblicata dal Sole 24 Ore.

Di Maio candidato premier M5S con meno di 31mila voti

di Manuela Perrone

Prima un video celebrativo, poi Beppe Grillo dal palco di Italia 5 Stelle che ironizza sulla “suspence” per i risultati delle primarie (ovviamente assente) e la stampa che attacca i suoi “conti correnti”.
Eccoli, gli esiti: su 37.442 votanti (pochissimi, rispetto ai 130mila iscritti certificati) 30.936 hanno scelto Luigi Di Maio candidato premier del M5S. Incoronato con il vecchio coro “onestà, onestà” e una pioggia di coriandoli tricolori. Le prime parole: «Sarà il governo della riscossa del Paese. Formeremo una squadra di governo di cui essere orgogliosi per la prima volta nella storia».

La “dimaionomics di governo”

Non c’è solo il reddito di cittadinanza, che i Cinque Stelle da Rimini continuano a definire una vera “manovra economica” nonostante i dubbi sulle coperture, capace di far ripartire la crescita. Se fosse finanziato a deficit, spiegherà domani il deputato Riccardo Fraccaro, fedelissimo di Luigi Di Maio, si riuscirebbe comunque a ridurre il rapporto debito/Pil nel medio periodo, perché i 15 miliardi inizialmente dati produrrebbero più di 15 miliardi di Pil. Nella “dimaionomics di governo” illustrata nei vari focus alla kermesse Italia 5 Stelle di Rimini un ruolo di primo piano è assegnato alla riforma delle banche, con la Banca pubblica degli investimenti e la separazione tra banche d’affari e banche commerciali («Per interrompere la spirale perversa della finanziarizzazione dell’economia», hanno spiegato i deputati Alessio Villarosa e Daniele Pesco), ma anche alla proposta di un pacchetto di semplificazioni amministrative e fiscali per le piccole e medie imprese e alla filosofia dello “Stato innovatore”.

Pmi: company box e il sogno Irap zero

Degli interventi per le Pmi ha parlato dal palco di Rimini l’astro nascente del M5S: Stefano Buffagni, consigliere regionale lombardo, accompagnatore di Di Maio a Cernobbio e in predicato di entrare nella squadra di governo, casella Sviluppo economico. Buffagni si è scagliato contro la “giungla” del fisco che soffoca cittadini e imprese: «I folli adempimenti costano ai nostri imprenditori 31 miliardi l’anno. Mentre le Pmi perdono in media dai 45 ai 190 giorni l’anno per le scartoffie del fisco. E bruciano 3 o 4 punti del loro fatturato per colpa della burocrazia». La proposta pentastellata passa per permettere alle Pmi che non redigono il bilancio ordinario di fare la contabilità di cassa, cosi da creare per ogni impresa la “company box” (un unico fascicolo in cui le imprese inseriscono tutti i documenti che poi le differenti pubbliche amministrazioni vanno a recuperare di volta in volta) e per l’abolizione progressiva dell’Irap al grido: “Una tassa sola per le imprese, non duecento”. E poi semplificazioni fiscali, meno scadenze, abolizione dello spesometro trimestrale e “di tutto ciò che ricorda gli studi di settore”.

Lo “Stato innovatore”: “Né liberisti né statalisti”

La traduzione economica della filosofia politica “né di destra né di sinistra” è l’abbraccio della visione dello “Stato innovatore”, di cui ha scritto a lungo una delle economiste più apprezzate in casa Cinque Stelle: Mariana Mazzucato. È stata la deputata Laura Castelli, ex tesoriera del gruppo alla Camera in corsa per la riconferma, a chiarire a Rimini: «Basta con la lotta tra gli statalisti e i liberisti. Il M5S nasce post ideologico e anche la nostra politica sugli investimenti supera questa fallimentare interpretazione. Vogliamo che si instauri un legame virtuoso tra Stato e mercato. Il pubblico deve credere e sostenere i settori del futuro. Solo così potrà dare coraggio alle grandi imprese, ai liberi professionisti e ai commercianti». Strumento è il “bilancio mission oriented” per favorire la transizione dell’economia verso l’innovazione tecnologica, il green, la cultura e il turismo.

Lucca, 24 settembre 2017

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