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Legge Elettorale. Rosatellum-bis, prevalenza del proporzionale e liste bloccate.
Ma il suo vero nome è "Inciucellum"

di Paolo Razzuoli

Ebbene, oggi è stato depositato presso le Commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato il testo dell'ultimo tentativo possibile di approvazione di una nuova Legge Elettorale.
Naturalmente non è detto che il tentativo vada a buon fine, anche se è di tutta evidenza la necessità di mettere ordine nella materia, dopo i due interventi (gennaio 2014 e gennaio 2017) della Corte Costituzionale che ha decapitato la normativa esistente, lasciando un vuoto che il Parlamento fatica (non ci voleva molto a prevederlo) a colmare.

Come era di tutta evidenza, l'impianto della proposta è sostanzialmente di tipo proporzionalista, affidando appunto al metodo proporzionale la scelta del 64% dei Parlamentari, e solo il residuo 36% al sistema maggioritario con collegi uninominali. E' un "Mattarellum" rovesciato, visto che questa Legge Elettorale (con cui si è votato dal 1994 al 2001) prevedeva il 75% di maggioritario con collegi uninominali ed il 25% di proporzionale.
Insomma, la nuova proposta si basa su un Mix di proporzionale e maggioritario, con netta prevalenza del primo. E' prevista la possibilità di coalizione, unica e a livello nazionale. Ci si preoccupa di evitare l'eccessiva frammentazione del voto, mediante una soglia di sbarramento al 3% per liste singole, e del 10% per le coalizioni.
Veniamo ora alle candidature. Nei listini del proporzionale (bloccate quindi senza preferenze) sono previsti al massimo quattro nomi. Circa le pluricandidature, ci si potrà candidare in un collegio uninominale ed al massimo in 3 collegi nel listino a voto proporzionale.
Non è previsto il voto disgiunto, per cui gli elettori non potranno differenziare il voto fra parte proporzionale e parte maggioritaria. Sono previste disposizioni per garantire la rappresentanza di genere.

Vedremo come andrà a finire questo tentativo, sicuramente necessario, come delresto anche il Presidente della Repubblica ha ripetutamente sottolineato.
Comunque vada (personalmente non sono ottimista anche se la proposta contiene elementi che potranno smentirmi), se si voterà con questa Legge Elettorale rimangono di estrema attualità tutte le preoccupazioni da molte parti espresse sulla stagione di instabilità politica che ci attende.
La "grande coalizione" è l'esito più prevedibile. Una formula che consentirà in qualche modo di uscire dall'empasse, ma che non potrà certo affrontare quel cambiamento in profondità di cui le istituzioni italiane, ed in genere il sistema Paese Italia ha bisogno.

Che delresto la proposta risulti funzionale agli interessi politici del Pd e di Fi, è ben delineato nel contributo di Emilia Patta che consiglio di leggere. Insomma non chiamiamola "Rosatellum", il suo vero nome è "Inciucellum".
Altro argomento su cui ragionare (argomento spinoso) sarebbe quello della scelta da parte degli elettori di chi mandare in Parlamento. I collegi uninominali sono a candidatura secca; abbiamo visto sopra che questi candidati possono anche candidarsi in tre collegi proporzionali per i quali si prevedono liste bloccate.
In buona sostanza, i partiti hanno nelle loro mani la scelta di tutte le candidature, come avveniva con le liste bloccate del cosiddetto "Porcellum". Circostanza che potrebbe alzare il vento in poppa alla legge.
Ma dove è andata a finire tutta la retorica sulla tutela della libertà di scelta dei parlamentari da parte degli elettori? Che dire a questo punto a coloro che accusavano l'ormai tramontato Italicum di "autoritarismo"?
Il discorso sarebbe lungo e ci porterebbe lontano. Ma è inutile piangere sul latte versato anche se la memoria dei comportamenti degli attori della scena politica potrà essere di grande utilità nell'espressione del voto.

Comunque questa proposta di legge è un atto che rende ancor più triste il tramonto di una infausta legislatura, e scrive l'ultima scena della posa definitiva della pietra tombale sulle illusioni riformiste, coltivate più o meno ingenuamente nel triennio 2014-2016. La logica della conservazione e dell'inciucio, sempre allertata da noi, ha avuto ancora una volta la meglio, qualunque sia il destino parlamentare della proposta di legge elettorale. E ciò che è peggio, è che ha vinto con l'avallo popolare, tramite lo sciagurato esito del referendum sulla riforma costituzionale. Ormai a poco giovano i pentimenti di quegli elettori che, riaprendo gli occhi, si rendono conto di essere immersi in una realtà che avrebbero voluto significativamente modificare e che invece hanno contribuito a consolidare con il loro semplice ed inconsapevole gesto: aver vergato il No sulla scheda loro consegnata al seggio, nella prima domenica di dicembre 2016.

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Lucca, 21 settembre 2017

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