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     Veramente arguto, brillante e condito con spruzzate di salsa al veleno, questo contributo di Lucia Lena!!!

Un “divertissement” che, sotto il manto fantasioso, divertito e scanzonato della satira, propone temi di assoluta attualità che chiamano in causa aspetti tutt'altro che marginali del modello di sviluppo che intendiamo dare allo splendido centro storico della nostra città.

     Un testo che sicuramente i frequentatori di Fucinaidee leggeranno con piacere ed interesse.

   Un grazie all’autrice per avercelo offerto…

Paolo Razzuoli

 

 

SOGNO DI UNA NOTTE DI PIENA ESTATE

Paolo guinigi e Francesco Burlamacchi fanno quattro chiacchiere sulla Lucca contemporanea

 

Di Lucia Lena

 

 

Anno di grazia 2017- lungo i viali delle mura di Lucca

 

In una notte di luna piena nell’agosto dell’anno 2017, due solenni figure passeggiano lungo i viali alberati delle mura di Lucca; il loro passo risuona nel silenzio, le loro voci si confondono con lo stormire del vento tra i rami degli alberi che impreziosiscono l’antico ed illustre monumento.

Chi si trovasse ad incrociare il loro cammino si chiederebbe con stupore da dove, e da quando, provengano i due uomini vestiti con abiti di foggia antica e preziosa che incedono discutendo animatamente . Un abituale frequentatore notturno di bettole (o, come si dice oggi, “Wine bar”) uso a smaltire le reiterate e solenni sbornie pedalando e/o dormendo lungo i viali dell’arborato cerchio si avvicina di soppiatto ed inizia ad ascoltare il dialogo tra i due evanescenti personaggi. Riportiamo quanto egli giura di aver udito

    PAOLO: Caro Francesco, ma dove siamo? Ai nostri tempi le mura erano più essenziali, davano sì l’idea della potenza dello Stato, ma questo camminamento così ampio non c’era. E nemmeno tutte queste cacche di cane: stai attento alle tue babucce e alla calzamaglia che indossi, bada di non impataccarti.

    FRANCESCO: Caro Paolo, intanto i miei tempi sono più recenti dei tuoi, ti ricordo che hai più o meno un secolo più di me!

    P: Eh! Di fronte all’eternità cosa vuoi che siano, per la precisione, 122 anni. E poi, tanto per puntualizzare, sono stato io a dare il via alla fioritura rinascimentale di Lucca, come puoi vedere dalla ricercata eleganza dei panni che vesto, per non parlare del monumento funebre che ho fatto realizzare per la mia seconda moglie. Si può dire che i tempi tuoi hanno vissuto “di rendita”!

    F: già, il sepolcro della bella Fiordiligi. Comunque, per intenderci, i nostri tempi erano quelli della potenza economica e , almeno i miei, della LIBERTAS,  perché tu, con rispetto parlando…

    P: lasciamo perdere la politica, come paladino della Libertas non è che tu sia andato tanto lontano . Guardiamo all’oggi: i nostri discendenti secondo te sono degni del loro passato? Dopo di noi sono state costruite queste belle ed imponenti mura, è vero, ma al presente che uso se ne fa?

    F: attento, Paolo, sta venendo verso di noi uno di quelli aggeggi infernali su cui 5 o 6 esagitati pedalano ridendo e schiamazzando ad ogni ora del giorno e della notte mettendo a repentaglio la propria (poco male) ed altrui sicurezza, per fortuna non abbiamo più consistenza corporea e non possono investirci, ma quel bamboretto di 3 o 4 anni sul seggiolino anteriore, se l’aggeggio si ribalta non si farà del male?

    P: se non se ne preoccupano i genitori, che pedalano alla ‘io boia  e intanto tengono quello strano coso attaccato all’orecchio!  chi sa cosa è!

    F:  come sei datato! Lo strano coso si chiama iPad ed è il dittatore delle genti del XXI secolo : tutte meno la cospicua parte che, più o meno, muore di fame o si arrabatta per mettere insieme il pranzo con la cena

    P: che vuoi, vivendo in spirito tra i lecci della torre di casa mia so assai delle diavolerie moderne! Già anche lì non c’è pace: vengono a centinaia a rompere i corbelli e fotografare la città dall’alto; non riesco a sentire più nemmeno la voce delle Castagnine che, da piazza Anfiteatro, tiravano su i numeri della tombola

    F: non le senti no! Le hanno sfrattate, ora l’Anfiteatro è un posto per vip, anzi, più che altro di paninerie figurati se si potevano tollerare quelle belle voci roche per il fumo e la fatica che gridavano non solo i numeri ma anche il commento: “28, peori!” E il coro: “Pietrino!”

    P: dimmi, Francesco, che cos’è quella strana cosa sugli spalti, proprio qui sotto di noi? Sembra una grossa lingua, deve essere  qualche ragazzaccio che si è divertito a sfregiare questo bel monumento, ma nessuno la toglie?

    F: altro che sfregio: è il megaposter del concerto dei Rolling Stones che si terrà proprio sugli spalti il 23 settembre, ce n’è uno anche nella mia piazza

    P: perché, tu hai una piazza? Chi te l’ha data?

    F: voglio dire, piazza san Michele: al centro del centro della città ci sono io, dal mio piedistallo mi diverto a guardare in basso l’infinita varietà delle sciocchezze umane

    P: diciamo, la piazza che ti ospita, con tanto di piccioni che ti imbrattano il capo e i fusò!

    F: non sono fusò, semmai si potrebbero definire “skinny”: comunque, meglio la cacca di piccione che quell’orrendo manifesto con la lingua rossa:  vedrai  ne metteranno uno anche sulla torre di casa tua!

    P: di’ che ci si provino! Con un colpo lo butto dritto sui vip e sui paninacci dell’Anfiteatro. Ma sei sicuro che il concerto si terrà qui sotto? Un monumento del genere dato in balia di un’orda di scatenati che sa Dio cosa combineranno prima durante e dopo? Mi pare che il mondo si sia rivoltato, e sì che Castruccio è morto da un po’ di secoli: era convinto che questo sarebbe successo nell’attimo stesso della sua dipartita, talmente convinto che s’era anche fatto seppellire a pancia in giù: povero illuso! Ormai chi lo ricorda, non è mica Mick Jagger: sai, quello che porta i fusò come i tuoi, solo che sono a righe bianche e rosse

    F: ma questi Stones, a chi giovano? Per farli cantare (se arrivano vivi a settembre con la vita che fanno e le canne che fumano) pare che costruiranno dighe, passerelle, monteranno un palco di 60 metri, chiuderanno parte dei viali; ma chi paga tutto questo?

    P: penso il nuovo signore di Lucca, quel tal Mimmo D’Alessandro che  viene trattato e ascoltato come il basileus (bacio della ciabatta compreso, come al Volto Santo) perché da marpione qual è sono 20 anni che occupa piazze e strade della città praticamente gratis (voleva spostare anche la statua di Maria Luisa  da piazza Grande per mettere più seggiolini e incassare più quattrini! Ti immagini lei col caratterino che si ritrova?) per tenere concerti; e voglio tacere, per carità di Repubblica, sul pattume che  gli spettatori lasciano in dote alla cittadinanza!

    F: ma dicono che così la città vive! Come quando orde di adolescenti arrazzati e sbronzi si scatenano a nottate sane per le strade combinandone di tutti i colori ed impedendo ai residenti (razza ormai in via di estinzione) di dormire. Perché in Lucca, oltre ai turisti e ai ragazzotti maleducati, c’è ancora gente che ha il vizio di lavorare e quindi ha l’esigenza di riposare

    P: e quell’odore di rifritto che mi impesta perfino i rami dei lecci?  La città è diventata un gigantesco fast-food.  Non per fare il passatista, ma quelle tradizionali ed eleganti botteghe che caratterizzavano il centro dove sono finite? Le attività commerciali si tramandavano di padre in figlio e  smerciavano prodotti di eccellenza. Pensavo che quelli fossero i nostri degni discendenti, ma evidentemente si sono estinti anche loro

    F: sì, come i dinosauri! Non ti dico cosa succede nella mia piazza: un tanfo di sudore, piscio, pizza plastificata: oscura perfino il profumo del buccellato Taddeucci. E poi: certe carampane mezze nude, conciate peggio della Troncausci, te la ricordi?

    P: come no! La professionista del meretricio più famosa della città, che ha sempre svolto il suo lavoro con onestà, dedizione e passione: le dovrebbero intitolare una piazza, altro che quei tegami griffati che la danno a popolo e paese ed hanno pure la fama di signore bene!

    F: lasciamo perdere: se si scende nei particolari non vorrei rimetterci un’altra volta l’osso del collo! Spero solo che la moglie di quel Carlo V, accidenti a lui, gli abbia messo chilometri di ramificazioni in capo.

    P: non ti è ancora passata la rabbia? E’ trascorso tanto di quel tempo!

    F: sì, ma intanto Lucca poteva diventare la città di riferimento di una federazione di repubbliche libere ed indipendenti e invece guarda com’è ridotta

    P: ma che dici? Per caso è passato dalla “tua” piazza quel tal Salvini che parla di federalismo, secessione e via coglionando? Lascia perdere: Lucca poteva diventare lo splendido centro di una estesa e potente signoria solo se  il mio potere personale si fosse consolidato, accidenti a Pietro Cenami e alle sue corna

    F: vedo che nemmeno a te è passata la bile! Comunque, o repubblica o principato, mi pare che chi  vive oggi abbia altro per la testa: in barba a noi e alla storia. Dagli un po’ di turismo cialtrone, parcheggi anche sotto la Pupporona e sulle mura, qualche concerto con un pubblico che si accontenta di porchetta fredda e birra calda e tutti sono contenti perché incassano quattrini. Finchè dura: perché dai dai la città diventa peggio di Disneyland

    P: forse siamo noi che non riusciamo a cogliere le “magnifiche sorti e progressive” della realtà che ci circonda. Oggi tutto si basa sugli affari, anzi, per meglio dire, sul “bisnes” (vuoi mettere la sobria eleganza della lingua anglosassone?) So che anche per ammirare il monumento funebre di mia moglie si deve pagare il biglietto: peccato, mi fosse venuto in mente a suo tempo!

    F: Paolo, forse i bottegai di oggi sono proprio tuoi discendenti!

    P: che vorresti dire?

    F: nulla, nulla, lasciamo perdere. Sta per sorgere di nuovo il sole e dobbiamo tornare alle nostre postazioni. Ma prima vieni, facciamoci un selfie davanti alla lingua dei Rolling Stones

    P: un che?

    F: santo cielo, sei proprio un cavernicolo caro ex signore di Lucca!

    P: vaffanculo Francesco! Anzi “fuck off”! Vuoi mettere come è più cool (appunto)?

 

 

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Lucca, 20 agosto 2017

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