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Commento

Qualsiasi cittadino europeo di buon senso deve augurarsi che la dichiarazione sottoscritta oggi a Roma, in occasione del sessantesimo anniversario dei trattati che diedero il via al percorso europeo, possa costituire una occasione del suo rilancio.
Certo, lo scenario odierno è tutt'altro che favorevole; ma proprio per questo è necessario quel colpo di reni che dia ai principi e valori dell'europeismo quell'impulso necessario per farlo uscire dalle secche in cui potrebbe arenarsi.

Le difficoltà attuali non debbono, in alcun modo, far dimenticare il grande patrimonio che siamo riusciti a costruire nei sessant'anni che ci separano dai trattati di Roma del 1957. A mio avviso giustamente, la dichiarazione sottoscritta ogi dai leaders europei, parte proprio rivendicando con orgoglio i risultati ottenuti che, sessant'anni or sono, erano tutt'altro che scontati.
Di quel lunedì 25 marzo del 1957 ho un ricordo certo sfumato, ma pur sempre un bel ricordo. Frequentavo allora la prima elementare, sotto la guida di una intelligente maestra. Ricordo di averle sentito dire quella mattina, conversando con un'altra persona, "speriamo che i trattati che oggi firmeranno a Roma possano veramente imprimere una svolta alla nostra storia". Le chiesi cosa ciò significasse. Mi rispose che dopo le tragedie delle due guerre mondiali, l'Europa forse aveva capito che bisognava imboccare una strada totalmente nuova: quella della collaborazione fra i vari paesi, condizione per scongiurare la catastrofe di una nuova guerra.

Fu quella una grandissima occasione. Un evento in cui paesi che sino a pochi anni prima si erano aspramente combattuti, decisero di voltar pagina, volontariamente, quindi non sotto costrizioni imposte dai vincitori. Fu la realizzazione di un "sogno", in cui credettero straordinarie figure di statisti quali De Gasperi, Schumann, Adenauer.

Certo, nell'Europa di oggi troviamo varie ragioni di insoddisfazione; non dobbiamo però dimenticare com'era l'Europa in cui, sessant'anni fa, i leaders di sei nazioni firmarono quel documento che sancì l'avvio del progetto europeista.

Nell'Europa di oggi, pensando al domani, i valori dell'europeismo sono l'unica strada in grado di non condannare il continente alla marginalità.
Per questo, la speranza è che la cerimonia che oggi si è svolta a Roma non si riduca ad un mero rito, ma rappresenti l'appuntamento per una nuova presa di consapevolezza dei valori e dei principi dell'Unione.
Il testo individua quattro direttrici fondamentali: Sicurezza, crescita, lavoro e tematiche sociali, difesa. Tematiche che risultano coerenti con le sfide che il nostro continente si trova di fronte.
I leaders sono altresì consapevoli del deficit di democrazia che allarga il solco fra istituzioni e cittadini. Per questo, un passo della dichiarazione recita: "Ci impegniamo a dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini e dialogheremo con i parlamenti nazionali."

Ma in democrazia siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Certo le istituzioni debbono favorire la condivisione e trasparenza dei processi decisionali, ma i cittadini sono chiamati ad assumersi le responsabilità insite nel diritto/dovere dell'esercizio della democrazia.
So che questa affermazione può suonare sorprendente in un momento di crisi della rappresentanza politica; la verità però è che solo grazie al recupero di un forte impegno politico si potrà ridare alla politica quello slancio e quella legittimazione che oggi sembra aver smarrite.

Così come è necessario non dar credito alle sirene ingannatrici del disfattismo e dell'egoismo, alimentate dall'attuale momento di difficoltà. Il nostro futuro passa per la strada di una sempre maggior integrazione europea, non certo da quella della distruzione di ciò che sinora è stato realizzato.
Un messaggio da dare con forza a tutti, con un occhio particolare ai giovani, che fortunatamente non hanno vissuto la tragedia della guerra ma che anche, questa volta sfortunatamente, non hanno di sovente la necessaria consapevolezza storica.

Leggiamo la dichiarazione sottoscritta oggi a Roma, e cerchiamo, attraverso le nostre scelte politiche, di darle un futuro di concretezza.

Paolo Razzuoli

Dichiarazione dei leader dei 27 Stati membri e del Consiglio europeo, del Parlamento europeo e della Commissione europea
(25 marzo 2017)

Noi, i leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni dell'UE, siamo orgogliosi dei risultati raggiunti dall'Unione europea: la costruzione dell'unità europea è un'impresa coraggiosa e lungimirante. Sessanta anni fa, superando la tragedia di due conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e di ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo creato un'Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare.

L'unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Fino a che l'Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in tutta Europa godono dei vantaggi di vivere in un'Unione allargata che ha superato le antiche divisioni. L'Unione europea è confrontata a sfide senza precedenti, sia a livello mondiale che al suo interno: conflitti regionali, terrorismo, pressioni migratorie crescenti, protezionismo e disuguaglianze sociali ed economiche. Insieme, siamo determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità.

Renderemo l'Unione europea più forte e più resiliente, attraverso un'unità e una solidarietà ancora maggiori tra di noi e nel rispetto di regole comuni. L'unità è sia una necessità che una nostra libera scelta. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di influenzarle e di difendere i nostri interessi e valori comuni. Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è indivisa e indivisibile.

Per il prossimo decennio vogliamo un'Unione sicura, prospera, competitiva, sostenibile e socialmente responsabile, che abbia la volontà e la capacità di svolgere un ruolo chiave nel mondo e di plasmare la globalizzazione. Vogliamo un'Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica. Vogliamo un'Unione che resti aperta a quei paesi europei che rispettano i nostri valori e si impegnano a promuoverli.

In questi tempi di cambiamenti, e consapevoli delle preoccupazioni dei nostri cittadini, sosteniamo il programma di Roma e ci impegniamo ad adoperarci per realizzare:
1. Un'Europa sicura: un'Unione in cui tutti i cittadini si sentano sicuri e possano spostarsi liberamente, in cui le frontiere esterne siano protette, con una politica migratoria efficace, responsabile e sostenibile, nel rispetto delle norme internazionali; un'Europa determinata a combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.
2. Un'Europa prospera e sostenibile: un'Unione che generi crescita e occupazione; un'Unione in cui un mercato unico forte, connesso e in espansione, che faccia proprie le evoluzioni tecnologiche, e una moneta unica stabile e ancora più forte creino opportunità di crescita, coesione, competitività, innovazione e scambio, in particolare per le piccole e medie imprese; un'Unione che promuova una crescita sostenuta e sostenibile attraverso gli investimenti e le riforme strutturali e che si adoperi per il completamento dell'Unione economica e monetaria; un'Unione in cui le economie convergano; un'Unione in cui l'energia sia sicura e conveniente e l'ambiente pulito e protetto.
3. Un'Europa sociale: un'Unione che, sulla base di una crescita sostenibile, favorisca il progresso economico e sociale, nonché la coesione e la convergenza, difendendo nel contempo l'integrità del mercato interno; un'Unione che tenga conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo fondamentale delle parti sociali; un'Unione che promuova la parità tra donne e uomini e diritti e pari opportunità per tutti; un'Unione che lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l'esclusione sociale e la povertà; un'Unione in cui i giovani ricevano l'istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente; un'Unione che preservi il nostro patrimonio culturale e promuova la diversità culturale.
4. Un'Europa più forte sulla scena mondiale: un'Unione che sviluppi ulteriormente i partenariati esistenti e al tempo stesso ne crei di nuovi e promuova la stabilità e la prosperità nel suo immediato vicinato a est e a sud, ma anche in Medio Oriente e in tutta l'Africa e nel mondo; un'Unione pronta ad assumersi maggiori responsabilità e a contribuire alla creazione di un'industria della difesa più competitiva e integrata; un'Unione impegnata a rafforzare la propria sicurezza e difesa comuni, anche in cooperazione e complementarità con l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, tenendo conto degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali; un'Unione attiva in seno alle Nazioni Unite che difenda un sistema multilaterale disciplinato da regole, che sia orgogliosa dei propri valori e protettiva nei confronti dei propri cittadini, che promuova un commercio libero ed equo e una politica climatica globale positiva.

Perseguiremo questi obiettivi, fermi nella convinzione che il futuro dell'Europa è nelle nostre mani e che l'Unione europea è il migliore strumento per conseguire i nostri obiettivi.

Ci impegniamo a dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini e dialogheremo con i parlamenti nazionali. Collaboreremo a livello di Unione europea, nazionale, regionale o locale per fare davvero la differenza, in uno spirito di fiducia e di leale cooperazione, sia tra gli Stati membri che tra di essi e le istituzioni dell'UE, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Lasceremo ai diversi livelli decisionali sufficiente margine di manovra per rafforzare il potenziale di innovazione e crescita dell'Europa. Vogliamo che l'Unione sia grande sulle grandi questioni e piccola sulle piccole. Promuoveremo un processo decisionale democratico, efficace e trasparente, e risultati migliori.

Noi leader, lavorando insieme nell'ambito del Consiglio europeo e tra le istituzioni, faremo sì che il programma di oggi sia attuato e divenga così la realtà di domani. Ci siamo uniti per un buon fine. L'Europa è il nostro futuro comune.

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