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Pd, manovrina, elezioni e manovrona

di Paolo Razzuoli

Sarà l'intreccio di importanti fatti dell'agenda politica italiana, a determinarne la scansione nel corso di questo 2017.
Le vicende ed il congresso del Pd, la manovrina di primavera da 3,4 miliardi e, soprattutto la manovra da 20 miliardi, necessaria per evitare l'aumento dell'Iva, sono tappe che decideranno il momento nel quale si staccherà la spina della vita della legislatura.

Iniziamo dal Pd.
Con le primarie al 30 aprile salta sicuramente il voto a giugno, ma non in autunno. Nella parte finale dell'anno, come è noto, dovrà essere approvata la Legge di Stabilità: un passaggio che comporterà, come ormai tutti sanno, una manovra da 20 miliardi di Euro per evitare l'aumento dell'Iva. Un passaggio estremamente complesso che, realisticamente l'attuale maggioranza non appare in grado di sostenere.
Le due anime del Pd, quella renziana, di ispirazione liberal-riformista e quella bersaniana, ancorata ad una visione più massimalista, difficilmente potranno ritrovarsi attorno a scelte obiettivamente complesse e probabuilmente impopolari. Le avvisaglie già si vedono per la manovrina da 3,4 miliardi, una cifra non particolarmente importante, ma che sta segnando il confine fra le due anime del Pd: l'ala bersaniana propende per la scelta classica dell'aumento delle entrate (accise, tassa sulla casa ecc., la componente renziana - a mio avviso giustamente - si oppone. In qualche modo la quadra si troverà, ma anche questo appuntamento segnerà un ulteriore motivo di frattura all'interno del Pd.
Una frattura che, se da un lato è sicuramente il frutto di pragmatici calcoli sulla composizione delle liste per il prossimo rinnovo del Parlamento, dall'altro ripropone un copione già ampiamente visto all'interno della sinistra italiana: l'eterno scontro fra coloro che intendono imboccare decisamente la strada del liberal-riformismo, e coloro, invece, che si fanno portatori di istanze massimaliste, insomma i figli e nipoti della democrazia progressiva, che affondano le loro radici nella cultura marxista-leninista. Diversità che si è cercato di superare al momento della creazione del Pd, mediante un'operazione politica sicuramente coerente con lo scenario in cui è stata pensata e realizzata, ma che non è stata accompagnata da quell'evoluzione e maturazione politico-culturale necessaria per l'elaborazione di una proposta politica chiara e condivisa. Insomma, per dirla con parole semplici, la Leopolda e la Cgil difficilmente possono convivere nel medesimo partito di riferimento.

In astratto sarebbe utile per il Paese che la manovra di autunno fosse portata in Parlamento ed approvata con questo Governo ed in questa Legislatura. Le incognite del proporzionale con cui si voterà, stendono un'ombra di inquitudine sui tempi e sui contenuti con cui il nuovo Parlamento potrà approvarla. Si tratta - a mio avviso - di una ipotesi meramente teorica poiché non credo che le forze politiche che sostengono il Governo abbiano il coraggio e la forza di approvare a pochi mesi dalle elezioni un provvedimento che, comunque lo si faccia, comporterà elementi di impopolarità. Vi è poi ilproblema dei numeri. Le bocce al momento sono in movimento ma alla Camera, salvo sorprese, i numeri non dovrebbero mancare; diverso è il contesto del Senato, dove basterebbe qualche defezione per far saltare il tavolo. La nostra classe politica non brilla certo per coraggio e lungimiranza; tanto più in prossimità di elezioni, quando l'attenzione non è certo focalizzata sugli interessi generali della nazione, bensì sulle aspettative del risultato elettorale.

purtroppo per il Paese, la nostra classe dirigente è costituita da politici e non da statisti; non è mai pleonastico ricordare De Gasperi che diceva: "Lo statista è colui che pensa alla prossima generazione, mentre il politico è colui che pensa alle prossime elezioni".
Ebbene, come gli asini non possono diventare cavalli, altrettanto i politici non possono diventare statisti.
In vista delle elezioni ciascuno, compresi gli scissionisti del Pd, cercherà di marcare il proprio territorio per mandare un segnale al proprio, (vero o presunto) blocco sociale di riferimento. In un tale contesto, appare veramente difficile che il Parlamento riesca a trovare la sintesi politica necessaria per varare un provvedimento di estrema complessità.

E' quindi altamente probabile che in autunno si voti: circostanza che non fugherà le nubi che si stanno addensando sul Paese. Si voterà con un sistema di impianto proporzionale, anche nella remota ipotesi che il Parlamento riesca a varare la nuova Legge Elettorale. Dopo la tornata elettorale, ci infileremo in una lunga e defatigante stagione di trattative (meglio di inciuci), da cui prima o poi un governo verrà fuori, con la ben nota fisionomia della logica compromissoria: una poltrona a me, una a te; qualche miliardo a te e qualche a me; qualche decina di migliaia di assunzioni a me e altrettante a te.
Tutto il contrario di ciò di cui l'Italia di oggi ha bisogno.
Se si agisse coerentemente con i bisogni del Paese, a parole ampiamente condivisi, si dovrebbe intervenire decisamente sulla riduzione della spesa, mediante riforme strutturali di riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione e mediante un riordino serio dei centri di spesa. Sono ormai decenni che se ne parla e ancora di veramente incisivo non si è visto nulla. E' quindi impensabile che, in una fase di arretramento dello slancio riformista, la Legge di Stabilità imbocchi questa strada. Con ogni probabilità si agirà sulle entrate, con l'aumento della tassazione, magari sulle accise, sugli imobili e/o sul costo del lavoro: strada che contribuirà a ridurre ulteriormente i margini di competitività del sistema paese, trasformando una crisi in un vero e proprio declino.

Questo purtroppo è realisticamente lo scenario che ci attende: scenario che a parole nessuno vuole ma nel quale, la politica del giorno dopo giorno inevitabilmente ci conduce: ricordate la vecchia canzone "domani è un altro giorno e si vedrà".
Scenario di cui le vicende ed il Congresso Pd, la manovrina da 3,4 miliardi di aprile, la manovrona da 20 miliardi di autunno e le elezioni politiche, costituiscono gli atti di una pièce che, paradossalmente, potrà contemporaneamente assumere i connotati della farsa e del dramma.

Lucca, 27 febbraio 2017

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