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Il No ha chiaramente vinto. Prepariamoci ad una lunga incertezza

di Paolo Razzuoli

Ebbene, il No ha chiaramente vinto: 59 % contro 41%.
La storia ci insegna delresto che ciò che è giusto non sempre accade. La parte giusta era quella del Sì.

Ascoltando le trasmissioni radio-televisive mentre arrivavano i risultati del referendum, mi è apparsa nitida la fotografia di come si svilupperà lo scenario politico nei prossimi mesi.
Al di là di affermazioni a volte ridicole, ciò che emerge è la totale inconsistenza di qualsiasi progetto di prospettiva. Votare contro qualcosa è facile; costruire una proposta concreta è tutt'altra cosa.

Ho ascoltato la chiara ed appassionata dichiarazione di Renzi che ha annunciato che lascerà. Un gesto che ritengo politicamente assolutamente necessario. A coloro che hanno vinto, l'onere e l'onore di gestire la situazione.

Ma chi ha perso non deve sbandare ne farsi attanagliare in un atteggiamento di rinuncia depressiva, da "Cupio dissolvi". IL 41% è sempre una ampia porzione di società, e attorno a questo "zoccolo" è necessario ritrovarsi per costruire un'alternativa che, come anche Renzi ha detto, ritroverà la stagione della vittoria. Sì, potrà ritrovarla, se la sua rappresentanza politica saprà privilegiare un disegno di prospettiva, evitando di frammentarsi per qualche poltrona. Purtroppo conosciamo bene il vezzo di andare in soccorso al vincitore.
Delresto le stagioni politiche si evolvono in breve tempo, e dove c'è il buio può tornare rapidamente la luce.

Credo sia ingenuo pensare che chi ha votato No abbia avuto piena consapevolezza del merito del quesito. Il No a questo referendum è una nuova tappa di quel montare di un'onda di protesta che sembra inarrestabile in ogni parte del mondo occidentale. Prima la Brexit, poi la vittoria di Trump, ora il no ad una riforma, i cui contenuti andavano verso la soluzione di tematiche presenti nel dibattito politico italiano da oltre un trentennio.
Questo no, così numericamente chiaro, è una protesta contro la classe politica del Paese. Certo è una bocciatura per Renzi e per il suo governo. Ma si illudono quelli del fronte del no, se pensano che questo voto gli conferisca una maggior legittimazione.
Questo è un indistinto voto di protesta, che ora ha travolto la riforma costituzionale, e nella prossima occasione travolgerà qualcos'altro. Ormai l'atteggiamento è quello di votare contro: contro le banche, contro l'Europa, contro la politica, contro gli immigrati e via dicendo. Un voto "contro", che riguarda l'intera classe politica, che non ha dunque niente di che gioire.
L'impoverimento del ceto medio, le difficoltà dei giovani, una globalizzazione che aumenta le differenze fra le classi sociali, sono problemi che si fanno sentire ovunque, come attestano i risultati elettorali europei ed americani. In Italia poi abbiamo situazioni particolari che hanno progressivamente allargato il solco fra politica e società. Un solco particolarmente avvertito dai giovani che, per quanto si sa, sono stati coloro maggiormente schierati sul versante del no.

Non credo che i prossimi mesi saranno facili. E non mi riferisco solo alle ripercussioni sui mercati, (problema non secondario dato il nostro debito), ma soprattutto al quadro politico interno.
Fra qualche mese ci renderemo conto di cosa ha significato veramente questo no. Comunque questa è stata la volontà degli italiani, e la democrazia è sempre una cosa straordinaria.

Ma ora, dopo la protesta, occorre imboccare la strada della proposta. Fra qualche mese ne riparleremo....

Lucca, 5 dicembre 2016

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