di Antonio Rossetti
In America
Trump vince Clinton perde
Premesso che considero un sistema proporzionale rappresentativo di tutte le presenze la vera rappresentanza dell'espressione di volontà del popolo di un Paese, prendo spunto dalle elezioni in Usa per una riflessione sui sistemi di elezione e di rappresentanza con un riferimento particolare al caso in questione.
Nel corso degli anni, in Italia, sono stati inseriti correttivi e sistemi diversi allo scopo di migliorare il rapporto cittadino elettore- rappresentanza politica, anche in considerazione delle frammentazioni frutto di personalismi e non di proposte politiche organizzate o strutturate (movimenti o partiti). Si è parlato di leaderismo, di cartelli, liste civetta e di altro.
Lo sbarramento da superare per acquisire rappresentanti rientra in questa linea.
Non mi pare che il risultato sia stato esemplare: liste e listine, personalismi e interessi non sono stati sconfitti e si ripresentano di continuo.
1. Il proporzionale con le soglie di ingresso aveva come scopo quello di evitare la frammentazione delle liste e ridurre, ad un numero ristretto, le scelte favorendo l'accorpamento (liste cartello) se non la coesione. Nel tempo, coloro che non raggiungevano il quorum necessario all'ingresso nelle assemblee rappresentative, potevano aspirare a crescere e superare l'ostacolo. Per alcuni partiti e movimenti è stato possibile, in pochi anni, anche nelle elezioni in Italia.
2. I sistemi elettorali esistenti o sperimentati, in Italia e nel mondo, tendono, con diverse accentuazioni, a rendere più stabile la governabilità in alcuni casi con premi di “maggioranza”, si dice per governare meglio i Paesi nei quali si esprime il voto. In altri casi si finge di votare e si finge di accettare l'espressione del voto dei cittadini elettori, fino a considerare superfluo il voto con sistemi di tipo totalitario.
Nei giorni scorsi, a proposito del sistema elettorale in Italia, molti si sono espressi, non so se con convinzione o per posizione strumentale, a sostegno di un sistema proporzionale, così facendo potrebbero rientrare in gioco anche coloro che al momento sono in posizione di opposizione al Governo in carica.
Naturale che ognuno porti argomenti a favore della propria tesi anche se negli anni si cambia tesi e quindi posizione.
Nel caso delle elezioni per la Presidenza degli stati Uniti, elezioni vinte dal repubblicano Donald Trump, non ho riscontrato una discussione sul rapporto tra voto popolare e rappresentanza degli elettori dei 48 Stati, può darsi sia stato un mio limite.
Nei fatti i voti ricevuti dalla candidata del partito Democratico sono superiori a quelli del candidato Repubblicano di circa 200.000.
Il sistema per la elezione dei “grandi elettori” consente, a chi vince seppure con pochissimo scarto, di prendere tutti i grandi elettori di quello Stato.
In teoria raggiungendo in tutti gli Stati un punto percentuale, o la sua frazione, in meno della lista vincente i cittadini, che hanno espresso un voto diverso, non avrebbero nessun rappresentante in quanto chi vince prende tutto.
E' un caso limite. La legge è questa e se va bene agli americani sarà problema loro.
Quello degli Usa è un sistema elettorale sul quale si può discutere, come tutti gli altri, che contiene elementi di riflessione per il nostro Paese.
L'assurdo, anche in questo caso, è proprio il coro di voci dei i proporzionalisti “puri” che esaltano il risultato prodotto da questo sistema, non considerando che, Stato per Stato, l'esito determina un risultato esclusivo a favore di chi vince, senza nessuna rappresentanza della minoranza, seppure molto consistente .
Nei 48 Stati erano in palio 538 grandi elettori, di questi 306 sono andati a favore di Trump e 232 a favore di Clinton.
Quale è stato il voto popolare, degli elettori di tutti gli Stati chiamati al voto?
Il voto popolare:
elettori 231.556.622
votanti 128.843.000
percentuale 55,62%
59.798.978 a favore di Clinton pari al 47,7%
59.594.262 a favore di Trump pari al 47,5%
(scrutinio del 99%) (dato da Repubblica del 10.11.2016)
E' ovvio che questo valeva per il presidente Obama e altri in precedenza. L'argomento può apparire fuori luogo, visto che la legislazione americana è questa, ma serve per discutere con attenzione e con il sostegno di dati concreti anche del sistema elettorale del nostro Paese.
Infine il dato della partecipazione al voto del 55,6%, non è un alto livello di partecipazione, qualche problema esiste anche in questo grande Paese.
Lucca, 10 novembre 2016