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Il Presidente della Repubblica emerito Carlo Azelio Ciampi ci ha lasciati
“cittadino d’Europa nato in terra d’Italia”

di Paolo Razzuoli

Ieri (venerdì 16 settembre) si è spento all’età di 95 anni, Carlo Azeglio Ciampi, il decimo presidente dell’Italia repubblicana, eletto nel 1999 alla più alta carica dello Stato.
E’ stato sicuramente uno dei presidenti della Repubblica più amato dagli italiani. La sua elezione, avvenuta il 13 maggio 1999, avvenne con un consenso ampio e trasversale. Fu infatti eletto al primo scrutinio, circostanza non frequente nella storia delle elezioni dei nostri presidenti.

Quello di Ciampi è stato un lungo cursus honorum tra banca e politica. Nato a Livorno nel 1920 ma pisano per formazione accademica, Carlo Azelio Ciampi ha cominciato il suo percorso in Banca d’Italia sul finire degli anni’40. Nella banca centrale dello Stato, Ciampi ha poi coperto diversi ruoli di profilo, dalla direzione del centro studi, al segretariato generale, fino a diventare nell’ottobre del 1979, in un momento complicato della vita dell’Istituto di via Nazionale a seguito della vicenda giudiziaria che coinvolse l’allora governatore Baffi ed il Direttore Generale Sarcinelli, Governatore.

Lasciò la Banca d’Italia nel 1993 allorchè il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro lo chiamò per formare un governo di scopo, dopo le dimissioni di Giuliano Amato. Era uno dei momenti più drammatici e complessi della storia della Repubblica. Tangentopoli stava demolendo gran parte della classe dirigente di allora; la fiducia dei cittadini nella politica era ai minimi storici; la situazione economica drammatica (la legge finanziaria per il 1993 comportò una manovra di 90mila miliardi delle vecchie lire).
Nel referendum del 18 aprile 1993, gli italiani diedero un forte segnale di cambiamento. Si doveva riscrivere la nuova legge elettorale, quindi andare alle elezioni per eleggere un Parlamento che ritrovasse la perduta legittimazione degli elettori.
Il Governo Ciampi portò a compimento il proprio compito, legando altresì il suo nome ad uno storico accordo con il mondo sindacale che contribuì a gettare le basi del percorso che consentì al nostro Paese di entrare nel gruppo iniziale dell’Eurozona.
Dal 1996 al maggio del 1999 ricoprì la carica di Ministro del Tesoro: da lì costruì il percorso politico che ci consentì di vincere la sfida dell’ingresso fra i Paesi che per primi introdussero la moneta unica.

Carlo Azelio Ciampi è – al di fuori di ogni retorica - un Padre della Patria in epoca moderna, e per noi italiani il Padre dell'Euro. Riusciì ad inserire il nostro Paese fra quelli che entrarono da subito nella moneta unica europea, tramite un percorso ad ostacoli, fra le diffidenze delle maggiori cancellerie europee, riuscendo a convincere tutti con la sua serietà, la sua competenza, la fiducia di cui godeva la sua figura di tecnico e di politico.
Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, fu eletto – come sopra detto - in prima votazione: una dimostrazione di convergenza rara, che lo stesso Ciampi, nel suo discorso di insediamento salutò e interpretò come simbolo di una più vasta “pienezza di unità nazionale”.
Un discorso, quello di insediamento, nel quale richiamava anche alla “naturale vocazione, consacrata nella Carta costituzionale, a operare concretamente per la pace, sempre e in ogni luogo”, parole che riecheggiavano anche la personale esperienza negli anni del secondo conflitto bellico in cui era stato partigiano in Abruzzo.

Chiare sono state le direttrici su cui ha costruito la sua presidenza.
Ciampi è stato convinto assertore del dialogo, statista di prospettiva europea, con alle spalle eccezionali competenze in ambito economico frutto del suo passato di banchiere, sostenute però da una solidissima cultura e concezione umanistica.
Ha dichiarato: "Senza rispetto non c'è dialogo, nel Paese e in Parlamento; ed il dialogo è l'essenza della democrazia".

E’ stato il Presidente dell'orgoglio ritrovato. L'uomo che fece scoprire agli italiani l'inno di Mameli, il fascino del Tricolore, non solo quando gioca la nazionale di calcio, la Festa della Repubblica, il 2 giugno, come festa di tutti.
Ci ha richiamati a sentirci con orgoglio italiani europei. Così Ciampi ci lascia la rivalutazione dei simboli, senza retorica ma con la consapevolezza che si entra nei nuovi orizzonti, europeo e globale, valorizzando il patrimonio della propria identità. Ha detto:
"il tricolore racchiude in sè la nostra identità, la nostra libertà, la nostra unità nazionale i valori tutti che abviamo ereditato e che gelosamente custodiamo. E' il simbolo di quanto più prezioso abbiamo. Viva l'Italia."

L’Italia, una nazione che sempre più doveva trovare il suo orizzonte in un’Europa chiamata a sviluppare il suo processo di integrazione, di cui l’Euro rappresentava solo la tappa iniziale:
"Lavoro e opero avendo chiaro un ideale, un obiettivo: piu' volte mi sono definito cittadino d'Europa nato in terra d'Italia."

Al di là di alcune circostanze ufficiali, ho avuto modo di incontrare Carlo Azelio Ciampi in un contesto non politico, a Roma nel 1996 prima della formazione del Governo Prodi che lo vide Ministro del Tesoro. Ricordo ancora con grande emozione quell’incontro, la mitezza con cui Ciampi si proponeva ai suoi interlocutori, l’acume della sua intelligenza, la visione di lungo respiro, l’umanesimo della sua concezione della vita e della politica.

Il suo discorso al Parlamento in seduta comune, in occasione del giuramento il 18 maggio 1999, traccia il profilo di come avrebbe interpretato il settenario presidenziale. Profilo a cui puntualmente si attenne.
Concludo questo mio ricordo invitando i lettori di Fucinaidee a leggerne il testo integrale che potrà essere letto/scaricato al link sottostante.

Cliccare qui per leggere/scaricare il discorso del Presidente Ciampi
Parlamento in seduta comune, 18 maggio 1999

Lucca, 17 settembre 2016

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