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L'erosione Di Destra e Sinistra

di Ernesto Galli della Loggia

In molti regimi democratici è in corso un'erosione consistente delle identità tradizionali dellaDestra e della Sinistra. Identità che ormai sembrano sopravvivere, quando sopravvivono, assai più come astratte scale di valori nella testa dei rispettivi fautori che come effettiva capacità di tradursi in differenti e magari opposti programmi di governo.Da qui un ovvio processo di omologazione dell'intero quadro politico.

Tra i grandi Paesi europei solo in Italia, però, questo processo si accompagna a un tale grado di dissoluzione / spappolamento delle identità degli antichi schieramenti da essersi ormai ridotte unicamente alla persona del loro leader. Sicché chi come la Destra oggi un leader non ce l'ha (e come potrebbe capitare domani ai 5Stelle), cessa di fatto di esistere: praticamente non ha identità alcuna.

Un Paese soffocato per mezzo secolo dal contrasto ideologico più aspro e da un certo punto in avanti paralizzante, ha salutato tutto ciò con favore, in nome per l'appunto della "fine delle ideologie". Ma come spesso ci capita, con l'acqua sporca abbiamo buttato anche il bambino. Non era scritto da nessuna parte, infatti, che nella Seconda Repubblica Destra e Sinistra dovessero essere per forza il ricalco di quelle ideologie che avevano caratterizzato la Prima. Lo sono state nel modo sempre più affannato e sgangherato che sappiamo solo perché né a destra né a sinistra è nata un'idea nuova del Paese, una visione originale e fattiva del suo presente e del suo futuro.

La società italiana nel suo complesso si è mostrata di una sterilità ideale e politica assoluta. Ha prodotto solo protesta e nient'altro che protesta, la quale oggi è arrivata, sommando la Lega e il movimento di Grillo, a raggruppare circa il 40 per cento dell'elettorato effettivo.
Nel frattempo, la fine, specie nella percezione comune, della diversità tra Destra e Sinistra non ha mancato di avere conseguenze di grande rilievo sulla nostra vita pubblica.

La principale è sotto gli occhi di tutti: i diversi gruppi sociali hanno perduto o stanno perdendo i loro canali di rappresentanza politica tradizionale (che so: la proprietà edilizia con la Destra, i metalmeccanici con la Sinistra), mentre molti dei loro membri stanno andando per l'appunto ad accrescere le nuove aree della protesta indifferenziata cui accennavo sopra. Sempre più spesso un elettore di sinistra o di destra non trova più motivi sufficienti per continuare ad esserlo: tutti sentono di poter votare per tutti o quasi; o più spesso per nessuno. Insomma, non esistendo più definite caratteristiche socio-economiche dell'affiliazione politica, questa tende a divenire sempre più puramente soggettiva e per così dire astratta: a fuoriuscire dall'ambito dell'identità sociale degli individui. Il risultato, come si vede ogni giorno, è la crescita del disinteresse per la politica e dell'astensione.

Ma se ciò è la regola generale, accade invece che alcuni gruppi ristretti, dotati di appropriate risorse (indifferentemente economiche o d'influenza: quindi ad esempio tanto i magistrati e i farmacisti quanto i petrolieri o gli alti gradi della burocrazia) conservino comunque un forte interesse per la politica e agli occhi della politica. Alla quale fanno inevitabilmente gola le loro risorse, il loro appoggio o la loro neutralità. Ciò che a propria volta, quindi, consente a questi gruppi stessi di ottenere dalla politica una particolare protezione per i propri interessi. E tanto più ha modo di svilupparsi - in genere dietro le quinte - questo tipo di rapporto, in quanto ora i gruppi d'interesse in questione hanno davanti uno spazio politico illimitato nel quale possono giocare su tutti i tavoli. Soprattutto uno spazio libero da eventuali opposizioni ideologiche al loro operato. Ora tutto può avvenire, ed avviene, a 360 gradi.

Una prima conclusione importante, dunque, è che l'omologazione tra Destra e Sinistra indebolisce la tutela politica dei gruppi sociali più numerosi, la loro possibilità di farsi valere, essendo il loro peso elettorale non più appannaggio presunto di nessuno dei due schieramenti. Al tempo stesso, invece, accresce la contiguità tra i gruppi ristretti e la politica, così come accresce la protezione che questa può assicurare loro. Da questo punto di vista non sembra davvero un caso, allora, se nell'Italia degli ultimi venti anni, dopo la fine dei partiti storici e lo spappolarsi progressivo delle successive formazioni politiche maggiori (Forza Italia, Sinistra postcomunista), si stia assistendo a un aumento delle aree, per così dire, della "differenziazione" e del "privilegio". Cioè a un aumento di segmenti sociali ristretti capaci, con un'azione genericamente definibile di lobbying, di assicurarsi quote di risorse aggiuntive o status che li differenziano sempre più dal resto dei cittadini. L'omologazione politica tra Destra e Sinistra, insomma, erode sia l'idea che la pratica dell'interesse generale, e al contempo gerarchizza ulteriormente la società. Aumenta considerevolmente il vantaggio dei pochi, coesi e organizzati, a scapito dei più che un tempo erano organizzati ma ora hanno cessato di esserlo. I pochi finiscono per contare più dei molti. Alla crescita del populismo in basso corrisponde quella del privilegio e dei trattamenti di favore in alto. Gianluca Gemelli, l'ex compagno dell'ex ministro Guidi che twitta imprecazioni contro la "politica" e contro la "casta" nel momento stesso in cui briga ed intriga con entrambe per i suoi affari esprime con un inarrivabile tocco di Cagliostro italiano la contraddittoria, malefica, duplicità in cui si dibatte oggi il Paese.

Inutile dire come da tutto ciò derivi infine una conseguenza inevitabile: l'aumento della corruzione. Infatti, facendosi i rapporti tra la politica e gli interessi settoriali più stretti, più liberi e più incontrollati, tali rapporti danno quasi naturalmente vita assai più di prima a scambi di natura illecita. Non da ultimo perché l'omologazione tra Destra e Sinistra significa necessariamente anche un'omologazione dei comportamenti e degli standard etici dei rispettivi personali politici: e non certo al livello più alto.

(dal Corriere della Sera - 17 aprile 2016)

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