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Breve fenomenologia del crepuscolo berlusconiano alle Comunali renzian-nazarene  del 2016

 

di Federico Bini

 

A Milano Parisi, a Roma Bertolaso, seguono Napoli con Gianni Lettieri e Torino con l’incognita Napoli, ma la vera partita nazionale si gioca sul Frecciarossa Milano-Roma, e sarà ad alta velocità!

Le amministrative 2016 si prospettano come le più caotiche e ingarbugliate degli ultimi sessant’anni di storia repubblicana. Nemmeno ai tempi dell’operazione Sturzo che tanto fece arrabbiare De Gasperi o alla Roma del pentapartito di Carraro, si ricordano innumerevoli veti, giochi paralleli, trappole locali, sgretolamento massiccio di pezzi di partito e voluti sabotaggi. E proprio mentre il risiko delle comunali entra nel vivo, il ddl Cirinnà gela i rapporti tra Palazzo Chigi e Vaticano, a cui vanno aggiunte le tensioni con i piani alti di Bruxelles, ecco che Il Foglio diretto da C. Cerasa svela il presunto piano degli ex Premier di centrosinistra, Prodi, D’Alema e Letta che lavorerebbero in gran segreto per sostituire il Presidente del Consiglio, cercando sponde nell’establishment e nelle cancellerie europee: ‘’ Chi vuole mandare in pensione Renzi ‘’( Il Foglio 12 febbraio 2016). Il 16 febbraio il Ft scrive:’’ La fortuna volta le spalle a Renzi; aumentano i problemi in Italia e all’estero’’.

Matteo Renzi  per l’appunto vuole evitare il D’Alema bis del 2000, e a Milano come nel resto del paese si gioca molto della sua permanenza a Palazzo Chigi, incluso l’esito del referendum costituzionale.                           Silvio Berlusconi, che ancora detiene le chiavi del centrodestra, si trova a mediare con Salvini e la Meloni che da una parte sembrano fare gli alleati ( ma non di ferro ), dall’altra spingono per un Fronte Nazionale italiano al 20%, con tanta gloria nelle urne ma rischiando di allontanarsi da future opportunità di governo nazionale.

A Milano, culla degli albori berlusconiani insieme alla storica Segrate, quando la partita sembrava ormai chiusa in favore di Giuseppe Sala, il Cavaliere ha calato la ormai nota carta di Stefano Parisi, ex alto dirigente ministeriale, city manager con Albertini, direttore generale di Confindustria, amministratore delegato di Fastweb e fondatore di Chili Tv, insomma un perfetto candidato imprenditorialità e buona presenza come piace al Cav., ma anche un perfetto candidato Nazareno come infondo è Sala, quello che forse rischia di snaturarsi un po’ di più tra tutti i contendenti  perché non potendo attirare a sé tutti i voti della borghesia liberal-moderata meneghina, contesi ora anche da Parisi e Passera, dovrà spostarsi  verso la sinistra arancione, quella barricadera e pisapiana, che Sala proprio non ama e che preferiva la F.Balzani.                                                                                                                                                                    Ma questo ormai è superato e il Manager Expo, ex Pirelli, intimo di Bruno Ermolli ( grande amico e consulente storico di Fininvest, nonché membro di diversi cda di casa Berlusconi ), con un trascorso sotto la guida di L. Moratti al Comune, punta ad aggregare il massimo consenso tra i progressisti milanesi nella consapevolezza di  far convivere le due anime eternamente in conflitto, quella massimalista e quella riformista… senza dimenticare che  gossip giornalistici, inizialmente parlavano di un F.Confalonieri che spingeva per far correre contro Sala un candidato più debole e meno noto, magari un politico di bandiera. Non era da stupirsi, il Presidente Mediaset, persona saggia e accorta, legatissimo all’azienda e protettore  fedele delle fortune berlusconiane, seppur lavorando in silenzio e sottotraccia, è tra i sostenitori dell’amletico Patto del Nazareno che tra sospette migrazioni parlamentari, nomine Rai e manovre finanziarie, lascia un po’ presagire che in fondo non è proprio così stralciato. O meglio, forse è archiviato nelle redazioni ma sotto sotto qualche piccola missiva e qualche sottile canale diplomatico, magari tessuto dall’abile ambasciatore G. Letta  è ancora vivo e misterioso. La diplomazia in pace e in guerra è pur sempre a lavoro, e soprattutto non tramonta mai, come il sole lettiano a Roma, dove guarda caso è sceso in campo Guido Bertolaso, considerato vicinissimo a G. Letta, che tuttavia ha molta stima di Marchini, candidato in pectore civico del centrodestra da un po’ di tempo, ma ostacolato dalla Meloni che non lo ha voluto appoggiare minacciando rotture di coalizioni nelle altre città se gli alleati vi ripiegavano.  Salvini e Berlusconi avevano dato l’ok, dopo diversi incontri più o meno riservati.                                                                                                                                          G. Letta però  deve fare un derby di amicizie, pupilli e sponsor con un altro romano che con la ‘’ cantera’’ Margherita ha renzianizzato pezzi di potere di Stato, ossia F. Rutelli, che ebbe Giachetti ( probabile candidato  vincente delle primarie Pd romane) come capo di gabinetto  al Campidoglio. E sempre Rutelli ebbe Bertolaso come vice commissario per la gestione del Giubileo del 2000. Ricostruendo  in breve il quadro delle dinamiche politico-relazionali del  crepuscolo berlusconiano delle amministrative 2016 un po’ renziane e un po’ nazarene, ritorna alla mente una frase storica, la cui paternità è di incerta attribuzione (a Missiroli o Longanesi): ‘’ in Italia non si possono fare le rivoluzioni, perché infondo ci si conosce tutti’’, verrebbe da aggiungere, soprattutto a Roma e Milano!

Scherzi a parte, se a Milano il centrodestra può recuperare spazio e consenso, nonché credibilità con un buon candidato, in cui peserà molto la variabile Corrado Passera, la tenuta dei partiti e la presenza di liste civiche di supporto, come una ipotetica Lista Parisi Sindaco; a Roma, dove il laboratorio-think tank politico di centrodestra poteva essere ancora più interessante e unitario, si assiste ad una pericolosa e incerta divisione. Da una parte Alfio Marchini, erede di una famiglia di costruttori romani vicini al PCI, ma appoggiato indirettamente da alcuni potentati romani di Forza Italia e pro ed ex Ncd. Dall’altra Guido Bertolaso, il cui curriculum parla da solo, appoggiato da Forza Italia, Lega e FDI, su cui potrebbero pesare le vicende giudiziarie in corso, e che tuttavia punta sulla sua figura ‘’ delle emergenze’’, e nella vita ne ha affrontate molte, dai rifiuti a Napoli, al terremoto dell’Aquila alle missioni in Africa. Roma è in uno stato di emergenza da bollino rosso e non ha bisogno dei soliti politicanti, ma di figure di ‘’protezione civile’’, di ferrea linea prefettizia nonché di buoni pensatori e generosi custodi della universale ricchezza cittadina. Infine è sceso in campo anche Francesco Storace, leader de La Destra che attacca:’’  voglio fare una campagna elettorale con un programma e non con il Codice penale in mano ‘’.                                                                                                                                                                                              A sud di Roma, sotto il Vesuvio è da tempo in corsa Gianni Lettieri, già competitor di De Magistris nel 2011, molto apprezzato da Berlusconi, imprenditore di successo, capogruppo di Forza Italia a Palazzo San Giacomo, ha unito tutto il centrodestra e prepara la riscossa per governare Napoli, confortato anche dai  sondaggi che lo danno in vantaggio sul viceré campano Antonio Bassolino e sul Sindaco uscente.                                                                                            A Torino, sotto la Mole la partita sarà tutta in salita. Osvaldo Napoli, luogotenente berlusconiano in Piemonte è pronto a sfidare Fassino che perde un pezzo di sinistra torinese che appoggerà Airaudo ma  compensa la fuoriuscita con un Nazareno allargato ad ex forzisti, non a caso l’altro mese Enzo Ghigo, storico Presidente forzista del Piemonte e manager Publitalia ha riconosciuto anni di buon operato e si dice pronto a votare Piero Sindaco, non dimenticando che nella città sabauda oltre al posto per Palazzo Civico c’è anche quello di Presidente della Cassa di Risparmio di Torino che conta e parecchio; azionista di Unicredit e copartecipante inevitabile nella partita di Generali.  Nell’ultimo scontro a Torino ha prevalso la Vecchia Signora, vedremo Napoli se riuscirà nell’impresa, considerando che parte in netto svantaggio, avendo davanti a sé una candidata del M5S Chiara Appendino, bocconiana e figlia di noti imprenditori locali che punta al ballottaggio e poi al ribaltone dell’ex Segretario dei Democratici di Sinistra.

Breve fenomenologia del crepuscolo berlusconiano alle Comunali renzian-nazarene  del 2016.                                             Matteo Renzi è avvisato, Tito Boeri si scalda. Zaia e i suoi fanti in Veneto aspetteranno vicino al Piave mormorante  il prossimo 24 maggio guardando ad Arcore e a via Bellerio.

 

(Lucca, 17 febbraio 2016)

 

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