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Commento introduttivo

Questa mattina, dal giornale radio, ho appreso la notizia della scuola di Rozzano in cui il preside ha deciso di annullare il concerto natalizio, dicendo che loro "sono rispettosi dell'identita' culturale e religiosa dei bambini". Ergo. i canti religiosi cattolici sarebbero risultati irrispettosi per le altre religioni.
Sono rimasto interdetto ed il mio primo pensiero e' stato "povera scuola a chi e' in mano..."

Il caso della scuola di Rozzano non e' certamente l'unico in cui si fanno scelte del genere: quel preside e' in buona compagnia di colleghi e docenti che confondono, spesso per pura ignoranza o peggio ancora, la sacrosanta laicita' del sistema scolastico con la negazione dei nostri valori e della nostra identita'.
Si e' parlato dell'episodio della scuola di Rozzano perche', non ne conosco il preciso motivo, e' salito all'attenzione dei mass-media; ho notizia di scelte simili, anche in Toscana.

La scuola - e' superfluo ricordarlo - e' la fucina in cui si forma la prossima generazione; cio' che la scuola e' oggi, costituisce il terreno di coltura di cio' che sara' la generazione di domani.
La "vulgata" e' quella che bisogna investire di piu' nella scuola. E' sicuramente vero ma ancor prima occorre affrontare un nodo che nel mondo scolastico incontra accanite resistenze: quello del suo senso e dell'adeguatezza del suo modello.
Chi conosce a fondo la scuola, sa bene come in essa si muovano atteggiamenti contraddittori, come spesso risulti difficile costruire un percorso educativo chiaro e condiviso, come sia granitica la resistenza al cambiamento ed alla valutazione dei risultati. Cio' va detto con franchezza, pur riconoscendo i grandi meriti di quei docenti che si impegnano con competenza e generosita' e che riescono, grazie al loro lavoro, a tappare di sovente le falle create dal sistema.
Se si vorra' uscire dalla retorica, ancor prima della quantita' degli investimenti si dovra' seriamente affrontare il tema del senso della scuola oggi, indicando indirizzi chiari che non possano essere elusi in nome della "liberta' di insegnamento" sotto cui si e' ammantato di tutto.
Contenuti e moduli organizzativi che dovranno essere periodicamente valutati, non con banali test come oggi qualcuno fa, ma coinvolgendo strutturalmente coloro che hanno titolo per farlo: certamente gli utenti, quindi il mondo delle professioni ed il mondo della cultura.

Temi di estrema complessita', come ben si vede. Negli attuali orizzonti politici, e' difficile immaginare che vi sia chi abbia il coraggio e l'autorevolezza per affrontarli.
Mi pare pleonastico dire che e' proprio la complessita' del tempo che viviamo a richiedere atteggiamenti chiari rispetto ai fondamentali temi della convivenza, del pluralismo, delle identita'.
Episodi come quello di Rozzano non aiutano certo...

Paolo Razzuoli

Essere laici non significa negare la religione

di antonio Polito

«Un concerto di canti religiosi a Natale, dopo quello che è successo a Parigi, sarebbe stata una provocazione pericolosa».

Lo ha detto il preside dell’istituto Garofani di Rozzano, e meno male che la sua autorità si ferma alle porte della scuola, perché se fosse diventato sindaco (è stato candidato di una lista civica) chissà che altro avrebbe potuto proibire per evitare provocazioni: tutte queste donne a capo scoperto, per esempio; o il rock, musica satanica; o lo spudorato consumo di alcol in pubblico.

Pur essendo favorevoli all’idea di dare più poteri ai presidi nelle scuole, dobbiamo confessare che ieri abbiamo vacillato di fronte a questa performance. Purtroppo, spesso per pura ignoranza, c’è chi in Italia confonde l’obbligo alla laicità del nostro sistema educativo con la negazione della religione. Il nostro preside, che gestisce una scuola in cui il 20% degli studenti è straniero, ritiene che il suo compito sia quello di nascondere ai genitori musulmani che il restante 80% è fatto da cristiani.
Invece di promuovere un dialogo, per esempio spiegando ai bimbi cristiani in che cosa consista il credo dei loro compagni di banco islamici e viceversa, il preside promuove il silenzio, la censura, estesa fino al canto di Natale (c’è un istituto a Fonte Nuova, in provincia di Roma, dove hanno addirittura fatto sparire il bambinello dal presepe).
In compenso la scuola di Rozzano trabocca di alberi di Natale e di Babbi Natale, quasi come a dire che far festa si può, ma senza religione.

Il guaio è che il 25 dicembre, per quanto multietnici vogliamo diventare, si celebra la nascita di un personaggio storico chiamato Gesù Cristo. Che tra l’altro, è rispettato e venerato anche dalla religione islamica, come potrebbero spiegare tutti i genitori musulmani che ieri, intervistati davanti alla scuola, hanno tenuto a precisare che non si sarebbero sentiti neanche lontanamente offesi da Tu scendi dalle stelle . Dunque, cari presidi italiani, sinite parvulos ...

(dal Corriere della Sera - 28 novembre 2015)

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