di Antonio Rossetti
Il risultato del referendum in Grecia sta alimentando grandi speranze per una nuova Europa più attenta alle persone e meno alle monete.
Un risultato che sta caricandosi di significati che vanno oltre l'esito di un referendum del quale è difficile valutare il contenuto dei quesiti e le ricadute.
Se con il No si è inteso esprimere il rifiuto di una proposta di mediazione per sperare di spostare ad un livello più favorevole il punto di caduta di un accordo, è bene riflettere su alcune analogie.
Riferendomi alla mia esperienza ed a quella di molte vicende sindacali posso trarre alcune considerazioni.
La prima: avere buone ragioni e buoni argomenti non è sufficiente per raggiungere un buon accordo;
La seconda: dopo una dimostrazione di unità e di condivisione degli obiettivi, di solito con il sostegno della base, si tratti di manifestazione, di sciopero, o di referendum su piattaforme di richieste o di intese da approvare, c'è un dopo;
La terza: dopo che le parti hanno interrotto le trattative si dovranno riprendere gli incontri, su quali basi?
La quarta: riguarda la condizione nella quale si dovrà riprendere la trattativa interrotta, da dove si riprenderà? Dal punto di mediazione rifiutato, da un punto più avanzato da parte di chi ha raccolto il consenso con il referendum, da una maggiore rigidità da parte di chi avrebbe preferito una intesa preventiva e che ora medita una rivincita, dopo la sconfitta.
La quinta incognita: il tempo. Chi avrà fretta di giungere ad una intesa e chi no.
Questa incognita nasconde la precisa volontà di chi, sulla base del voto, adegua la propria linea, uscita o no della Grecia nelle diverse gradazioni del percorso, oppure utilizzo del voto per un irrigidimento mai nascosto e sempre presente in alcuni personaggi, che molto spesso hanno influenzato o tentato di influenzare le posizioni, anticipando l'organismo o i soggetti preposti a rappresentare l'Europa.
Questo volere a tutti costi che si sappia che la Germania e la Francia condizionano, con posizioni che anticipano la rappresentanza istituzionale, fino a farla sembrare un inutile orpello, non solo è inaccettabile, ma alla lunga si ritorcerà contro la stessa Germania e la stessa Francia che saranno sempre più bersaglio di critiche e di accuse di “dittatura “ verso tutti i paesi dell'Unione Europea, con effetti difficilmente valutabili.
La sesta: le scadenze dei pagamenti di quote del debito saranno per la Grecia, e non solo per la Grecia, il punto di “ricatto” della trattativa che dopo il referendum potrebbe presentare maggiori rigidità tra le parti.
Tornando al “sindacale”, è più difficile fare una intesa dopo una rottura. In presenza di uno sciopero riuscito, con numerose adesioni, si presenta la necessità di riproporre iniziative ancora più incisive.
Dopo il referendum cosa può proporre la Grecia? di uscire dalla Unione ? O dalla moneta? In modo transitorio? Non pagare? Tutte ipotesi che ne presentano altre e contrarie.
Chi si avvantaggia da uno scenario diverso?
Come si può capire avere ragione è importante ma non sufficiente, ci sono le condizioni oggettive, i poteri sbilanciati, le rivincite, i ricatti. Neppure una vittoria è facile da gestire
Ogni tanto si può sperare di essere in errore e in questo caso spero di sbagliare, ma la vittoria del no al referendum, può diventare una vicenda difficile da governare sia in presenza di un accordo, che potrebbe non essere soddisfacente per il popolo greco. Con il voto del referendum, la Grecia, ha scelto un percorso nuovo: una rottura che aprirebbe scenari nuovi non tutti attentamente ponderati e ponderabili o un nuovo accordo che potrebbe non essere vantaggioso per il popolo greco, comunque con alto prezzo.
Tra vincere e trovarsi a gestire una vittoria in condizioni molto difficili ed un accordo, seppure duro, si poteva scegliere fino a dieci giorni fa, forse, oggi c'è solo da sperare che una vertenza con tante buone ragioni non si traduca in esiti negativi. Non sarebbe ne la prima e neppure l'ultima volta.
La speranza che prevalga il senso della responsabilità nell'interesse dei cittadini europei, tutti, è alimentata dalla convinzione che senza una politica che affronti nuovi e vecchi problemi sociali ed economici, in Europa e nel mondo, a partire dalla pace e dalla condizione di vita, sarà difficile fare passi in avanti e l'uscita della Grecia potrebbe avere effetti a cascata senza controllo e con conseguenze molto pesanti per tutti, Italia compresa.
Bene il voto, meglio un accordo dignitoso che consenta alla Grecia la ripresa e all'Europa sviluppo e crescita.
Lucca, 9 luglio 2015