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9 maggio. Festa dell'Europa

di paolo Razzuoli

Oggi i giornali e le radio-tv danno notizia della "Festa dell'Europa".
Una domanda viene spontanea. Perche' e' stata scelta proprio questa data?
Ecco la risposta.

Il 9 maggio 1950 è nata l'Europa comunitaria. Le nazioni europee cercavano di risollevarsi dalle conseguenze devastanti della Seconda guerra mondiale, conclusasi cinque anni prima, ed erano determinate ad impedire il ripetersi di un simile terribile conflitto.

Quel giorno a Parigi la stampa era stata convocata per le sei del pomeriggio al Quai d'Orsay, sede del Ministero degli Esteri, per una comunicazione della massima importanza. Le prime righe della dichiarazione del 9 maggio 1950 pronunciate da Robert Schuman, Ministro francese degli Affari Esteri e redatta in collaborazione con il suo amico e consigliere, Jean Monnet, danno un'idea dei propositi ambiziosi della stessa.

"La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all'altezza dei pericoli che ci minacciano". "Mettendo in comune talune produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, saranno realizzate le prime fondamenta concrete di una federazione europea indispensabile alla salvaguardia della pace".

Veniva così proposto di creare una istituzione europea sovrannazionale a cui affidare la gestione delle materie prime che all'epoca erano il presupposto di qualsiasi potenza militare, il carbone e l'acciaio.
I governi europei capirono che la fusione delle produzioni di carbone e acciaio non solo avrebbe impedito che una guerra tra Francia e Germania, storicamente rivali, diventasse – per citare Robert Schuman – "non solo impensabile, ma materialmente impossibile". Ma decidere di mettere in comune gli interessi economici avrebbe contribuito ad innalzare i livelli di vita e sarebbe stato il primo passo verso un'Europa più unita.

Così nacque la CECA (paesi fondatori: Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo), la prima di una serie di istituzioni europee sovranazionali che avrebbero condotto a quella che si chiama oggi "Unione Europea".

Tutto è cominciato quel 9 maggio e le storiche parole pronunciate quel giorno da Robert Schuman vengono ormai considerate come il primo discorso politico ufficiale in cui compare il concetto di Europa come unione economica e, in prospettiva, politica tra i vari Stati europei, ovvero l'inizio del processo d'integrazione europea. E al vertice tenuto a Milano nel 1985 i capi di Stato e di governo hanno deciso di festeggiare questa data come Giornata dell'Europa.

Ma com'e' l'Europa oggi, 65 anni dopo quello storico evento?

Tanto cammino si e' fatto, anche se non mancano le ombre. Con orgoglio credo che dobbiamo riconoscere che, ripensando a cosa era l'Europa nel 1950 e cosa e' oggi, i motivi di soddisfazione prevalgono sulle delusioni. L'Euro, la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali, allora sembravano obiettivi fantascientifici. Dobbiamo alla lungimiranza di alcuni uomini politici di allora (Schuman, De Gasperi ed Adenauer), se questo cammino e' iniziato. Uomini che venivano dipinti come un po' visionari, ma che hanno avuto il coraggio di intuire che solo su questa strada si poteva costruire un percorso di pace e prosperita' per il nostro continente, che usciva dalla piu' grande carneficina che l'uomo sia stato capace di provocare.

Non si puo' tuttavia negare che oggi le istituzioni europee vengano percepite come distanti dai bisogni della gente; una distanza che i morsi di una crisi ormai troppo lunga e troppo pesante hanno accentuato.
Difficolta' che, anziche' spingere sull'acceleratore della solidarieta', stanno accentuando il rinascere di uno spirito egoistico e nazionalista, di cui e' significativa spia il consolidarsi del consenso elettorale verso i partiti euroscettici.
La strada non puo' essere quella dell'arretramento. La via maestra e' quella dell'integrazione e della solidarieta'. L'Europa deve mettere in campo politiche capaci di far ripartire il continente. Certo i bilanci debbono essere in ordine, ma la politica dell'attenzione ai conti deve essere accompagnata da efficaci misure per la crescita.

L'euroscetticismo, diciamolo francamente, viene alimentato anche dall'incapacita' dell'Europa di farsi promotrice di una linea di politica condivisa sui grandi temi che oggi interessano l'opinione pubblica.
Lo si e' visto anche ultimamente, ad esempio sulla crisi Ucraina e sulla questione, ogni giorno piu' drammatica dei migranti.
A proposito di quest'ultima, non puo' essere sottaciuto il deludente esito dell'incontro fra i governi dello scorso aprile, concluso con la promessa di qualche spicciolo in piu' e di qualche aiuto logistico, ma senza nemmeno aver sfiorato l'unico argomento serio da affrontare: quello di costruire una politica capace di rimuovere le ragioni del fenomeno.
Al di la' dei facili slogan, solo Europa complessivamente, in collaborazione con i Paesi da cui i migranti partono, potra' provare a costruire le condizioni di sviluppo capaci di arrestare, o per lo meno limitare, un fenomeno che e' frutto del mondo globalizzato che abbiamo costruito.

Una prospettiva di intervento complessa e faticosa per realta' socio-politiche ampie, qual e' l'Europa dei 28, figuriamoci se sarebbe possibile se affrontate in ordine sparso dai singoli stati...
Occorre che i governanti se ne rendano conto. E' vero che ora sono sotto pressione soprattutto i paesi del sud del continente. Ma non si facciano illusioni. Presto la pressione demografica del sud del mondo si fara' sentire sull'intero continente, con il rischio che ne faccia saltare gli equilibri sociali, economici e politici. E' un fenomeno di portata epocale: occorre prenderne atto. L'insipienza ed il rinvio sono i migliori presupposti per andare incontro ad un disastro.

Concetti che in questi giorni sta ripetendo anche il nostro Presidente del Consiglio, Renzi: ha perfettamente ragione.

L'Euro, una delle piu' significative conquiste, e' scossa da convulsioni non certo rassicuranti. La mina della Grecia non e' ancora stata disinnescata, e se dovesse esplodere non e' detto che le macerie non possano ricadere anche su altri.

Poi c'e' l'incognita Gran Bretagna. E' vero che il partito euroscettico e' risultato sconfitto, ma e' pur vero che Cameron indira' il referendum sulla permanenza inglese nell'Unione. Referendum che dovrebbe tenersi entro il 2017 ma che, verosimilmente, sara' preceduto da una non agevole trattativa in cui l'Inghilterra vorra' riappropriarsi di parti della sovranita' ceduta all'Ue, a partire dalla libera circolazione delle persone.
Scenario non positivo, che potrebbe dare la stura ad un processo di messa in discussione di obiettivi sin qui raggiunti sul versante dell'integrazione.

Cosa direbbero dell'Europa di oggi De Gasperi, Adenauer e Schuman?
Io credo che non gli piacerebbe. Non gli piacerebbe perche' speravano che l'Europa avesse un po' piu' di testa. ma speravano - penso - che ancor piu', potesse avere un'anima che non ha: un'anima che si chiama solidarieta'.

Al termine di queste riflessioni, riporto il testo integrale della dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950.

Testo integrale della dichiarazione di Robert Schuman

La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano.
Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent'anni antesignana di un'Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta : abbiamo avuto la guerra.
L'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L'unione delle nazioni esige l'eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l'azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania.

A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l'azione su un punto limitato ma decisivo.
Il governo francese propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.
La fusione della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime.
La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica.
Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l'Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all'instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni.

Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace.Per giungere alla realizzazione degli obiettivi cosi' definiti, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti.
Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l'ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell'acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paese aderenti: lo sviluppo dell'esportazione comune verso gli altri paesi; l'uguagliamento verso l'alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie.
Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l'applicazione di un piano di produzione e di investimento, l'istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell'acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività.
Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l'organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l'espansione della produzione.

I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d'applicazione si svolgeranno con l'assistenza di un arbitro designato di comune accordo : costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata.
L'Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell'intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell'Alta Autorità.
Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l'anno una relazione pubblica per l'ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici.
L'istituzione dell'Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell'esercizio del suo compito, l'Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all'autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno.

Lucca, 9 maggio 2015

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