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Anche in politica, meglio non parlare a vanvera.

 

Di Antonio Rossetti

 

In politica è frequente il cambio di posizioni, anche di opinioni, in presenza di “momenti politici diversi”.

Per molti anni si è dato per scontato il sistema proporzionale, e altri sistemi prima , poi si è sostenuta una tesi diversa,  il maggioritario.

Gli argomenti sono noti, chi vince governa per la durata del mandato, e poi se perde chi ha governato sarà relegato all'opposizione.

No agli inciuci, e alle contrattazioni, e con questo sistema  si eliminano i piccoli partiti.

Tutto bene?

Sistema Maggioritario, governi stabili, chiare le responsabilità, consistenti i numeri per governare.

Era questo il punto forte del sistema elettorale del 2005 (Governo con Presidente Berlusconi), ma lo stesso sistema era condiviso dal Pd, che calcoli alla mano poteva governare saldamente.

Con la legge elettorale del 2015, viene richiesto  il quorum da raggiungere al primo turno al 40% , forse nessuno pensa di richiamare l'attenzione che con la legge del 2005 la maggioranza che oggi ha il PD nel Parlamento è frutto di un risultato del 29% e poco più. Ovviamente il 40% è per tutti .

Non sempre chi fa le leggi pensando di poter trarre dei vantaggi li ottiene e non sempre chi si oppone, in modo duro,  poi si deve lamentare di tale legge.

E' previsto il ballottaggio tra le prime due liste (non tra i primi due partiti) se nessuno raggiunge il 40% al primo turno.

 

Per le preferenze, il risultato è parziale, ma è uno dei temi che nel corso degli anni ha visto sostenitori e avversari che oggi cambiano posto.

Quando i partiti erano strutturati si parlava delle preferenze  con giudizio critico e negativo, sopratutto da parte della sinistra del tempo, si diceva che le preferenze erano occasione di voto di scambio e corruzione.

Senza le preferenze,  nel corso degli anni  la corruzione non è scomparsa, al contrario si è ampliata e intensificata, e neppure è scomparso il voto di scambio.

Può darsi che ogni sistema abbia le lacune nelle quali è possibile incunearsi, ma che i paladini della preferenza generalizzata siano i critici più feroci del tempo in cui era più estesa è piuttosto strumentale.

Se c'è un problema legato alla scelta dei candidati riguarda le procedure di selezione, come si indicano  (da parte dei partiti e dei movimenti), le candidature, quali sono organi e quali i criteri.

Se gli otto nomi sono il frutto di un  patteggiamento anziché  il risultato di una partecipazione degli iscritti e degli elettori, attraverso le procedure  regolate dal rispettivo statuto dei partiti o movimenti,  è sostanzialmente cosa diversa,  sempre se questi esistono nel rispetto della costituzione italiana.

 

Nella  nuova legge elettorale  è previsto uno sbarramento al 3%, questo consente anche alle formazioni politiche più piccole, per adesioni e consensi, di poter entrare con propri rappresentanti alla Camera dei Deputati, in precedenza  l'ingresso era previsto per risultati molto superiori al 3

%.

Era la richiesta dei partiti definiti minori quella di abbassare la soglia e così è avvenuto. Berlusconi ha più volte dichiarato che, quelli  raccolti da partiti piccoli, erano voti inutili. Invitando a votare per il voto utile, quello per i partiti maggiori, numericamente.

Che ognuno porti l'acqua  al suo mulino è cosa scontata, ma il rispetto nei confronti di tutti è ancora un valore.

C'è di più.

I sondaggi per le elezioni regionali del 31 maggio 2015 indicano il Il Pdl (Forza Italia- Berlusconi) nelle posizioni  che , ad oggi, sarebbero definite  minori. Quelle del voto inutile, nella maggior parte delle 7 Regioni  nelle quali si vota il 31 maggio.

Come farà a dire che è bene scegliere i partiti minori, magari aggiungendo che è l'unico modo per farli crescere. 

Potrebbero essere il Pd,  5 stelle e forse anche la Lega, a chiedere un voto utile per evitare la dispersione tra i partiti minori.

Chissà se avverrà.

Per chi pensa di dedicare  il proprio tempo nella attività politica e di amministrazione della cosa pubblica è consigliata una buona dose di coerenza e ancora di più di rispetto per  le opinioni altrui,

al meno si evitano brutte figure, perdendo di credibilità.  Non è sempre sufficiente sperare che tutti si dimentichino e si parta sempre da zero. ( all.1)

 

 

 

All.1

 

La legge n. 270 del 21 dicembre 2005 è quella che ha modificato il sistema elettorale italiano delineando la disciplina in vigore, salve le modifiche ad essa apportate dalla sentenza n. 1/2014 della Corte costituzionale (pubblicata in G.U. il 15 gennaio 2014, con effetti decorrenti dal giorno successivo) che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcune norme della stessa legge. La legge è stata formulata principalmente dall'allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che tuttavia la definì «una porcata»  in un'intervista televisiva (durante il programma Matrix, allora condotto da Enrico Mentana) e per questo soprannominata porcellum (termine che ebbe molta fortuna e diffusione) dal politologo Giovanni Sartori.

La norma ha sostituito le precedenti leggi numeri 276 e 277 del 1993 (cosiddetto Mattarellum) introducendo un sistema radicalmente differente, in linea di principio basato sulla formula elettorale proporzionale del "quoziente intero e dei più alti resti" (metodo Hare), ma con spirito sostanzialmente maggioritario dovuto a clausole di sbarramento e al forte premio di maggioranza.

Il 4 dicembre 2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità di alcune parti della legge, formalmente annullate il 16 gennaio 2014. Le parti annullate riguardano l'assegnazione dei premi di maggioranza, poiché indipendenti dal raggiungimento di una soglia minima di voti alle liste (o coalizioni), e l'impossibilità per l'elettore di fornire un preferenza.

Il senatore Roberto Calderoli, principale autore della legge.

Voluta da Silvio Berlusconi, che il 4 ottobre 2005 "minaccia la crisi di governo nel caso in cui non venisse approvata la riforma elettorale proporzionale", la legge fu approvata a pochi mesi dalle elezioni politiche con i voti della maggioranza parlamentare della Casa delle Libertà (principalmente Forza Italia, Alleanza Nazionale, Unione dei Democratici Cristiani, Lega Nord), senza il consenso dell'opposizione (principalmente Italia dei Valori, Democratici di Sinistra, Margherita, Partito della Rifondazione Comunista), che l'ha duramente criticata e contrastata.

Ha modificato il precedente meccanismo misto, per 3/4 a ripartizione maggioritaria dei seggi, in favore di un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze.

La legge (in vigore dal 31 dicembre 2005[11]) finora ha regolato le elezioni politiche italiane del:

       2006, con formazione della XV Legislatura della Repubblica Italiana;

       2008, con formazione della XVI Legislatura della Repubblica Italiana.

       2013, con formazione della XVII Legislatura della Repubblica Italiana.

Nel 2009 si tennero tre referendum abrogativi, tesi a modificare tale legge in più punti. Questi referendum, inizialmente fissati per il 18 maggio 2008, furono poi rimandati al 21 giugno 2009 a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, avvenuto il 6 febbraio 2008. Nessuno dei tre referendum raggiunse il quorum della maggioranza degli aventi diritto.

Nel 2013, la radicale modifica di tale legge è stato uno degli argomenti centrali della campagna elettorale di tutte le forze politiche per le imminenti elezioni.

Il 17 maggio 2013, la Corte suprema di cassazione ha criticato aspramente la legge Calderoli, rilevando importanti questioni di legittimità costituzionale e affidando alla Corte costituzionale un eventuale giudizio di incostituzionalità.

Il 3 dicembre 2013 la Corte Costituzionale si riunì in udienza pubblica per affrontare la questione. Al termine dell'udienza filtrò la notizia che la stessa Corte avesse rinviato al 14 gennaio 2014 la decisione sull'ammissibilità del ricorso contro la costituzionalità della legge elettorale.

In serata però il presidente della Corte Gaetano Silvestri stabilì che, a partire dalle 9:30 del giorno dopo (4 dicembre 2013), la Corte Costituzionale avrebbe cominciato ad affrontare la questione in camera di consiglio.

Il 4 dicembre 2013 il Porcellum viene dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale in riferimento al premio di maggioranza assegnato e all'impossibilità per l'elettore di fornire una preferenza.

Dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge, il promotore Roberto Calderoli ha affermato "Alla buon’ora, io l’ho detto il giorno dopo che andava cambiata. Loro ci hanno impiegato 8 anni" e ha affermato che è stata una legge "nata sul ricatto di Casini e di Follini e dell'UDC".

( da Wikipedia)

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