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10 febbraio: giornata del ricordo.
Per non dimenticare le vittime delle foibe e l'esodo Giuliano-Istriano.

di Paolo Razzuoli

Dopo la "Giornata della memoria" per le vittime della Shoah, che cade il 27 gennaio, il 10 febbraio in tutta Italia si celebra il "Giorno del ricordo" per non dimenticare le numerose migliaia di italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945. Quanti sono stati di preciso non si sa, le stime sono discordi; c'e' chi parla anche di circa ventimila morti.

Uccisi dai partigiani comunisti di Tito solo perché erano italiani: una "pulizia" politica ed etnica in piena regola, mascherata come azione di guerra o vendetta contro i fascisti.
Ovviamente fra gli italiani uccisi qualche fascista ci sara' anche stato, cosi' come nessuno vuol sottovalutare l'atteggiamento che il fascismo, non solo durante la guerra ma anche prima, ha tenuto nei confronti di quelle terre.
Ma - come sopra detto - qui si e' consumata una autentica pulizia politica ed etnica, mirata alla eliminazione della popolazione italiana, in una terra che, come poi effettivamente e' successo, si riteneva dovesse passare alla nazione juguslava.

« (...) un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica". »
(Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana, Roma, 10 febbraio 2007)

Una pulizia attuata con una barbarie inaudita. Nelle cavità carsiche chiamate foibe vennero gettati ancora vivi, l'uno legato all'altro col fil di ferro, uomini, donne, anziani e bambini che in quel periodo di grande confusione bellica si erano ritrovati in balìa dei partigiani comunisti jugoslavi.

Il "Giorno del ricordo" non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani-dalmati: 350 mila costretti all'esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono malamente accolti, sia per il ruolo che avevano i partiti di sinistra che addossavano a questa gente l'imperdonabile "macchia" di aver abbandonato il "paradiso terrestre" loro offerto dal comunismo, sia dalla popolazione in genere che, prostrata dalle difficolta' e dalla miseria, vedeva nei profughi ulteriori concorrenti per le poche opportunita' di lavoro allora disponibili.
Una ostilita' che assunse anche forme brutali, come ad esempio nella circostanza che vide i ferrovieri della stazione di Bologna scendere in sciopero per impedire il transito di un treno che trasportava i profughi.

In gran parte finirono nei campi profughi e ci rimasero per anni. Come e' noto, anche a Lucca furono organizzati campi per i profughi giuliano-istriani: strutture che rimasero aperte per vari anni.
Molti forse non sanno che un lucchese, l'On. Giovanni Carignani, presto' la sua opera di aiuto ai profughi, poiche' incaricato da Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio, di gestire l'esodo da Pola con il piroscafo Toscana. Non va dimenticato che da Pola fuggirono circa 32.000 su 34.000 abitanti. Insomma, Pola rimase di fatto una citta' disabitata.

Arena di Pola

Per mezzo secolo sulle stragi delle foibe e sull'esodo dei giuliani si è steso un pesante silenzio.
Nel 1996 è stato un politico di sinistra, Luciano Violante, all'epoca presidente della Camera a infrangere il muro del silenzio e a invitare a una rilettura storica degli avvenimenti. Appello ripreso sul fronte opposto dal leader della destra Gianfranco Fini e poi dal presidente della Repubblica Ciampi.
E' stato proprio il Presidente Ciampi che ha promulgato la Legge n.92 del 30 marzo 2004, che ha istituito il Giorno del Ricordo.

Perché il 10 febbraio? Perche' e' una data simbolica poiche' il 10 febbraio 1947 venne firmato il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia.

Le stragi iniziarono all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 quando si sviluppo' l'offensiva dei partigiani comunisti e dell'esercito titino contro nazisti e fascisti. Nel mezzo furono colpiti indiscriminatamente tutti gli italiani.
L'offensiva titina non si limito' alla liberazione delle terre juguslave occupate, ma si estese sino a Trieste, nella prospettiva di annessione anche di quella citta'.
Proprio a guerra finita, nel maggio del 1945, fu messo in atto il massacro più vasto, per costringere gli italiani a fuggire dalle province istriane, dalmate e della Venezia Giulia.

Lucca, 8 febbraio 2015)

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