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Una Nuova Europa contro il Nuovo Terrorismo

di Roberto Napoletano

Non ci sono motivi seri nuovi per sentirsi sicuri rispetto al nuovo terrorismo, ci sono motivi seri per riaccendere la speranza e riflettere su quello che è successo domenica a Parigi. Ho davanti agli occhi il cartoncino di una bambina di sei/sette anni con su scritto “i cattivi non ci fanno paura”, la grafia era la sua, una mamma e un papà ci hanno messo di certo del loro, ma il cartoncino parla da solo, parla al mondo, tocca i cuori e li apre alla vita.

Matite blu, rosse, gialle, bianche, viola, matite europee tante, matite cinesi, asiatiche, africane, piccole e grandi, gridano tutte insieme: “Non abbiamo paura”. C’è l’immagine di capi di Stato e di governo europei che camminano a braccetto e guardano al cielo, significa tante cose quell’immagine, indica prima di tutto che si è consapevoli che si è colpita Parigi per colpire l’Europa e si deve rispondere tutti insieme. Hai la sensazione di leggere in quegli sguardi che si incrociano con quelli del premier israeliano Netanyahu e del presidente del Mali, Keita, e di tanti altri leader non europei, il segno fisico della resurrezione politica della grande addormentata che parte dai valori primari e fondanti del cittadino europeo e della società europea quali sono oggettivamente la sicurezza e la libertà.

C’è una frase importante che appartiene a Voltaire e all’Illuminismo: «Io combatto la tua idea che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente». Questo giornale ha scelto tale frase come “comandamento” fondante dell’incontro delle religioni del Terzo Millennio che vuole testimoniare la forza dell’abbraccio di un padre e di un figlio e mette insieme l’ebraismo, l’intero cristianesimo e la parte più autentica dell’Islam.
Avevamo scritto: «L’Occidente non si illuda che le libertà conquistate siano eterne e si ricordi che vanno riconquistate ogni giorno, senza cadere nella tentazione rozza di dividere il campo di musulmani tra buoni e cattivi e senza solleticare e ingrassare populismi e spinte xenofobe vecchie e nuove.
Risponda piuttosto con la ragione dell’Europa della sicurezza e dell’intelligence, l’allarme deve scattare in casa nostra e negli altri Paesi recidendo i ponti con le anime radicali e i loro sponsor arabi e musulmani.
Risponda con gli Stati Uniti d’Europa e la forza politica del più grande mercato di consumo al mondo che decide finalmente di dire la sua non solo con la moneta unica ma anche con un esercito unico.

Non si possono fare sconti e non vanno sottovalutati gli effetti di emulazione quando il metodo è sanguinario e il bersaglio diventa l’informazione, la libertà di parola e di opinione, i valori fondanti della convivenza civile che abbiamo costruito nei secoli e appartengono al capitale umano più importante del mondo».

C’era qualcosa di profondamente vero nelle facce e negli occhi di chi manifestava domenica a Parigi, da Piazza della Repubblica a Piazza della Nazione, il percorso delle manifestazioni della sinistra francese è diventato il percorso della Nuova Europa contro il Nuovo Terrorismo, fanatico, ideologico, armato.
Il popolo europeo ha urlato che le stragi di Parigi nella redazione di Charlie Hebdo e in un supermercato ebraico hanno colpito al cuore la libertà di espressione e di satira e tutte le libertà insieme che appartengono al mondo libero, ma soprattutto ha urlato che bisogna essere in grado di rispondere ai nuovi Califfati in Iraq, Siria, Libia, Nigeria, alle milizie dello Yemen e a tutti quelli che armano questa violenza disumana, colpo su colpo, con l’intelligenza della politica e la forza delle sue strutture di intelligence, sicurezza, di polizia e militari.

Se si vuole che l’emozione non duri qualche ora o qualche giorno e bruci la speranza (scenario terribile) e, allo stesso tempo, si vogliono rendere davvero sicuri i cittadini europei, bisogna che l’Europa operi alla voce fatti la sua scelta politica, si doti di una politica estera e di difesa comune, dimostri che sullo scacchiere geopolitico e economico mondiale c’è un popolo di centinaia di milioni di cittadini europei che è guidato da uno Stato europeo e si muove con la forza e la saggezza di quello Stato. Per le strade di Parigi non c’era Obama, errore gravissimo suo e degli Stati Uniti, ma quando l’Europa la smetterà di aspettare che arrivino gli americani?

Dopo gli obbrobri dell’austerità senza limiti e la morte di quello spirito solidaristico costituente che è appartenuto ai fondatori Monnet, Adenauer, De Gasperi, ma anche dopo a uomini del calibro di Kohl, Delors e tanti altri, è ora che l’Europa dimostri di esistere, riprenda a investire e usi la leva dell’azione monetaria unica, scommetta su se stessa e affronti a viso aperto le sue laceranti disuguaglianze interne. Io sono europeo, scriviamo a fianco, e ognuno dei 28 Paesi dell’Unione europea lo ripete nella sua lingua, ma bisogna che dietro le parole si avvertano il sogno e l’orgoglio di un grande progetto comune di crescita. La macchina dell’Europa ha bisogno della benzina della politica e non basta un’emozionante passeggiata a braccetto per le strade di Parigi ad assicurarla. Servono fatti e servono subito. Altrimenti gli egoismi nazionali torneranno a vincere e l’orgoglio europeo ritrovato si dileguerà.

(dal Sole 24 ore - 13 gennaio 2015)

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