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Ma non la smettono mai!!!

 

 

Di Antonio Rossetti

 

 

Ci sono  comportamenti  inaccettabili  che  continuano ad  essere perpetrati   come se tutti coloro che li subiscono fossero considerati “semplicemente nulla”.

Non si spiega altrimenti la vicenda degli sperperi da parte dei componenti i Consigli e le giunte regionali, di quasi tutte l regioni italiane. ( all.1)

Altro argomento, del quale abbiamo già parlato, riguarda gli enti inutili che, dopo una spolverata da parte di qualche  organo di informazione, restano tali e quali da quando sono stati dichiarati inutili ormai da molti anni. (all.2,  Intervista a Ministro D’Alia)

 

Terzo argomento le accise sulla benzina e le imposte sul fumo.( All.3).

 

Se questo è il nuovo non c’era bisogno del “Corso Renzi”, bastavano le “vie” dei vecchi e bistrattati presidenti del consiglio che, come si può leggere in appendice, le inventavano  per ogni avvenimento o evento straordinario (All.4 ) .

Quanto sopra per dire che le cose da fare sono già da tempo individuate, ma non sembra cambi nulla , in meglio.

A tutto questo da aggiungere  i disastri e le tragiche conseguenze del governare in modo “barbaro” i territori e l’incapacità di  prevenire le tragedie  che colpiscono famiglie,  aziende, case e strade.( di allegati sono piene zeppe le cronache di sempre).

 

All.1) Emilia Romagna

 Fra due settimane le elezioni Regionali

Sex toys, cene e trasferte. Spese pazze in Regione Emilia, 42 avvisi di fine indagine.

Coinvolti tutti i gruppi dell'assemblea legislativa. Si procede per peculato, c'è anche un caso di truffa. Merola: "Il Pd ha già reagito, ora niente polemiche e fiducia nella magistratura". I gruppi: "Abbiamo rispettato le regole"

di LUIGI SPEZIA

 

 

10 novembre 2014

 

Nuova bufera giudiziaria sul parlamentino di viale Aldo Moro. Sono in corso di notifica 42 avvisi di fine indagine dell'inchiesta della Procura di Bologna sulle spese dei consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna. E' l'atto che prelude, solitamente, alle richieste di rinvio a giudizio. Gli avvisi sono 42, e non 41 come precedentemente detto, perché destinataria è anche la segretaria di Matteo Riva (Gruppo misto). Fra le spese contestate dalla Procura figurano un sex toy acquistato da un'eletta; un soggiorno a Lampedusa, altre interviste a pagamento oltre a quelle già emerse nelle indagini, viaggi e trasferte di personaggi pubblici a spese della Regione e non dei partiti. L'inchiesta riguarda il periodo giugno 2010-dicembre 2011.

I reati contestati. Sono coinvolti tutti i gruppi dell'assemblea legislativa. Per tutti i consiglieri si ipotizza il reato di peculato, e c'è anche un caso di truffa. Per i capigruppo, i primi a essere iscritti nel registro degli indagati, le contestazioni ipotizzate dalla Procura sono due: la prima per le spese in proprio non pertinenti e la seconda per omesso controllo su quanto speso dai colleghi di partito. Ai capigruppo è dunque contestata l'intera cifra che si ritiene un gruppo abbia speso senza pertinenza con l'attività di consigliere regionale. Il governatore dimissionario Vasco Errani non è nella lista degli indagati.

 
Tutti i nomi. Per il Partito democratico: Marco Monari, Marco Barbieri, Marco Carini, Thomas Casadei, Gabriele Ferrari, Vladimiro Fiammenghi, Roberto Garbi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Roberto Montanari, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Giuseppe Pagani, Anna Pariani, Roberto Piva, Luciano Vecchi, Damiano Zoffoli, Matteo Richetti.
Pdl: Luigi Villani, Enrico Aimi, Luca Bartolini, Gian Guido Bazzoni, Galeazzo Bignami, Fabio Filippi, Andrea Leoni, Marco Lombardi, Andrea Pollastri, Mauro Malaguti, Alberto Vecchi.


Gruppo misto: Matteo Riva (ex Idv). In concorso con lui risponde l'impiegata del gruppo Rossella Bolino.

 
Lega Nord: Manes Bernardini, Stefano Cavalli, Stefano Corradi.

Con loro c'era Mauro Manfredini, nel frattempo deceduto.


Sel: Gian Guido Naldi e Gabriella Meo.


Federazione della Sinistra: Roberto Sconciaforni.
Idv: Liana Barbati e Sandro Mandini.

 
M5s: Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, entrambi espulsi nel frattempo dal movimento.


Udc: Silvia Noè.


Sono nove i consiglieri non toccati dagli avvisi di fine indagine: il presidente uscente Vasco Errani, Stefano Bonaccini (per cui la Procura ha parimenti chiuso le indagini come per gli altri 42, ma chiedendo al gip l'archiviazione), Roberta Mori, Palma Costi, Luciana Serri, Tiziano Alessandrini (tutti del Pd), Monica Donini (Federazione della sinistra), Franco Grillini (ricandidato con la lista Emilia-Romagna civica) e Mauro Manfredini (Lega nord), la cui posizione è stata stralciata perché nel frattempo è deceduto.

Sex toys, viaggi e trasferte. Dalle carte emergono alcuni casi particolari. A Casadei (Pd), già finito nell'occhio del ciclone per lo scontrino da pochi centesimi della toilette pubblica, la spesa viene contestata anche a fine indagine; nel mirino anche viaggi dalla Romagna a Modena, dove insegna, che sarebbero legati non ad appuntamenti politici ma impegni di docenza.  Secondo la Procura non era un'iniziativa politica quella di Matteo Riva a Lampedusa ("Lampedusa porta dell'Emilia-Romagna"), ma una vacanza. Un'eletta ha acquistato con soldi della Regione un sex toy. Marco Travaglio e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris sarebbero stati accolti in Emilia, per iniziative dell'Idv, con auto pagate (a loro insaputa) non dal partito ma dalla Regione.


Le elezioni vicine. Gli avvisi sono partiti a pochi giorni dalle elezioni regionali del 23 novembre, quando i cittadini emiliano-romagnoli saranno chiamati a decidere chi sarà il successore di Errani. Il governatore si è dimesso a luglio dopo la condanna in appello (era stato assolto in primo grado) per falso ideologico nell'inchiesta Terremerse su un finanziamento ottenuto dalla cantina guidata dal fratello Giovanni.


Oltre 2 milioni di euro. La somma complessiva contestata ai consiglieri ammonta a 2 milioni e 87mila euro. La fetta più consistente riguarda il gruppo del Pd, che in assemblea è il più folto: 940.000 euro per 18 consiglieri indagati. Al secondo posto come cifra c'è l'Idv, con 423.000 euro e appena due consiglieri indagati. Secondo quanto si apprende sarebbero 11 invece gli indagati del Pdl (205.000 euro totali), tre della Lega Nord (135.000), due del M5S (98.000), due di Sel-Verdi (77.000 euro), uno del gruppo Misto (27.000 euro), uno di Fds (151.000 euro) uno dell'Udc (31.000 euro).

Le cifre contestate, gruppo per gruppo

LO SPECIALE REP.IT Regionali Emilia



La bufera alla vigilia delle primarie. Da diversi mesi si sa che tutti i capigruppo sono indagati. Poi sono usciti altri nomi. Fra di essi - e fu bufera politica, perché si conobbero
pochi giorni prima delle primarie del Pd - il candidato del centrosinistra alla poltrona di governatore Stefano Bonaccini (per il quale, però, la Procura ha chiesto l'archiviazione) e colui che doveva essere il suo sfidante interno, Matteo Richetti, ritiratosi dalla corsa alle primarie. "Ho chiarito tutto", disse, dopo essersi presentato dai magistrati.
A dispetto di quanto si era ipotizzato nelle scorse settimane, gli avvisi sono arrivati prima delle urne. Dunque coloro che si ricandidano a un nuovo mandato in Regione potranno conoscere in anticipo l'eventuale proprio status di indagato.


Le reazioni. Nel Pd è sconcerto per la tempistica degli eventi. "A poco più di dieci giorni dal voto..." è il commento che qualcuno si fa scappare a taccuini chiusi dialogando con l'agenzia Dire. "L'avevo detto, avevo proposto di andare a votare a marzo per evitare questo tritacarne in piena campagna elettorale ma nessuno mi ha ascoltato", lamenta il consigliere uscente del centrosinistra (e ricandidato con Emilia-Romagna civica) Franco Grillini. "Ognuno è responsabile di se stesso", si limita a commentare Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione. Gli avvisi a pochi giorni dal voto?  "Questa cosa non mi piace", aggiunge.


Il capogruppo della Lega Nord Stefano Cavalli (non ricandidato) attacca la tempistica della Procura: "I cittadini devono scegliere in modo tranquillo, perché qui non c'è nessuno che si è messo in tasca i soldi per fare viaggi alle Maldive o comprarsi la macchina. Abbiamo sempre speso in modo corretto, seguendo le regole e le leggi regionali".


Merola: "Niente polemiche, fiducia nella magistratura"
. "Purtroppo di queste elezioni non si sta parlando e questa notizia non aiuta", commenta il sindaco di Bologna Virginio Merola. "Bisogna aspettare che la magistratura faccia il suo corso, occorre attendere come finiscono le indagini e avere fiducia nella magistratura, senza fare polemiche. Siamo di fronte solo a avvisi di fine indagine - sottolinea Merola -, vediamo chi sono i candidati coinvolti in questo provvedimento. Quello che il Pd doveva fare per reagire è stato fatto, le candidature sono state rinnovate".


La Procura: rispettati i tempi. La Procura di Bologna "ha rispettato i tempi dell'inchiesta" avviata due anni fa. Così il procuratore aggiunto Valter Giovannini, coordinatore dell'inchiesta."Abbiamo rispettato i tempi dell'inchiesta. Non dimentichiamo che in passato ci e' stato anche attribuito un ritardo nello svolgimento della stessa".

Costi: "Non è una sentenza". "Gli avvisi di fine indagine non sono una sentenza", commenta in una nota la presidente dell'Assemblea legislativa Palma Costi, "aprono anzi una fase del procedimento che è di garanzia per chi viene a conoscenza delle contestazioni che lo riguardano". "Le responsabilità personali vanno prima accertate- prosegue-. L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha adottato controlli di spesa ben prima che venissero introdotti a livello nazionale e in questa legislatura ha ridotto i costi della politica applicando il principio dei costi standard. Inoltre, in questi mesi abbiamo visto i rendiconti dei Gruppi sottoposti al vaglio dei controlli della Corte dei conti, con sentenze della Sezione giurisdizionale della stessa Corte dei conti e della Corte costituzionale che hanno sancito la regolarità delle spese e la loro attinenza".
"Allo stesso modo- chiude la presidente dell'Assemblea legislativa- è chiaro che se qualcuno ha sbagliato sarà chiamato a far fronte alle proprie responsabilità, nella convinzione che le regole fissate dal nostro Stato di diritto rappresentino ampia garanzia per chi è chiamato in causa e per la possibilità di stabilire quale sia la verità".

I gruppi: "Sereni, abbiamo rispettato le regole". "Manteniamo la serenità che sempre abbiamo avuto, nella certezza di aver rispettato le regole e le leggi in vigore in materia di fondi assegnati ai Gruppi assembleari. Una serenità rafforzata dalle sentenze emesse in questi due, lunghissimi anni dalla Corte costituzionale e dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti". Lo scrivono i presidenti dei gruppi consigliari.  "L’indagine prende in esame le annualità 2010 e 2011 ma da subito, in questa legislatura, a partire appunto dal 2010, siamo intervenuti, primi in Italia, producendo una forte riduzione dei fondi assegnati ai Gruppi che attualmente ammontano a circa 7 mila euro l’anno a consigliere. E le spese sono state tutte vagliate e certificate dal Collegio dei revisori dei conti".

Bonaccini: "Non è una condanna". "Si sapeva che doveva arrivare la conclusione delle indagine e quindi gli eventuali

 

avvisi di fine indagine che peraltro di per sé non sono mica una condanna, sono un elemento per cui oggi ci sarà la garanzia per gli indagati di sapere cosa gli viene contestato". Sono le parole di Stefano Bonaccini, candidato governatore del centrosinistra. Ora anche i consiglieri avranno l'occasione di spiegare, "come capitò a me qualche settimana fa nella quale sono riuscito a dimostrare l'appropriatezza di quelle poche spese che mi avevano contestato".

© Riproduzione riservata 10 novembre 2014

 

 

All. 2) Enti Inutili

D’Alia: lotta agli enti inutili,

via i satelliti dei ministeri

 

23 luglio 2013 

Pubblichiamo l’intervista rilasciata dal ministro D’Alia ad Antonio Vastarelli per il Mattino.

Sopprimere gli enti di vigilanza, accorpandoli con i ministeri, e mettere sotto
controllo i conti delle società partecipate di Regioni ed enti locali, delle
quali non si conoscono numero e costo dei dipendenti. Sono queste le due linee
d’azione che propone il ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, per
iniziare a risolvere il problema degli enti inutili che, oggetto di 8 leggi che
ne decretavano la soppressione a partire dal 1956, sono in gran parte ancora in vita.

Ministro, da un’inchiesta del Mattino, è emerso che gli enti inutili sono
stimati nell’ordine di 5mila e costerebbero 10 miliardi di euro. Tanti governi ne hanno promesso la chiusura ma con pochi risultati concreti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Patroni Griffi, ha annunciato che novità potrebbero arrivare a breve da nuove misure sulla spending review.

Questa volta ce la fate?

 

“Speriamo di sì. Confermo quanto detto da Patroni Griffi sull’intenzione del
governo di mettere mano all’argomento. Ma è bene prima inquadrare il problema, per capire cosa non ha funzionato. Il tentativo fatto nell’ultimo quindicennio di sopprimere i cosiddetti enti inutili si è concentrato su enti di piccole dimensioni, per consentire gli accorpamenti di quelli al di sotto dei 70
dipendenti, così da eliminare i consigli d’amministrazione. Qualche risultato
c’è stato ma si può e si deve fare molto di più, partendo proprio dai prossimi
provvedimenti di spending review”.

 

In che modo procederà il governo?

 

“Sono due le linee sulle quali operare. Il primo passaggio, utile e veloce, è
fare in modo che i singoli ministeri sopprimano gli enti sottoposti che hanno
funzione di vigilanza, incamerandone servizi e personale: questo produrrebbe un abbattimento immediato di alcuni costi”.

E il secondo passaggio?

“Riguarda le società partecipate delle Regioni e degli enti locali. Il
ministero della Funzione pubblica, in base a norme della finanziaria 2007,
dispone di una banca dati dei consorzi e delle società a partecipazione
pubblica. Questa legge prevedeva che le amministrazioni comunicassero l’elenco delle società di cui fanno parte, che è consultabile sul sito del ministero.
Quello che manca nel censimento, perché non è previsto dalla legge, è l’obbligo di comunicare anche il numero di dipendenti e il relativo costo del personale.
Ora questa verifica la dovremo fare, insieme alla Ragioneria generale dello
Stato”.

Un censimento più approfondito finalizzato ad una stretta sulle partecipate?

“Negli ultimi anni, abbiamo assistito – giustamente per alcuni punti di vista e
ingiustamente per altri – ad un blocco del turn over e delle retribuzioni nella
pubblica amministrazione. Da questo controllo della spesa è sostanzialmente
restato fuori tutto quello che viene definito settore pubblico allargato.
Questo censimento servirà ad avere un quadro esatto del numero di dipendenti di queste società e del costo del personale in modo da poter introdurre meccanismi e criteri che intervengano sui costi e sulla stessa esistenza in vita delle società. Bisogna capire quali sono in regola e possono continuare ad operare e quali no, perché non rientrano nei parametri di legge o non riescono ad operare in condizioni di libero mercato, così come previsto dalla legislazione sulle liberalizzazioni introdotta dal governo Monti”.

Intanto, il blocco del turn over ha acuito il problema dei precari della
pubblica amministrazione: ce ne sono 250mila. Si troverà una soluzione?

“Innanzitutto, di questi, circa 130mila appartengono al comparto scuola, che
dipende dal ministero dell’Istruzione. I restanti 120mila si dividono tra le
altre amministrazioni, e sono presenti in particolare nelle Regioni, nella
sanità e negli enti locali. In generale, visto che si tratta di persone che già
lavorano per amministrazioni pubbliche, la loro conferma può anche avvenire a
costo zero. Bisogna consentire, quindi, una soluzione che eviti la precarietà,
se è possibile farlo ricorrendo a risorse disponibili dei singoli ministeri,
senza esborsi aggiuntivi”.

Intanto, le pubbliche amministrazioni hanno lentamente ricominciato a pagare i debiti arretrati nei confronti di imprese e professionisti. Il ministro Saccomanni parla di tempi rispettati e non esclude che, nell’ultimo trimestre dell’anno, si possa anche anticipare l’impiego dello stanziamento previsto per il 2014.

E’ possibile, quindi, che tutti e 40 i miliardi di euro appostati per
il biennio possano essere disponibili entro pochi mesi?

 

“La competenza e la gestione della materia sono affidate al ministero
dell’Economia e alla Ragioneria generale dello Stato: spetta a loro stabilire
se l’ipotesi è realizzabile. Nell’ambito delle competenze del mio ministero,
però, abbiamo emanato una circolare che ricorda le sanzioni, di natura
disciplinare e contabile, alle quali sono soggetti i funzionari che non
effettuano in maniera compiuta e concreta la ricognizione dei debiti della
propria amministrazione”.

Dopo quello dei ritardati pagamenti, tra i principali problemi sollevati dalle imprese negli ultimi anni, c’è il peso della burocrazia. Quali provvedimenti intendete portare avanti?

“Abbiamo lavorato con Confindustria a un pacchetto di proposte che poi è
entrato nel decreto del fare, che ora inizia l’iter in Parlamento. In
particolare, abbiamo introdotto una serie di semplificazioni e
una riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese che, se
approvata così com’è, porterà ad un risparmio di 500 milioni di euro annui per
il sistema imprenditoriale. E’ un primo passo avanti, soprattutto in settori
importanti come quelli dell’edilizia, dell’ambiente e della sicurezza sul
lavoro”.

Prevede un’accelerazione anche per il processo di digitalizzazione della
pubblica amministrazione, che finora ha registrato esiti al di sotto delle attese?

“Nel decreto del fare è prevista una riorganizzazione della governance di
Agenda digitale, con una cabina di regia istituita presso la Presidenza del
Consiglio, della quale fa parte il mio ministero che la coadiuva per il
capitolo dell’innovazione nei procedimenti amministrativi. Il fatto che si sia
finalmente individuata una regia unica per l’utilizzo delle risorse e un
coordinamento con i tecnici e dirigenti di Agenda digitale, rafforzata dalla
nomina dell’organismo consultivo diretto dal commissario Francesco Caio, mi
sembra una cosa positiva. Alcune cose sono già in itinere: dal fascicolo
sanitario elettronico, all’interoperatività tra i sistemi informatici delle
varie amministrazioni che, sostituendo il supporto digitale a quello cartaceo,
diventano più veloci e anche più trasparenti. E, proprio sulla trasparenza, la
settimana scorsa abbiamo emanato una circolare che ricorda gli obblighi dei
singoli dirigenti in materia di accesso civico e controllo diretto da parte dei
cittadini degli atti della pubblica amministrazione”.

 

 

 

 

All.3) Imposte sul fumo

Nuovi aumenti in vista per le sigarette.

Il Consiglio dei Ministri ieri ha dato il via libera alle nuove accise sul tabacco o - come affermato - ha deciso un “riordino” delle stesse. Le accise sui tabacchi, in realtà, non erano all'ordine del giorno della riunione di ieri a Palazzo Chigi, ma sono saltate fuori a sorpresa. Le nuove imposte sulle bionde scatteranno a gennaio 2015 e daranno allo Stato un gettito aggiuntivo di 200 milioni l'anno prossimo. Modificata anche la tassazione delle sigarette elettroniche e dei bruciatori, per i quali viene indicata un'imposta “agevolata” al 50% anziché al 58,5% come inizialmente ipotizzato: una decisione del TAR del Lazio aveva portato alla sospensione di questa maxi tassa, minacciando un rinvio alla Consulta per ragioni di uguaglianza e capacità contributiva.

 

All.4) Benzina: nuovi record. Ecco l’elenco delle vergognose accise sui carburanti

Non passa giorno che il prezzo dei carburanti segni nuovi record.

Tali notizie non possono che farci preoccupare ed arrabbiare un po’, MA ormai sappiamo tutti che i rincari sono legati prevalentemente alle elevate quotazioni del greggio.

Quello che forse non sappiamo - molto bene - è che sul prezzo in Italia pesano “tasse misteriose” che resistono da oltre 70 anni e che il nostro caro Paese continua a farci pagare.

Vediamo quali sono questi costi che gravano sugli automobilisti

Il prezzo complessivo è composto da varie voci: dal costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci - che contemplano spese e guadagni per diversi soggetti - ammontano solo al 30% del costo del carburante.

La vera “vergogna” arriva dalle famose accise che pesano per il 52% sul costo totale.

Pensate, la prima fu introdotta da Mussolini nel lontano 1935 - 1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia. Poi nel corso degli anni ogni Governo ha deciso di imporre “balzelli” per ogni emergenza: dalla crisi di Suez (1956), al disastro del Vajont (1963), fino alle guerre in Libano e Bosnia.

L’ELENCO

Guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire)

La crisi di Suez del 1956 (14 lire)

Il disastro del Vajont del 1963 (10 lire)

Alluvione di Firenze del 1966 (10 lire)

Terremoto del Belice del 1968 (10 lire)

Terremoto del Friuli del 1976 (99 lire)

Terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire)

Missione in Libano del 1983 (205 lire)

Missione in Bosnia del 1996 (22 lire)

Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (0,020 euro, ossia 39 lire)

Decreto Legge 34/11 per il finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali (0,0073 Euro)

0,040 Euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011, ai sensi della Legge 225/92

0,0089 per far fronte all'alluvione in Liguria ed in Toscana del novembre 2011

0,112 Euro sul diesel e 0,082 Euro per la benzina in seguito al Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici» del governo Monti.

MA non finisce qui: perché come spesso accade in Italia – abbiamo una tassa sulla tassa. Su questi 25 centesimi di euro infatti, sommati alla vera e propria imposta di fabbricazione (definita per decreti ministeriali), viene aggiunta pure l’Iva del 20%.

Ma quanto guadagna lo Stato?: i conti sono facili, ogni centesimo di aumento sul carburante comporta un maggiore introito di circa 20 milioni di euro al mese per le casse dello Stato. Secondo i dati dell’Unione petrolifera nel 2007, le entrate fiscali alimentate dai prodotti petroliferi sono state superiori ai 35 miliardi (24,7 derivanti dalle accise e 10,5 dall’Iva).

Ecco l'ultima stangata: ancora tasse sulla benzina

Nel 2015 gli automobilisti italiani si troverebbero con un aggravio fiscale di quasi 2,4 miliardi di euro

Franco Grilli - Mar, 11/11/2014 - 15:28

Nuove tasse e nuove rincari. Questa volta a lanciare l'allarme è l'Unione Petrolifera che chiede un incontro al premier Matteo Renzi.

Motivo? Nel solo 2015 le imposte sui carburanti potrebbero aumentare di quasi 8 centesimi euro/litro se dovesse essere confermata la nuova clausola di salvaguardia prevista da un emendamento presentato dal Governo alla Legge di stabilità 2015, che passa dai 988 milioni inizialmente previsti a 1,7 miliardi di euro, cui aggiungere i 671 milioni già deliberati dal Dl Imu approvato nel 2013.

In pratica, secondo l'Up, nel 2015 gli automobilisti italiani si troverebbero con un aggravio fiscale di quasi 2,4 miliardi di euro, senza tenere conto degli ulteriori aumenti già previsti per gli anni successivi, che darebbe il colpo di grazia ad ogni ipotesi di ripresa dei consumi e dell’attività economica che, come ha rilevato ieri l’Istat, in settembre ha fatto registrare l’ennesima e drammatica battuta d’arresto. Proseguendo su questa strada, sottolinea Up, "l’Italia rischia di non uscire più dalla spirale recessiva in cui si trova ormai da diversi anni. Rimettere in moto un ciclo economico virtuoso passa solo attraverso l’incremento del potere acquisto alle famiglie e i consumi per la mobilità sono veicolo di crescita economica".

L’Unione Petrolifera nelle settimane scorse aveva scritto al presidente del Consiglio, chiedendo un incontro, "senza avere ricevuto ancora alcuna risposta, per rappresentare tutta la sua preoccupazione per il futuro di un settore che rischia di essere spazzato via, con effetti devastanti in termini sociali e occupazionali, oltre 100.000 persone impiegate, nonché di sicurezza degli approvvigionamenti".

"Ancora un aumento delle accise su benzina e diesel nascosto tra le pieghe della legge di stabilità: e questo sarebbe lo stesso esecutivo che sprona gli enti locali a tagliare gli sprechi invece che aumentare le tasse? Quanta ipocrisia!", ha dichiarato il deputato di Forza Italia Luca Squeri. Che poi ha aggiunto: "Già l’Italia ha il record mondiale per l’onerosità delle accise sui carburanti, con questa nuova e ulteriore clausola di salvaguardia si conferma il ricorso scriteriato del governo all’incremento delle imposte: la nuova misura sarà, infatti, una vera e propria stangata per i cittadini e il requiem per un intero settore che continua ad essere considerato un pozzo da cui attingere all’infinito. Peccato si sia arrivati al fondo da un pezzo".

http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/public/foto/2012/09/01/benzina14.jpg

 

Lucca, 12 novembre 2014

 

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