Di Antonio Rossetti
Cresce in intensità la pubblicazione di notizie riguardanti l’economia, la disoccupazione, in particolare quella dei giovani, con raffronti temporali e con altri Paesi, in qualche caso sovrastimando o sottostimando i fenomeni. Anche questo è un modo per fare politica.
Premetto che è un campo minato non solo perché le fonti sono molte e spesso intervengono proponendo analisi relative e parziali a ridosso di altre. Alla fine rimane l’idea di come andata, migliora la situazione oppure no, una sintesi che viene fatta dai titoli più che da una attenta lettura e analisi dei dati.
Mi sono proposto, pensando che possa essere di una qualche utilità, la ricostruzione, seppure attingendo a fonti ufficiali, pur diverse quali Censis, Istat e Cnel, un tentativo di sintesi ragionata, mantenendo i riferimenti per chi abbia interesse o voglia di analizzare, per proprio conto, i dati presenti nelle fonti dirette.
In questo percorso sono trascurati i dati non considerati (lavoro non ufficializzato, imprese non risultanti) che pure esistono e che vengono stimati, così come le attività irregolari. I dati, premetto che si tratta di numeri assoluti, per le percentuali occorre molta prudenza così come per i grafici, non perché non siano corretti, ma per la ragione che possono ingannare se ci limitiamo ad una lettura o visione che spesso facciamo in fretta.
Dati reali riferiti all’Italia. Partiamo dalla popolazione residente per fasce di età anno 2012, tabella allegata 1).
Il Totale della popolazione italiana è di circa 60.000.000.
I PENSIONATI sono 16.593.892;
(fonte Inps) le pensioni sono 23.577.892 (fonte Inps) riferimento all’anno 2012 .(Il numero delle pensioni è superiore rispetto al numero dei pensionati perché vi sono pensionati con più di una pensione). Il ragionamento sulle possibilità di unificare in un unico trattamento pensioni diverse, pur mantenendo gli stessi trattamenti fiscali esistenti, mi pare risolvibile anche nel rapporto tra enti diversi operando per titolarità di prevalenza con i rispettivi conguagli, ma questo, al momento, è argomento laterale alla riflessione scelta.
Il Numero Totale degli occupati,
ad agosto 2014, era 22.388.000 (anche in questo caso sarebbe necessario un approfondimento su quanti sono gli occupati nelle rispettive forme di rapporto di lavoro, se ancora in forza pur essendo in cassa integrazione speciale, o se assunti a tempo determinato, parziale o in altre delle decine di possibilità di costruire un rapporto di lavoro regolare).
I disoccupati con età tra 15 e 24 anni sono 710.000 (gli occupati nella stessa fascia di età sono 895.000). Non sono stati considerati nel calcolo dei tassi di disoccupazione resi pubblici i 4.372.000 giovani di questa stessa fascia di età che risultano non sono interessati o studiano. In sostanza nella fascia di età 15-24 anni in Italia sono residenti 5.947.000. (Non si tratta di diluire i dati, ma di avere il quadro completo delle potenzialità, delle esigenze e domande che provengono da un importante parte della società.
La percentuale dei disoccupati tra i giovani da 15 a 24 anni dovrebbe essere calcolata in rapporto con tutta la popolazione giovane della stessa fascia di età e, se lo si ritiene parametro utile, rispetto al numero totale dei disoccupati per avere un quadro completo della realtà da affrontare con le scelte sulla politica del lavoro inteso nel senso più ampio, dalla formazione alla riqualificazione e il reinserimento .
Si possono fare altri confronti altri calcoli, ma questo in sintesi è il quadro dal quale occorre partire:
60.000.000 di residenti
16.593.892 di pensionati *
22.380.000 occupati
3. 134.000 disoccupati
(di questi 710.000 disoccupati con età tra 15 e 24 anni).
In sostanza ogni 100 disoccupati in totale 22,6 sono giovani in età fra 15 e 24 anni . Nell’ipotesi che si volesse incidere in modo da ridurre in proporzione la disoccupazione totale si dovrebbero creare circa 4 posti su 5 per età superiori alla fascia “giovani”.
Le scelte da attuare in materia di politica attiva per il lavoro dovranno fondarsi sulla consapevolezza che, senza iniziative adeguate, la popolazione dell’età di mezzo (40-50 anni) si troverà con scarse possibilità di lavoro perché troppo “vecchia” e senza potere andare in pensione perché troppo “giovane” o con pochi contributi previdenziali versati.
Volendo considerare la quota rilevante dei giovani senza lavoro la dobbiamo valutare in relazione al totale dei disoccupati perché, comunque lo si consideri, il numero di 710.000 disoccupati, nella fascia 15-24 anni, è una quota parte dei 3.134.000 disoccupati in totale, vedi allegato 3).
Sottovalutare il dato che riguarda oltre 2.400.000 disoccupati (in altre fasce di età) è un grave errore. In molti casi si tratta di doppio problema che riguarda i giovani disoccupati e i loro genitori che hanno perso il lavoro. In altri casi sono persone con figli in età scolare, solo per indicare alcune delle tante situazioni reali.
I messaggi che presentano un quadro della situazione dalla quale si evince che un giovane su due, tra 15 e 24 anni, è disoccupato o dire che oltre il 44% è senza lavoro, vedi allegato 2), senza indicare se questo è riferito al numero di 895.000 giovani che sono occupati oppure ai 6.000.000 di giovani appartenenti alla fascia di età da 15 a 24 anni, è un modo insufficiente se non fuorviante per informare sulla realtà.
Infatti il rapporto tra giovani disoccupati (710.000) e giovani appartenenti alla fascia di età da 15 a 24 anni è correttamente riportato nella misura dell’ 11,9% con riferimento al numero di coloro che fanno parte di quella fascia. ( vedi allegati 3 e 4), mentre non è specificato nell’allegato 2).
Nell’affrontare questo argomento, da tutti definito priorità delle priorità, si può analizzare e confrontare il dato della popolazione per fasce di età tra 15 e 24 anni e tra 55 e 64 anni. Risulta evidente, in via teorica, la possibilità di una maggiore uscita annuale di persone per pensionamento rispetto alla popolazione in entrata, già presente nelle fasce giovanili. La differenza totale di popolazione fra le due fasce prese in considerazione è in media di 150.000 persone all’anno (nei 10 anni sono 1.500. 000 circa), vedi tabella allegato 1).
In via teorica perché non è dato sapere se le sostituzioni (turn over) avverranno in modo parziale e in quali tempi, tuttavia è un dato che viene considerato raramente nelle discussioni sull’argomento e che, al contrario, potrebbe essere programmato nelle azioni concrete sulla materia.
Nella sostanza trascurare una parte consistente, 4/5 circa, non è un servizio al futuro e ai giovani è, al contrario, dimentica gravissime situazioni individuali e personali. Già in passato sono stati approvati provvedimenti che, di volta in volta, hanno evidenziato qualche “frazione” del problema disoccupazione ed è stato un limite. Il lavoro è una condizione importante per tutti coloro che si trovano in stato di disoccupazione involontaria, per i giovani se ne sottolinea giustamente la gravità perché hanno una vita intera davanti, ma la disoccupazione è un dramma per tutti e le azioni, pur con le difficoltà di circostanza, non possono lasciare nessuno per strada.
Se è una utopia il risultato non può esserlo l’impegno e la ricerca di soluzioni concrete.
*Il dato non è totale perché non considera altri fondi o pensioni assicurative personali, ma è di grande rilevanza.
Istat : Distribuzione della popolazione 2012 - Italia
Età |
Celibi |
Coniugati |
Vedovi |
Divorziati |
Maschi |
Femmine |
Totale |
|
% |
% |
|
% |
|||||
0-4 |
2.752.143 |
0 |
0 |
0 |
51,3% |
48,7% |
2.752.143 |
4,6% |
5-9 |
2.785.733 |
0 |
0 |
0 |
51,4% |
48,6% |
2.785.733 |
4,7% |
10-14 |
2.787.341 |
0 |
0 |
0 |
51,4% |
48,6% |
2.787.341 |
4,7% |
15-19 |
2.844.852 |
5.321 |
10 |
39 |
51,5% |
48,5% |
2.850.222 |
4,8% |
20-24 |
2.921.440 |
146.026 |
195 |
1.168 |
51,0% |
49,0% |
3.068.829 |
5,2% |
25-29 |
2.584.796 |
707.431 |
1.365 |
6.245 |
50,2% |
49,8% |
3.299.837 |
5,6% |
30-34 |
2.018.004 |
1.743.854 |
4.871 |
26.624 |
50,0% |
50,0% |
3.793.353 |
6,4% |
35-39 |
1.643.316 |
2.812.614 |
13.996 |
85.992 |
49,9% |
50,1% |
4.555.918 |
7,7% |
40-44 |
1.190.869 |
3.396.802 |
31.417 |
163.051 |
49,7% |
50,3% |
4.782.139 |
8,1% |
45-49 |
850.031 |
3.634.883 |
62.700 |
215.016 |
49,4% |
50,6% |
4.762.630 |
8,0% |
50-54 |
559.851 |
3.296.490 |
103.893 |
201.385 |
48,8% |
51,2% |
4.161.619 |
7,0% |
55-59 |
390.071 |
3.003.373 |
166.134 |
164.697 |
48,5% |
51,5% |
3.724.275 |
6,3% |
60-64 |
307.063 |
2.976.293 |
282.864 |
133.126 |
48,2% |
51,8% |
3.699.346 |
6,2% |
65-69 |
230.855 |
2.415.450 |
397.732 |
88.848 |
47,4% |
52,6% |
3.132.885 |
5,3% |
70-74 |
221.670 |
2.162.596 |
632.382 |
63.021 |
45,8% |
54,2% |
3.079.669 |
5,2% |
75-79 |
182.311 |
1.483.753 |
800.540 |
35.379 |
43,0% |
57,0% |
2.501.983 |
4,2% |
80-84 |
152.511 |
879.448 |
891.734 |
20.099 |
38,6% |
61,4% |
1.943.792 |
3,3% |
85-89 |
99.231 |
353.716 |
710.564 |
9.808 |
32,5% |
67,5% |
1.173.319 |
2,0% |
90-94 |
35.763 |
76.126 |
295.227 |
2.911 |
27,1% |
72,9% |
410.027 |
0,7% |
95-99 |
11.468 |
11.619 |
90.434 |
597 |
21,4% |
78,6% |
114.118 |
0,2% |
100+ |
1.718 |
850 |
12.392 |
69 |
16,3% |
83,7% |
15.029 |
0,0% |
Totale |
24.571.037 |
29.106.645 |
4.498.450 |
1.218.075 |
48,4% |
51,6% |
59.394.207 |
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Tg. Com 24
30 settembre 2014
aumento di un punto su luglio e di 3,6 sul 2013. A settembre Italia resta in deflazione
12:35 - Il tasso di disoccupazione in Italia ad agosto è del 12,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti nei dodici mesi. E' quanto risulta dai dati Istat. Tra i giovani dai 15 ai 24 anni invece, la disoccupazione è stata del 44,2%, in aumento di un punto percentuale rispetto a luglio e di 3,6 punti nei 12 mesi. Dal calcolo sono esclusi i giovani inattivi, cioè quelli che non sono occupati e non cercano lavoro.
Ad agosto gli occupati sono 22,38 milioni, in aumento dello
0,1% rispetto al mese precedente (+32mila) e sostanzialmente invariati su base
annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cresce di 0,1 punti percentuali
sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima. Il numero di
disoccupati, pari a 3 milioni 134 mila, diminuisce del 2,6% rispetto al mese
precedente (-82 mila) e dello 0,9% su base annua (-28 mila).
I giovani - I dati peggiori riguardano la situazione dei giovani. Ad agosto
2014 risultavano occupati 895mila giovani tra i 15 e i 24 anni, in diminuzione
del 3,6% rispetto al mese precedente (-33mila) e del 9% su base annua
(-88mila). Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15%, diminuisce di 0,5
punti percentuali su luglio e di 1,4 punti nei dodici mesi.
Gli inattivi - Il numero di individui inattivi, cioè coloro che non sono
occupati e non cercano lavoro, ad esempio perché impegnati negli studi, tra i
15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente mentre diminuisce
dello 0,5% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 36,4%,
cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre diminuisce di
0,1 punti su base annua.
A settembre l'Italia resta in deflazione - L'Italia è ancora in deflazione. A
settembre, l'indice dei prezzi al consumo, misurato dall'Istat nelle prime
stime, scende dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2013 e dello 0,3% nei
confronti di agosto 2014.
Cnel: "Disoccupazione oltre il 30%" Occupati e disoccupati (dati provvisori)
Ad agosto 2014 gli occupati sono 22 milioni 380 mila, in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente (+32 mila) e sostanzialmente invariati su base annua.
Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cresce di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima.
Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 134 mila, diminuisce del 2,6% rispetto al mese precedente (-82 mila) e dello 0,9% su base annua (-28 mila).
Il tasso di disoccupazione è pari al 12,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti nei dodici mesi.
I disoccupati tra i 15-24enni sono 710 mila. L'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11,9%, stabile rispetto al mese precedente ma in aumento di 0,7 punti percentuali su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 44,2%, in crescita di 1,0 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,6 punti nel confronto tendenziale.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente mentre diminuisce dello 0,5% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 36,4%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,1 punti su base annua.
Il Fatto quotidiano 1 ottobre 2014
Nuovo record per la disoccupazione giovanile. Mentre cala il tasso generale di 0,3 punti percentuali, si registra un nuovo picco per i più giovani. L’Istat nel suo bollettino rileva che il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 44,2%, ed è ancora in crescita di 1,0 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,6 punti nel confronto tendenziale. Si tratta del dato più alto dal ’77, data di inizio delle serie storiche trimestrali. Una situazione preoccupante confermata anche dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) che nell’ultimo rapporto dice: “Impossibile tornare ai livelli di occupazione pre-crisi”.
I disoccupati, secondo l’Istat, tra i 15-24enni sono 710 mila. L’incidenza dei disoccupati sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,9%, stabile rispetto al mese precedente ma in aumento di 0,7 punti percentuali su base annua. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono pertanto esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, ad esempio perché impegnati negli studi: questi sono circa 4 milioni 372 mila, in aumento dello 0,7% nel confronto congiunturale (+28 mila) e dello 0,2% su base annua (+9 mila). Il tasso di inattività dei giovani tra 15 e 24 anni, pari al 73,2%, cresce di 0,5 punti percentuali nell’ultimo mese e di 0,7 punti nei dodici mesi. Ad agosto 2014 risultavano occupati 895 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, in diminuzione del 3,6% rispetto al mese precedente (-33 mila) e del 9,0% su base annua (-88 mila). Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,0%, diminuisce di 0,5 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,4 punti nei dodici mesi. Il numero di giovani disoccupati, pari a 710 mila, aumenta dello 0,3% nell’ultimo mese (+2 mila) e del 5,6% rispetto a dodici mesi prima (+37 mila)”. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all’11,9% (cioè più di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza è stabile nell’ultimo mese mentre aumenta di 0,7 punti rispetto allo scorso anno.
Piccolo spiraglio si vede invece in merito al tasso di occupazione generale che ad agosto è stato pari al 55,7%, in crescita di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima. Gli occupati ad agosto sono 22 milioni 380 mila, in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente (+32 mila) e sostanzialmente invariati su base annua. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente mentre diminuisce dello 0,5% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 36,4%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,1 punti su base annua.
La situazione è confermata anche dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) nel Rapporto sul mercato del lavoro 2013\2014. In sette anni (dal 2007) si sono persi 1 milione di posti di lavoro. Si disegna così un quadro di tendenziale peggioramento, a ritmi alternati, che solo nel 2013 ha mostrato una stabilizzazione del mercato del lavoro. La sensazione, si legge, è quella di un’inversione di tendenza che potrà prendere il via a partire dal 2015. Impossibile, però, poter tornare ai livelli pre-crisi: “Sarebbero necessari 2 milioni di posti di lavoro in più entro il 2020″. I settori ad aver risentito maggiormente della crisi sono quello manifatturiero e dell’edilizia, ma il trend caratterizza tutte le occupazioni. Il segnale di ripresa registrato dal 2013 non ha, però, fatto ripartire un mercato che risulta ancora stagnante. Anche il livello d’istruzione dei lavoratori, dice il Cnel, si è tendenzialmente abbassato, questo perché le aziende preferiscono assumere manodopera non qualificata, quindi a costi ridotti, da formare. Questo elemento è la diretta conseguenza di scarsi investimenti italiani in ricerca (1,27% del Pil), quasi la metà rispetto alla media comunitaria (2,08%). Questa situazione provoca un netto arretramento dello stile di vita, non solo tra i disoccupati, ma anche tra i lavoratori a basso reddito, aumentando così il fenomeno dei “working poor“. La riprova si trova nel crollo del potere d’acquisto che, dal 2009 al 2013, è tornato ai livelli di dieci anni fa, con un crollo del 6,7%.
Lucca, 3 ottobre 2014