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Gli italiani se possono  “risparmiano”  e aspettano.

 

Di Antonio Rossetti

 

Proprio in questi giorni i dati resi noti dal CENSIS ci presentano un paese, l’Italia, che a fronte di mesi e mesi di  notizie preoccupanti circa il futuro del Paese, di dati allarmanti per la   grave crisi occupazionale,  ha scelto di  aspettare tempi migliori .

Che siano scelte condizionate dal continuo richiamo alla crisi, dalla pressione dell’Europa per il  nostro debito pubblico, dal continuo richiamo  alle riforme, che è presumibile siano di difficile realizzazione in tempi brevi, o in conseguenza  della confusione  che in questi mesi c’è stata, ancora c’è, è di tutta evidenza.

L’incertezza, la confusione, la paura per il futuro sono presenti in ogni momento nelle notizie diffuse  dai mezzi di informazione, vecchi e nuovi, così come  nei colloqui quotidiani.

La confusione in materia di  imposte  per gli  immobili; il richiamo continuo al calo dei consumi, quasi ognuno dovesse consumare  obbligatoriamente cosa e quanto altri deciso; i mancati decreti attuativi su molti provvedimenti,  sono  sotto gli occhi di tutti. 

Se a tutto ciò aggiungiamo  lo  spettacolo deprimente  del Parlamento che  appare invischiato in una  paralisi figlia di rancori, ricatti e rivincite,  che non lasciano intravedere  nulla di buono per la soluzione dei problemi reali dei cittadini, il quadro si complica ancora di più.

Gli italiani di fronte a un quadro che presenta il nostro Paese  come irrimediabilmente perso, in attesa di trovare una strada per la ripresa, hanno deciso: ovviamente ciò è stato possibile  per  coloro che hanno avuto la possibilità di farlo.

 

Secondo i dati della indagine censis :

Il 33% degli italiani teme di diventare povero;

solo il 30% si sente di avere le spalle coperte dal sistema di Welfare ( prestazioni sociali). 

Il  44% risparmia per fare fronte a rischi sociali di salute e di lavoro;

il 36% perché è il solo modo per sentirsi sicuro;

Infine, il 28% lo fa per garantirsi una vecchiaia serena.

 

Quali sono i comportamenti riscontrati dall’indagine:

Boom di contanti e depositi bancari, 234 miliardi in più rispetto al 2007 con un aumento del + 9,21%;

Nello stesso arco di  tempo sono aumentati anche i soldi accantonati con assicurazioni e fondi di pensione con + 7,2% pari a 125 miliardi;

La liquidità delle famiglie è salita a 1.209 miliardi;

Riparte il risparmio gestito con + 31% dei Fondi comuni  dal secondo trimestre 2012 al marzo 2014;Il risparmio in azioni è aumentato del 17%  dal secondo semestre del 2013 al  marzo 2014.

I consumi con – 7% dal 2007 ad oggi;

Gli investimenti immobiliari dimezzati passati da 807 mila compravendite del 2007 a 403 mila nel 2013. 

Se i dati Censis hanno ragione  quale comportamento  degli italiani ci si doveva attendere?

L’unica considerazione che è possibile fare e che i dati non consentono di comprendere la realtà  di dettaglio. In sostanza quanti sono  e chi sono coloro che risparmiano e se al tempo stesso sono aumentate le situazioni di povertà, vale a dire  il numero di coloro che non sono in grado neppure di vivere dignitosamente  e che non rientrano tra coloro che risparmiano. 

Considerazioni  che si possono fare in tutti i casi di rilevazioni statistiche.

In presenza di una situazione di grande incertezza, di paura  per il futuro e di sfiducia nei confronti dei partiti e dei politici, non si poteva che avere una risposta di attesa e di preoccupazione. In questo clima mi pare che il  comportamento individuale  registrato dal Censis sia saggio e razionale.

 

Lucca, 20 settembre 2014

 

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