logo Fucinaidee

Dati Istat: per favore niente piu’ slogan

 

Di Paolo Razzuoli

 

     Oggi 29 agosto, l’Istat ha pubblicato i dati sull’occupazione in Italia nel secondo trimestre dell’anno in corso, nonche’ i dati, se pur prudenzialmente dichiarati provvisori, dell’occupazione nel mese di luglio.  

     Emerge un quadro allarmante, che drammaticamente richiama tutti su una situazione che, se non affrontata con coraggio, determinazione e visione, ci condurra’ in un vicolo cieco dalle conseguenze imprevedibili.

     Sono fra coloro che hanno accolto il Governo Renzi con attenzione e speranza. Ovviamente senza facili illusioni, ma con la consapevolezza che il profilo di Renzi potesse risultare innovativo e propulsivo rispetto alla “palude” della politica italiana.

  Al di la’ degli slogan e della formidabile campagna auto promozionale, qualche segnale c’e’ stato. Non mi riferisco tanto alla prima lettura in Senato della riforma costituzionale (il cammino e’ ancora tanto lungo da renderne ardua la vista della fine), ma ad altri segnali che vanno nella direzione di una rottura di tabu’ che sinora nessuno ha osato nemmeno sfiorare: la sacralita’ dei privilegi della magistratura, l’intangibilita’ del sindacato, il primato morale ed intellettuali della casta sacerdotale  dei professori di sinistra e via dicendo.

     Da qualche tempo pero’ si ha la netta sensazione di essere entrati in una sorta di “Letta bis”, in cui si annaspa di fronte alla durezza di una condizione che non offre sconti a nessuno.

     In breve, il vero problema, quello che su tutti primeggia, e’ quello del lavoro e, conseguentemente, quello di rilanciare la competitivita’ del sistema Italia. Dobbiamo decidere se vogliamo pensare ad un futuro di sviluppo di questo Paese, oppure se ad esso decidiamo di rinunciare, limitandoci ad accompagnarne il declino con il solo intento di limitarne i danni.

   A parole tutti sanno, piu’ o meno consapevolmente, cosa occorre fare: riduzione del debito, riduzione e miglioramento della spesa pubblica, trasferimento di risorse dalla spesa corrente a quella per gli investimenti, riforma del mercato del lavoro, riduzione del peso fiscale  e via dicendo. Fuori da ogni ipocrisia, e’ di tutta evidenza che la terapia per cercare di far ripartire il Paese non e’ indolore. Certe nostre abitudini dovranno essere riviste ed i sacrifici non piacciono a nessuno. Ecco quindi che tutti sono riformisti, purche’ il carico dei sacrifici pesi sulle spalle altrui.

   In aggiunta a cio’, e’ di tutta evidenza che occorre ridurre l’ingerenza degli apparati burocratici nella sfera sociale ed economica. In Italia chi, con grande coraggio, cerca di fare impresa, si trova di fronte tanti di quegli ostacoli da scoraggiare anche il piu’ indomito eroe.

 Proprio in questi giorni ho avuto modo di conoscere la differenza fra l’Italia e l’Inghilterra. Un ragazzo appena diplomato all’Istituto Tecnico, e’ andato a Londra dove, in pochi giorni e’ riuscito a lavorare. Qui a Lucca, un altro ragazzo anch’esso diplomato all’Istituto Professionale, pur avendo immediatamente trovato un’azienda disposta ad assumerlo per uno stage formativo, ancora non e’ riuscito a partire per lungaggini burocratiche del centro per l’impiego.

   La riforma che occorre e’ quindi complessa e di forte impatto culturale, dovendo sottoporre a significativa revisione i rapporti fra vari sottosistemi sociali, cosi’ come si sono consolidati da quasi un cinquantennio. In questa logica, la ridefinizione delle funzioni di corpi intermedi, quale ad esempio il sindacato, o delle attribuzioni di organi di gestione politico-amministrativa, quali ad esempio i comuni, le province e le regioni, rappresentano fatti ineluttabili, anche se di difficolta’ ciclopica.

   Voglio dire senza equivoci, che sono ben consapevole delle difficolta’, cosi’ come sono consapevole che solo affrontandole si potranno creare le condizioni per la ripresa.

E’ la consapevolezza della complessita’ degli scenari, che mi lascia perplesso di fronte a certi slogan che, volendo essere generosi, hanno il suono della vacuita’.

    I dati pubblicati oggi non ammettono ne’ slogan ne’ autopromozione: richiedono coraggio e visione progettuale.

    E’ agevole condividere la presa di posizione della Confindustria che tramite il suo Presidente afferma: "La situazione economica è drammatica. Serve un progetto, dobbiamo pensare chi vogliamo essere, cosa vogliamo diventare”.

"In Italia la gente è paziente.Il carico fiscale in questi anni è stato drammatico e non è servito a molto.Per questo chi governa deve prendere decisioni anche dolorose, ma che ci portino verso la crescita. Stiamo vivendo al di sopra

 delle nostre possibilità, servono tagli

 e rinunce per creare crescita".       

 

Il Codacons tramite il suo Presidente Rienzi

Dati "sconcertanti",per Codacons,quelli sulla disoccupazione a luglio (balzata

 al 12,6%),che avranno ripercussioni pesanti sull'economia italiana nei prossimi mesi. "L'aumento della disoccupazione mostra come la classe politica abbia totalmente fallito sul fronte del

 lavoro, incapace di adottare misure per

arginare quello che è un vero e proprio

 'dramma sociale'".

 Per i consumatori,la deflazione italiana"è la fotografia di un Paese in grandissima crisi".                       

 

    Come ben si vede, da punti di osservazione molto diversi si giunge a conclusioni simili.

   Personalmente non credo che con questo Parlamento si potra’ andare molto lontano.

  Con un’affermazione che so non essere da molti condivisa, credo che Renzi e la sua maggioranza farebbero bene ad appellarsi al Paese, per metterlo di fronte alle proprie responsabilita’.

 Con una maggioranza vera, si potra’ realmente soppesare la statura riformista di Renzi e della sua squadra.  

  Giacche’ sono certo che non sia proprio questo che il Presidente del Consiglio vuole evitare, penso che, al termine del semestre di presidenza italiana dell’UE, si avvii il percorso verso le urne. Il tempo perso potrebbe risultare esiziale perche’ il vento del consenso potrebbe anche cambiare rotta.

     Ed ora i dati Istat. Non sono di agevole lettura, ma il quadro emerge con chiarezza. Soprattutto la statistica relativa al mese di luglio, e’ eloquente nella sua crudezza.

 

Istat: Occupati e disoccupati nel secondo trimestre 2014

 

Nel secondo trimestre 2014 rallenta la riduzione tendenziale del numero di occupati (-0,1%, pari a -14.000 unità in un anno), dovuta all'aumento nel Nord

(+0,3%, pari a +36.000 unità) e nel Centro (+0,8%, pari a 40.000 occupati) a fronte del nuovo calo nel Mezzogiorno (-1,5%, pari a -90.000 unità). Si interrompe

la flessione per gli uomini a cui si associa una lieve riduzione per le donne (-0,2%, pari a -15.000 unità). Al persistente calo degli occupati di 15-34

anni e dei 35-49enni (-4,0% e -1,6%, rispettivamente) continua a contrapporsi la crescita di quelli con almeno 50 anni (+5,5%).

La riduzione tendenziale dell'occupazione italiana (-105.000 unità) si accompagna alla crescita di quella straniera (+91.000 unità). In confronto al secondo

trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri (58,7%) segnala un aumento di 0,6 punti percentuali a fronte della stabilità di quello degli italiani

(55,4%).

Nell'industria in senso stretto riprende la crescita dell'occupazione (+2,8%, pari a 124.000 unità), dovuta solo alla componente maschile, mentre prosegue

la contrazione di occupati nelle costruzioni (-3,8%, pari a -61.000 unità) e nel terziario (-0,6%, pari a -92.000 unità).

Non si arresta la flessione degli occupati a tempo pieno (-0,5%, pari a -89.000 unità rispetto al secondo trimestre 2013), che in quasi due terzi dei casi

riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-0,5%, pari a -57.000 unità). Gli occupati a tempo parziale continuano ad aumentare (+1,9%, pari a 75.000

unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario che riguarda il 64,7% dei lavoratori a tempo parziale.

Dopo cinque trimestri consecutivi di calo, riprende la crescita dei dipendenti a termine (+3,8%, pari a 86.000 unità nel raffronto tendenziale) a cui si

accompagna per il settimo trimestre la diminuzione dei collaboratori (-8,3%, pari a -36.000 unità).

Nel secondo trimestre 2014 anche l'aumento tendenziale del numero dei disoccupati rallenta (+2,2%, pari a 69.000 unità in un anno), coinvolgendo le donne

e le persone in cerca del primo impiego. L'incremento è concentrato nel Nord e nel Mezzogiorno. Il 62,1% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più

(55,7% nel secondo trimestre 2013).

Nel secondo trimestre 2014 il tasso di disoccupazione è pari al 12,3%, in crescita di 0,2 punti percentuali su base annua; per gli uomini l'indicatore rimane stabile all'11,5%; per le donne sale dal 12,8% di un anno prima all'attuale 13,4%. Aumentano i divari territoriali, con l'indicatore pari all'8,4% nel

Nord (+0,3 punti percentuali) e al 20,3% nel Mezzogiorno (+0,5 punti), mentre rimane stabile al 10,8% nel Centro.

Nel secondo trimestre 2014 continua la diminuzione del numero di inattivi 15-64 anni (-1,0%, pari a -151.000 unità), dovuto ai 55-64enni e alimentato in

oltre otto casi su dieci dalle donne. Il tasso di inattività scende al 36,3%, dal 36,6% del secondo trimestre 2013.

 

Istat- Occupati e disoccupati luglio 2014 (dati provvisori)

 

A luglio 2014 gli occupati sono 22 milioni 360 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-35 mila) e dello 0,3% su base annua (-71 mila).

Il tasso di occupazione, pari al 55,6%, diminuisce di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima.

Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 220 mila, aumenta del 2,2% rispetto al mese precedente (+69 mila) e del 4,6% su base annua (+143 mila).

Il tasso di disoccupazione è pari al 12,6%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,5 punti nei dodici mesi.

I disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 705 mila. L'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11,8%,

in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota

dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 42,9%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento

di 2,9 punti nel confronto tendenziale.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-28 mila) e dell'1,1% rispetto a dodici mesi prima

(-159 mila). Il tasso di inattività si attesta al 36,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti su base annua.

 

Lucca, 29 agosto 2014

 

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina