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LA COESIONE SOCIALE E' PILASTRO FONDAMENTALE IN ITALIA E IN EUROPA

di Antonio Rossetti

Era il 14 gennaio 1997, quando il Prof. Giuseppe De Rita presentava il suo "memorandum" dal titolo Coesione sociale come fattore competitivo nel futuro sviluppo italiano.

Era il tempo nel quale vi era una dura polemica tra i sostenitori di una competitivita' spinta del sistema e chi sosteneva l'esigenza di difendere i fattori di coesione sociale (stato sociale e politica dei redditi) che ha reso il sistema stabile in periodi di forte fibrillazione nei decenni precedenti.

Secondo De Rita, lo sviluppo italiano dei 50 anni precedenti era segnato dalla coesione definita cruciale fattore di spinta e motiva, mettendo in evidenza cio' che ha garantito questa coesione:
Il coinvolgimento degli imprenditori di piccole e piccolissime imprese;
La presenza dei distretti industriali (localismo);
La fortissima capacita' e volonta' di concertazione fra le parti sociali (Governo compreso).

Di tutta evidenza sono i momenti nei quali questo e' avvenuto con determinazione: nei primi anni '50, durante la crisi di meta' anni '70, con la lotta all'inflazione negli anni '80, la grave situazione del 92-93.

Nel corpo del testo, De Rita, pur sostenendo la scelta della coesione come pilastro, individua la necessita' di avviare correzioni, anche in relazione alle mutate condizioni del contesto economico e sociale, cosi' come riteneva necessaria la revisione delle politiche di sviluppo locale e la concertazione, da realizzare in forme piu' avanzate.

Interessante e' il riferimento all'Europa.
La sua opinione che, il binomio tra politiche di coesione e di convergenza dovesse tenersi strettamente legato ci porta, in condizioni diverse, ad evidenziare il medesimo rischio di una Europa disattenta alle reali situazioni dei Paesi che ne fanno parte.
Diceva De Rita, "l'unificazione europea sembra camminare solo con la gamba delle convergenze macroeconomiche (monetarie e finanziarie) con il pericolo che la convergenza monetaria si scarichi nelle divergenze dell'economia reale e dei regolatori sociali".

Cosa si puo' dire?
L'analisi del contesto appare chiara, ma chi ha governato il Paese, partiti e istituzioni, compresa la presenza in Europa, avevano e hanno compreso ?

Senza comprensione non si e' in grado di agire con convinzione e con capacita', al massimo si fanno operazioni burocratiche senza avere chiaro il riferimento per chi e come si agisce.
Quindi e' grave che coloro che hanno avuto responsabilita' non abbiano compreso.

I gravissimi episodi di corruzione di questi giorni dimostrano che il tempo non ha favorito nessun miglioramento, al contrario solo arroganza e prepotenza di posizioni per interessi personali, nella presunzione di essere impuniti.
Oggi siamo ancora qui, di fronte al binomio coesione sociale e convergenze, tra societa' reale da una parte moneta e finanza dall'altra.
Si potrebbe ripetere l'errore di camminare con una gamba sola.

Il semestre europeo a guida Italiana e' all'inizi, purtroppo sei mesi sono tempi brevi, ma sufficienti per disegnare un percorso, condiviso.
La coesione sociale e' fondamentale per l'Italia, ma anche per tutti i partner europei.
il presidente del Consiglio Matteo Renzi e' nella posizione ideale, a seguito del consenso ricevuto alle elezioni europee del 2014 dal partito di cui e' segretario. Tuttavia non vanno sottovalutate le molteplici condizioni di difficolta' esistenti in Europa e nel mondo.
Il primo nodo e' il lavoro e la crescita. In questo i capitoli della coesione sociale e la concertazione sono elementi di forza, al pari di altre condizioni, a partire dalle riforme.
Un clima di contrapposizione e di conflitto puo' solo aggravare una situazione gia' gravemente deteriorata. Per questa ragione occorre una spinta costruttiva per i cittadini del nostro Paese e dell'Europa tutta.

Lucca, 1 luglio 2014

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