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Il semestre italiano della Ue: il pilota e il motore

di Roberto Napoletano

Il campo di gioco è stretto, gli spazi di manovra ottenuti non sono di poco conto e guai a sottovalutarli, ma vanno riempiti di contenuti. Sono tutti scritti nel Patto di stabilità e di crescita: bisogna curare quella zoppìa di cui parlava Carlo Azeglio Ciampi che ha spinto per troppo tempo l'Europa nel grembo di una miope austerità.

È merito del governo Renzi avere ancorato a quel patto costitutivo (inattuato) il disegno di un'Europa liberale e solidale che recuperi la via maestra della crescita. Questi spazi conquistati, però, restano oggetto di una valutazione rigorosa della Commissione e la deroga più importante (quella sul debito) resta legata alla capacità di attivare riforme che abbiano impatto positivo su quel debito o riducendolo direttamente o accentuando la crescita al punto da ridimensionarne il peso percentuale rispetto al prodotto interno lordo.

Il cammino che l'Italia ha davanti a sé per tornare a crescere davvero richiede un cambio di mentalità in profondità e, soprattutto, una macchina dello Stato che accetti di muoversi su un perimetro più ristretto, capace di spendere (bene) i fondi europei e rimborsare (bene) i suoi debiti, estirpare la mala pianta della corruzione, ridurre drasticamente gli sprechi e garantire la qualità dei servizi. Per agire sia sul numeratore (debito) sia sul denominatore (pil) servono una macchina nuova e uomini motivati, selezionati meritocraticamente.

Bisogna fare cose grosse e serie (gli impegni presi vanno onorati) per rimettere in carreggiata l'Italia e obbligare l'Europa a fare quel che è giusto per sé e per noi.

(dal Sole 24 Ore - 29 giugno 2014)

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