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Breve commento introduttivo

Mi pare molto interessante quanto dichiarato dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, a Diodato Pirone del Messaggero, soprattutto nella parte riguardante le regioni.

Non perche' io pensi che le cose giuste abbiano conseguenze pratiche, almeno nel breve/medio periodo: di solito in Italia le cose di buon senso restano lettera morta.
E' pero' interessante che un presidente di Regione, quindi persona non certo sprovveduta in materia, esprima con estrema onesta' intellettuale una posizione ampiamente condivisa dagli italiani.

Mentre in questi anni si e' tanto parlato delle province, (problema sicuramente vero), quasi nulla si e' detto sulle regioni, fonte di diffusi sperperi e malgoverno di ogni specie, come delresto anche le inchieste della magistratura hanno fatto emergere.

Ma al di la' delle deviazioni, (se ne occupa la magistratura), il tema politico che bisognerebbe avere il coraggio di affrontare, nell'ambito della tanto strombazzata revisione istituzionale, e' quello di un completo ripensamento del ruolo di questi enti: un ripensamento che dovrebbe, come sostiene Caldoro, ricondurli alla funzione Costituzionale, vale a dire quella di enti di programmazione e non di gestione.
Qualcosa di totalmente alternativo rispetto agli attuali mastodontici, costosi e spreconi enti regionali.

Tema non nuovo quello posto da Caldoro. Ricordo che gia' all'inizio degli anni '80, in cui gia' si era avviato il dibattito su ipotesi di riforme istituzionali, si denunciavano le deviazioni delle Regioni, sorte solo da un decennio, che gia' mostravano tutti i sintomi di quello che sarebbe successo nei decenni successivi.

Naturalmente si lasciarono andare le cose per la loro strada, sino alla micidiale riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, che ha dato la stura alla confusione istituzionale che ora, faticosamente, si cerca di correggere.
Le ipotesi sul tappeto sono pero', a mio modo di vedere, troppo "tiepide", poiche' non si ha il coraggio di ripensare il quadro complessivo delle autonomie, limitandosi ad intervenire sul versante della legislazione concorrente.

Le dichiarazioni di Caldoro sono per ora solo una goccia d'acqua in mare. E' interessante pero' che il dibattito venga tenuto vivo, ancor meglio se da figure con credenziali di esperienza come in questo caso.
Chissa' che prima o ppoi non accada qualcosa!!

Paolo Razzuoli

Si' alle preferenze e ripensiamo il ruolo delle Regioni

Intervista di Diodato Pirone al presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro

D. - Presidente, molte le novità di queste ore sul fronte delle riforme, dal nuovo Senato alle possibili preferenze per la nuova legge elettorale. Che ne pensa?
R. - "Iniziamo dalla legge elettorale, personalmente sono favorevole alle preferenze e non da oggi. Credo sia giusto individuare meccanismi diretti che colleghino eletti ed elettorato. Le preferenze hanno sicuramente questo vantaggio. Questo non vuol dire che non esistano alternative valide. La lista bloccata su collegio piccolo, ad esempio, come accade in Spagna, consente all'elettore di sapere per chi vota perché nella maggior parte dei casi nei collegi piccoli i partiti eleggono un solo candidato, il primo, raramente il secondo".

D. - Come giudica il clima che si sta creando intorno alle riforme?
R. - "E' quello giusto per riforme così importanti. E' chiaro che non si tratta di dare vita ad un'intesa tecnica oppure opportunistica".

D. - Cosa intende dire?

D. - E l'incursione dei grillini?
R. - "Sono scettico. Sbaglierò, ma quello di Grillo mi pare più un intervento tattico che altro. Hanno percepito che l'accordo Renzi-Berlusconi andava verso la chiusura e hanno inventato una forma di intervento per riaprire i giochi ed evitare che l'intesa trovasse uno sbocco fecondo. Insomma, si buttano avanti. E poi...".

D. - E poi?
R. - "Beh, la partita delle riforme implica una assunzione di responsabilità che finora i grillini non hanno mostrato di avere. Al contrario il confronto fra le posizioni iniziali del governo e quelle di Forza Italia e non solo sta producendo risultati positivi. I testi stanno nettamente migliorando".

D. - Cosa non la convinceva dei progetti originari del governo?
R. - "Sul nuovo Senato il testo originario era fragilissimo, non si capiva bene cosa dovesse fare e quale fosse il suo ruolo".

D. - Cosa suggerirebbe ai negoziatori?
R. - "Veramente da tempo lo urlo a squarciagola: bisogna cambiare il tipo di regionalismo italiano e sottolineo che, tra l'altro, si è deciso sui poteri del Senato senza nemmeno sentirle le Regioni".

D. - Quindi?
R. - "A mio giudizio bisognerebbe trovare la forza politica per tornare al testo originale della Costituzione che prevedeva per le Regioni una funzione di pura pianificazione e programmazione. Invece alle Regioni sono stati dati poteri di gestione che hanno finito per complicare ulteriormente il sistema burocratico italiano che, a mio giudizio, dovrebbe vertere su due pilastri: lo Stato e i sindaci. Le Regioni ripeto dovrebbero pianificare".

D. - Non le sembra che le Regioni siano troppe?
R. - "Non c'è dubbio. Le Regioni dovrebbero essere al massimo una decina e dovrebbero avere giurisdizione su almeno 6 milioni di persone. Ma il punto è che non dovrebbero avere poteri di gestione".

(da Il Messaggero - 22 giugno 2014)

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