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Il centrodestra e' senza strategia: sosteniamo l'azione riformatrice di Renzi.
Lettera di Sandro Bondi al quotidiano La Stampa.

A cura di Paolo Razzuoli

Sandro Bondi e' stata una delle figure di primo piano del ventennio berlusconiano. Per molti anni coordinatore nazionale di Forza Italia, ha ricoperto la carica di ministro dei Beni Culturali nell'ultimo governo Berlusconi.
Non sorprende pertanto che la sua lettera al quotidiano la Stampa abbia suscitato - come era facilmente prevedibile - reazioni molto vivaci, di segno opposto, un po' strumentali e di sapore sinceramente assai stantio.

Eccone un esempio tratto dal televideo:
23 aprile - 11.55
Schifani: Bondi dichiara fallimento PdL
"Il lucido ragionamento svolto da Sandro Bondi nella lettera inviata a 'La Stampa' conferma la profonda confusione politica che attraversa Forza Italia, ma quello che è più stupefacente è la serenità con cui egli involontariamente dichiara l'implicito fallimento politico del suo partito". Lo afferma Renato Schifani, senatore Ncd.
"Persino #Bondi, con lucida analisi, ne riconosce il fallimento politico. #ForzaItalia ha perso identità". E' il Tweet del portavoce nazionale di Ncd, Barbara Saltamartini.

A ruota - ore 12.07
Bondi:Ncd non strumentalizzi mie parole
"Mi spiace che alcuni commenti,soprattutto di esponenti del Ncd preferiscano strumentalizzare una riflessione che ho sviluppato con l'intenzione di essere il più possibile onesto e obiettivo".
Lo scrive il senatore di Fi, Sandro Bondi, precisando la finalità del suo intervento di oggi su "La Stampa".
Bondi ribadisce di aver voluto "concorrere ad una ricerca e ad una auto analisi che dovrebbe riguardare tutti coloro che credono ad una democrazia che contempli uno schieramento liberale alternativo ad una sinistra democratica".

A me il testo di Bondi appare assai chiaro, sia nell'analisi del fallimento dell'esperienza berlusconiana, sia nelle indicazioni di prospettiva. Un rilievo che mi sento di fare, e' la consueta attribuzione del fallimento di Berlusconi al potere di interdizione di Fini, Casini ed altri. MI pare una valutazione riduttiva del fallimento di un'esperienza politica e di governo, le cui cause sono complesse, e comunque in massima parte riconducibili alla inadeguatezza di cultura di governo dello stesso Berlusconi e della classe politica a lui piu' prossima.

Credo che il pensiero di Bondi sia condiviso da milioni di italiani, fra cui anche chi scrive, che avevano auspicato che la vicenda berlusconiana potesse risultare utile alla modernizzazione del Paese (che tutti a parole vogliono) ed alla stabilizzazione del suo quadro politico su basi europee.
Un fallimento avvertito assai presto, anche dai protagonisti piu' accorti di quella esperienza, da cui iniziarono a prendere le distanze.

Fallita questa ipotesi, oggi Renzi, anche se i puri della sinistra se ne scandalizzano, ne eredita il profilo riformatore, riprendendo temi ed argomenti su cui Berlusconi ha a suo tempo mietuto i consensi.
Che Renzi possa riuscire nel suo intento, e' l'auspicio che ogni italiano di buon senso deve formulare.
Che Renzi ci riesca, se pur fra le mille difficolta' della sua navigazione, e' la speranza di chi si rende conto che i problemi sono gravi e che non possono attendere:
certo dopo Renzi potrebbe provarci qualche altro, magari in un quadro politico diverso, ma nel frattempo il declino del Paese potrebbe rivelarsi irreversibile.

Testo integrale della lettera di Sandro Bondi

Gentile Direttore,

la mia impressione, da osservatore esterno ormai alla vita politica italiana, e' che il centrodestra non solo sia diviso, come e' evidente, ma soprattutto sia privo di una strategia per il futuro.

Tutto in fondo e' affidato piu' ancora che nel passato al carisma di Berlusconi, che suscita ancora un forte rapporto con l'elettorato moderato e il cui intuito politico e' tuttora capace di produrre esiti inaspettati e sorprendenti.
anche in caso di successo di Berlusconi, tuttavia, resta un gigantesco problema che riguarda l'identita' del centrodestra in Italia, soprattutto dopo l'insediamento del governo Renzi e il cambiamento profondo di cui l'elezione al soglio pontificio di Papa Francesco e' solo una delle espressioni.

In un recente libro del politologo Piero Ignazi, pubblicato dall'editore Il Mulino e intitolato: "Vent'anni dopo. La parabola del berlusconismo", l'autore giunge a conclusioni molto severe per il centrodestra. Ignazi sostiene in sostanza che il berlusconismo terminerebbe sotto il segno di tre fallimenti: la costituzione di un grande partito liberal-conservatore; la modernizzazione del Paese e la rivoluzione liberale.

A mio avviso il centrodestra dovrebbe cercare di riflettere su queste conclusioni. Diversamente la corsa verso un successo elettorale potrebbe rivelarsi un'altra illusione e un'altra opportunita' perduta per l'Italia.

C'e' un dato innanzitutto da cui partire. Renzi rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed e' piu' simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair. Si potrebbe dire che Blair sta alla Thatcher cosi' come Renzi sta a Berlusconi. Con la differenza pero' che Berlusconi non ha potuto portare a compimento una vera e propria rivoluzione liberale e una necessaria modernizzazione dell'Italia come ha fatto invece la Thatcher in Gran Bretagna, sia nella sfera economica che in quella dei diritti civili.

Un'autentica rivoluzione liberale Berlusconi non ha potuto farla perche' i suoi principali alleati, da Fini a Casini, da La Russa a Bossi, erano tutto fuorche' liberali.

C'e' poi da considerare che il dominus dei governi presieduti da Berlusconi, cioe' il ministro dell'economia Giulio Tremonti, forte di un rapporto privilegiato con la Lega, ha imposto di fatto le sue concezioni, le sue ricette e perfino le sue idiosincrasie, all'intera compagine di centrodestra con risultati molto discutibili.

La forza di Renzi nasce in fondo dal fatto di proporsi di realizzare quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non puo' dichiarare di aver realizzato pienamente.

Per queste ragioni il centrodestra dovra' scegliere, soprattutto dopo l'esito delle elezioni europee, quale tipo di opposizione condurre al governo Renzi: contrastare il suo impeto riformatore e modernizzatore oppure incalzarlo e sostenerlo in un'opera di cambiamento dal cui fallimento nessuno beneficerebbe.

Questa sfida riguarda soprattutto Berlusconi, perche' il suo partito in quanto comunita' di valori e di solidarieta' e' assolutamente assente, riguarda il desiderio di Berlusconi di lasciare una memoria positiva della sua persona e del suo impegno politico a favore dell'Italia.

Mi piacerebbe che Berlusconi dicesse chiaramente che se Renzi fara' delle cose giuste lo sosterra' e che lo critichera' o lo avversera' con fermezza solo se non manterra' fede alle sue promesse di cambiamento e di modernizzazione dell'Italia.

Forse questa scelta puo' essere l'unica a rendere possibile una ricostruzione delle basi ideali, politiche e programmatiche del centrodestra.

Lucca, 23 aprile 2014

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