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Breve commento introduttivo

Scrivo queste brevi riflessioni a pochi minuti di distanza dalla formalizzazione delle dimissioni di Enrico letta.
Un passaggio che, per il modo ed i tempi in cui e' maturato, mai mi sarei aspettato e, sinceramente, non riesco a comprenderne la "ratio" politica.
Ha sicuramente ragione un mio amico che di sovente mi ricorda che quando non si capisce piu' il mondo, e' un chiaro segnale di invecchiamento: siccome mi e' sempre piu' difficile capirne le dinamiche, debbo purtroppo rassegnarmi agli effetti della terza eta'.

Non posso comunque non rilevare che l'accelerazione degli ultimi giorni contraddice tutto quanto era stato ripetutamente detto sinora, a partire dalle assicurazioni date a Letta che, ingenuamente, le aveva prese per buone.
MI pare un dato oggettivo, che rilevo da un osservatorio assolutamente neutro, posto che non sono del Pd e che non ho partecipato alle primarie per l'indicazione del segretario di quel partito, anche se non ho mai fatto mistero di guardare a Renzi con interesse.

Mi sarei immaginato un incarico a Renzi dopo una vittoriosa campagna elettorale, supportato da una solida maggioranza parlamentare.
In queste circostanze, con una maggioranza tutta da verificare e che, anche nell'ipotesi piu' lusinghiera sara' composita e assai ridotta, mai avrei pensato che potesse considerare l'ipotesi di guidare un governo targato con tratti profondamente riformatori: un parametro che, non dimentichiamolo, richiede una solida e coesa base parlamentare, per fronteggiare le sempre allertate schiere dei tenditori di trappole, particolarmente attive di fronte a qualsiasi tentativo seriamente riformatore.

Cosa puo' allora aver prodotto la svolta di questi ultimi giorni?
Razionalmente non saprei rispondere. Non resta che pensare ad elementi di valutazione non dichiarati e/o non dichiarabili, quali ad esempio sondaggi che danno in caduta i consensi del Pd e del suo segretario e, nel contempo, un forte incremento dei Pentastellati e/o di Berlusconi.
Una ipotesi che potrebbe aver spinto Renzi e gli ambienti che lo sostengono a giocare il tutto per tutto, nel tentativo di dare uno scossone al sistema, nella logica che "o la va o la spacca".
Sarebbe poi da capire il ruolo che nella vicenda potrebbero aver giocato, e giocheranno, mezzi di pressione internazionali quali la BCE, l'Unione Europea ecc.

Infine non si puo' sottacere la brutalita' con cui tutta l'operazione e' stata costruita. Un premier cosi' clamorosamente sfiduciato dal suo stesso partito credo che mai si e' visto nella storia della Repubblica.
Intendiamoci, non e' certo la prima volta che un presidente del Consiglio e' costretto alle dimissioni a seguito dei mutati assetti di governo dei partiti: in questo senso la storia della Democrazia Cristiana e' eloquente. Ma si cercava almeno di salvare la forma, creando le crisi attorno a qualche incidente parlamentare, magari fomentato ad arte. Sono ormai piu' di quarant'anni che seguo le vicende politiche nazionali e, con tutta sincerita', di una vicenda cosi' brutale non ho memoria.

Comunque l'Italia ha bisogno di un vero scossone e se Renzi sara' in grado di darglielo, ne avremo tutti da guadagnare.
Per questo credo che tutti gli italiani di buon senso non possono che fare gli auguri all'ormai ex sindaco di Firenze.

Come valutare l'azione del Governo Letta?
Mi pare che il contributo di seguito riportato ofra una sintesi assai obiettiva, anche se scritta a "caldo", del profilo dell'Esecutivo che oggi va in soffitta.
Per questo lo propongo ai lettori di Fucinaidee.

Paolo Razzuoli

Il governo della decadenza di Berlusconi che non ha voluto correre sull’economia

di P. Battista

Partito con una squadra apparsa nuova, Letta è stato tradito dalla lentezza

La «pacificazione», quella proprio no. Il governo Letta ha approvato molti provvedimenti, dire che non ha fatto niente è sciatto e superficiale, in questi mesi lo spread è crollato, un segno più comincia timidamente a sostituire l’impressionante sequenza di zeri che ha mortificato l’economia italiana in questi anni. Ma l’obiettivo della «pacificazione» tra due schieramenti messi insieme dall’emergenza e costretti a coabitare malgrado la loro alternatività, quest’obiettivo è stato clamorosamente mancato. E non è detto che il presidente del Consiglio che sta per uscire da Palazzo Chigi se ne rammarichi. Avevano detto che questo era il governo dell’inciucio con Berlusconi per salvarlo. Ma nel periodo di questo governo Berlusconi è decaduto da senatore e il centrodestra si è spaccato.
Anche se gli incontentabili di sinistra non sembrano aver apprezzato.

L’IMU, PAROLA CHIAVE

La parola chiave di questi mesi è stata «Imu». La sua abolizione sulla prima casa era la condizione imprescindibile che il centrodestra berlusconiano aveva posto per fare il suo ingresso in un governo presieduto da un esponente del Pd. Enrico Letta pronunciò la formula magica nel suo discorso di insediamento alla Camera, «Imu», e il cenno di assenso di Renato Brunetta sancì la nascita del nuovo governo. Per poi trovare le risorse che potessero compensare il mancato introito dell’Imu, il governo con il suo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha cercato ogni appiglio. Si è dato fondo alla fantasia nominalistica con sigle di nuove e suggestive formule di imposta sulla casa che non suonassero più «Imu». Si è dato fondo anche, e purtroppo, a rimedi molto tradizionali e per così dire non proprio la specialità che ti aspetteresti da un autorevole tecnico, tipo aumenti sul carburante e sulle sigarette che i più anziani ricordano nella loro infanzia trascorsa nella Prima Repubblica. L’altra parola-chiave di questo governo è stato «trovare». Come trovare la copertura per spendere 500 milioni, come trovare le risorse per diminuire di un’unghia il peso del cuneo fiscale? Piano piano. Lentamente. Senza strafare. Così lento che a tratti è sembrato immobile. E si sa che sulla percezione pubblica la politica moderna si gioca tutto.

I MINISTRI E LE FIGURACCE

Letta è partito con una squadra di governo che in molti, anche tra chi proprio non simpatizzava per le larghe intese, era sembrata più giovane, più dinamica, più sorprendente. Nunzia De Girolamo e Beatrice Lorenzin volti nuovi e affidabili, Cécile Kienge primo ministro di colore per affrontare il tema dell’immigrazione, giovani del Pd come Stefano Fassina e Andrea Orlando, l’esperienza di Anna Maria Cancellieri, Emma Bonino grande speranza per la sua lunga militanza nel campo dei diritti umani. E tanti altri: Massimo Bray non conosciutissimo ma competente alla Cultura, un tecnico di vaglia come Enrico Giovannini alle Politiche sociali e così via. Poi, certo, la lunga lista dei «casi» che singolarmente hanno indebolito l’immagine della compagine governativa. Il caso di Josefa Idem, dimissionaria per una storia di Imu non pagata (sempre l’Imu, il destino). Il caso di Angelino Alfano, con la brutta storia della bambina kazaka portata via con la madre mentre l’ambasciatore di quel Paese faceva il prepotente al Viminale. Il caso di Annamaria Cancellieri, una sciagurata telefonata di agosto letta come tentativo di pressione sulla vicenda Ligresti. Il caso De Girolamo, con telefonate pubblicate senza nessun rispetto della riservatezza diritto di ogni singolo cittadino, e che pure difficilmente non potevano non ingenerare un sentimento di sgomento per la brutale smania lottizzatrice sulla sanità campana di cui erano espressione, con le dimissioni finali. Ogni volta, la pazienza Zen del presidente Letta ha evitato strappi, traumi troppo dolorosi. Ogni caso doveva essere circoscritto come un caso. Ogni volta il governo si vedeva costretto a difendere un suo esponente grazie all’insostituibilità di una soluzione politica anomala, nata dal pasticcio delle elezioni per il nuovo presidente della Repubblica e ricucita con la rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano, il vero tutore dell’esecutivo Letta.

IL VOLTO INTERNAZIONALE

Il premier ha potuto sfoggiare nei suoi viaggi internazionali un’ottima padronanza del francese e dell’inglese. Ha voluto difendere la credibilità dell’Italia cercando di spiegare agli investitori riottosi e diffidenti che si poteva puntare su un Paese ferito e in declino, prigioniero di un debito pubblico da record. Ha portato a casa qualche euro, come nel suo ultimo viaggio in Medio Oriente. Ma ogni volta che ha messo piede all’estero, qualche bega di casa nostra lo ha riportato alle baruffe italiane. Quando poi Berlusconi, stizzito per la non solidarietà del Pd, del governo e del capo dello Stato sulla vicenda della sua decadenza dal Senato, ha ritirato i suoi ministri, allora Letta ha mostrato un volto pugnace che non tutti avrebbero previsto in un uomo solitamente pacato e conciliante. Ha congelato la manovra per impedire l’aumento dell’Iva, ha chiesto la fiducia in Parlamento ed è riuscito in un’impresa che gli varrà l’ostilità di tutto il mondo berlusconiano: staccare una parte decisiva, ministerializzata e capeggiata da Alfano, del Pdl da Berlusconi.

LA FIDUCIA DI BERLUSCONI

Il 2 ottobre del 2013 è accaduto ciò che non sembrava possibile, con Berlusconi in persona che all’ultimo momento smentisce tutti i suoi pasdaran e conferma la fiducia al governo Letta. Le telecamere ripresero un labiale di Letta rivolto ad Alfano sui banchi del governo a Palazzo Madama a conclusione del breve e spettacolare intervento di Berlusconi: «È un grande... ». Ma quello fu un momento di svolta, una delle pagine decisive del governo presieduto da Letta. Un governo che lo stesso premier volle portare in ritiro spirituale in un magnifico monastero nel Senese e che fu caratterizzato da un memorabile litigio nel pullman tra il presidente del Consiglio e il suo vice Alfano, proprio sulle sorti giudiziarie di Berlusconi. Poi il lungo rosario di provvedimenti. Talvolta annunciati e poi ritirati. Talvolta insaccati dentro decreti omnicomprensivi il cui abuso è stato oggetto di critiche dello stesso Napolitano. Dieci mesi di Zen, di rotture, di flebilissime luci di ripresa. Fino alla conclusione, dove lo Zen non è bastato a mitigare il disappunto di Letta costretto alle dimissioni dal suo stesso partito.

(dal Corriere della Sera - 14 febbraio 2014)

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