logo Fucinaidee

Alleanza fra sindacati e imprese per rilanciare l'economia.
Appello di Bonanni da raccogliere senza esitazioni.

di Paolo Razzuoli

Sono da sempre stato convinto che una grande economia non possa reggere senza un saldo sistema industriale .
Certo un sistema che sappia guardare al presente ed al futuro, che sappia cogliere le occasioni e le sfide del mondo globalizzato, che sappia coniugare innovazione e valorizzazione della tradizione.

Un sistema industriale che non si tiri indietro rispetto alle sfide della ricerca e dell'innovazione ma, nello stesso tempo, che sappia raccogliere le opportunita' dei territori, con le loro risorse, le loro specificita', la capacita' innovativa e la tenacia che almeno sinora hanno costituito la cifra distintiva del nostro Paese, e che ancora possono giocare una partita importante per il nostro futuro.

Ma occorre scendere dall'albero su cui troppo spesso si sta a cantare, per prendere il toro per le corna e affrontare la realta' senza infingimenti, senza retorica, senza rinvii, sapendo che la partita non e' ne' facile ne' indolore. La gente e' anche disposta ai sacrifici, ma deve avere la convinzione che rappresentino il presupposto per costruire il futuro. Alla gente non possono piu' essere chiesti sacrifici per conservare i privilegi di pochi, per mantenere un apparato pubblico pletorico, costoso ed inefficiente e a volte anche di ostacolo per la ripresa, per mantenere una classe politica che vivacchia in una logica di compromessi e rinvii pensati in una mera prospettiva elettoralistica.

Deve essere ben chiaro che il lavoro vero, quello non assistito, quello che crea vero reddito, si potra' rilanciare solo se il sistema Paese tornera' ad essere competitivo. Un rilancio di competitivita' che non potra' mai prescindere dal manifatturiero: non dimentichiamo che siamo un Paese di circa 60 milioni di persone la cui forza lavoro non puo' certo trovare collocazione esclusivamente nei servizi, che peraltro si comprimono conseguentemente al ridimensionamento del manifatturiero.

In questo contesto rientra anche la riflessione sulle specificita' della nostra tradizione, quindi anche del settore agro-alimentare, che non potra' certo essere piu' organizzato secondo gli schemi degli anni '50 ma che, se organizzato in modo moderno e supportato da idonei servizi, puo' costituire una risorsa su cui puntare ed investire.

Poi l'immenso patrimonio storico e la cultura: ma anche qui occorre uscire dalla retorica imperante in favore di una politica vera della cultura, privilegiando e sviluppando quelle iniziative che realmente possono creare occasioni di sviluppo, ovviamente in una logica sinergica con il mondo delle categorie imprenditoriali.
Diciamolo fuori dai denti: in molti proclami sulla funzione della cultura ed in molte iniziative sostenute con risorse pubbliche, non e' difficile leggere la volonta' di elargire prebende elettoralistiche in luogo di investimenti finalizzati ad una utile programmazione culturale, al di fuori della quale la cultura non potra' certo assolvere al compito di "volano dello sviluppo", ma al contrario, assolve quello di centro di sperpero di risorse pubbliche.

Tutto questo comporta la necessita' di una visione, di un progetto-Paese, della capacita' di costruire una ragnatela di rapporti internazionali mediante i quali capire gli altri e a nostra volta farci capire ed apprezzare.

Quindi occorre creare gli strumenti di supporto alla miriade di piccole e medie imprese che singolarmente non potranno mai affrontare i mercati globali. Troppo spesso si avverte la sensazione che i numerosi e pletorici enti che dovrebbero sostenere lo sviluppo, siano in realta' carrozzoni statici, magari idonei per la fornitura di servizi burocratici, ma non pronti ad aiutare le imprese nel complesso mondo della competizione mondiale.
Un tema delicato che riguarda tutti, ivi comprese le associazioni di categoria, anch'esse chiamate a ridisegnare il loro ruolo in ragione delle mutate condizioni generali e delle nuove sfide.

A questo punto, il tema della formazione: tema complesso che negli ultimi decenni ha bruciato ingenti risorse in azioni non raramente disgiunte da qualsiasi disegno di sviluppo economico.
La formazione deve produrre i profili professionali che servono per rilanciare quei settori che si ritiene possano produrre ricchezza: quindi sinergia con il territorio, chiamato pero' ad un grandioso sforzo di analisi e di sintesi politica.

Ecco che l'antipolitica di maniera e' uno slogan vuoto e fuorviante. Mai come ora c'e' bisogno di politica: ma di una politica vera, quella delle menti piu' illuminate della nostra cultura, vale a dire la capacita' di capire il presente per progettare il futuro, e non certo quella di conservare il presente per non perderne i privilegi.

Al di la' di ogni retorica, e' anzitutto necessaria un'alleanza fra i protagonisti della partita. In una logica di scaricabarile e/o di astuzie elettoralistiche non si va lontano.
In tal senso e' sicuramente condivisibile l'appello lanciato dal Segretario Cisl Raffaele Bonanni:
"Un'alleanza sindacati e imprese per rilanciare l'economia"

Il Segretario generale della Cisl, nel corso del convegno sull'energia organizzato dal sindacato di via Po, invita il Premier a seguire l'esempio del Presidente francese che ha tagliato tasse per lavoratori ed aziende e ridotto drasticamente la spesa pubblica. Bonanni lancia anche un appello al Presidente di Confindustria, Squinzi per una iniziativa forte sindacati-imprese per fare uscire il Paese dall'impasse".

Riporto dal sito Internet della cisl:
"Il Paese si sta suicidando, mentre gli altri si stanno riorganizzando", è il monito del Segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni a margine di un convegno della Cisl sull'energia. "Non c'e' nel Paese la consapevolezza dell'importanza di rilanciare asset che, nonostante la distruzione che avviene da tempo, fanno ancora dell'Italia uno dei paesi economicamente piu' importanti del mondo. In una realta' economica fondata sul manifatturiero e' da manicomio non agire su questa leva: la classe dirigente italiana e' in questa follia per mancanza di coraggio".

Bonanni, si rivolge poi direttamente al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, presente all'iniziativa insieme al ministro dello Sviluppo economico Zanonato:
"Dobbiamo dare un segnale forte insieme attraverso un'alleanza, una spinta che convinca tutti delle ragioni del buon senso. Lavoratori e imprese devono lavorare fortemente insieme per indicare una strada di uscita dalla crisi altrimenti la partita e' persa. Resteremo a contare le imprese che chiudono".
Un' alleanza per la produzione e il lavoro tra imprese e sindacati dunque. "Caro Squinzi - ha detto - e' venuto il momento che imprese e sindacati pongano al governo e a tutte le altre istituzioni il tema dello sviluppo delle misure che possono risollevare il sistema economico. Noi sappiamo bene quali siano le cose che vanno fatte, a differenza dei politici che non conoscono i problemi reali dei posti di lavoro".

E sull'emergenza occupazione, commentando il botta e risposta tra governo e Confindustria, ha aggiunto
"va affrontata con azioni immediate a cominciare dalle tasse: troppe tasse su imprese e lavoratori fanno fuggire il lavoro dall'Italia. Non servono i pannicelli caldi, su questo bisogna trovare una via d'uscita''. "Letta ha fatto un buon lavoro -ha aggiunto- e di questo gli siamo grati ma ci vuole un raccordo tra governo centrale, enti locali e parti sociali".
"Il Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, -ha concluso Bonanni- ha lanciato un messaggio nei giorni scorsi alle parti sociali con la riduzione della spesa pubblica e il taglio delle tasse a lavoratori e imprese. Perche' in Italia non e' possibile?''.

Lucca, 5 febbraio 2014

 

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina