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Breve commento introduttivo

Il tema dei compensi dei dirigenti ed amministratori delle societa' pubbliche, sia quelle di carattere nazionale che locale, e' sicuramente fra quelli di cui si parla di piu' e che suscitano rabbia fra i cittadini.
Naturalmente, come ormai la politica di questo Paese ci ha abituati, alla retorica non seguono fatti concreti. Anzi, ogni qualvolta si cerca di fare qualcosa, assistiamo al solito balletto, ai soliti distinguo, ai soliti rinvii: gli strumenti per depotenziare e, quando possibile completamente annullare, qualsiasi concreta azione capace di far cambiare le cose.

Fucinaidee si e' gia' occupata di questi temi. Vi invito a rileggere il contributo di Antonio Rossetti intitolato ELIMINARE I DOPPI STIPENDI E IL CUMULO DI INCARICHI.

Non solo stipendi al di sopra di qualsiasi parametro accettabile, ma anche un'ingordigia al di la' di ogni immaginazione, nel voler una quantita' di incarichi che, per espletarli dignitosamente, dovrebbe possedersi l'ubiquita' come Sant'Antonio (Mastrapasqua docet: pare che abbia cumulato ben 24 incarichi). E di santita' questi personaggi non sembrano proprio possederne nemmeno un po'.

Un quadro assai esauriente della situazione lo offre l'articolo del Corriere che propongo ai lettori di Fucinaidee.
Leggendo i compensi, emerge un quadro da cui non ci si puo' sorprendere se fra la gente monta sempre di piu' il senso di rabbia verso la politica ed il palazzo.
Certo la legge elettorale e le riforme sono importanti. Ma se non si affrontano con coraggio anche questi nodi, penso che il distacco fra cittadini e politica si aggravera' ulteriormente, sino a mettere in pericolo la tenuta delle stesse istituzioni democratiche.
Dopo lo scoppio del caso Mastrapasqua, pare che anche Letta si sia accorto che il cumolo degli incarichi non va bene. Ha promesso un provvedimento. vedremo se questa volta manterra' la parola.

Paolo Razzuoli

La carica delle 501 poltrone
Chi sono e quanto guadagnano

di Antonella Baccaro

Sono 76 le società partecipate dal ministero dell’Economia, interessate dalla tornata di nomine pubbliche nel 2014: 501 le poltrone da distribuire tra amministratori (222) e sindaci (279). Una vera e propria abbuffata. Ieri mattina il Tesoro ha pubblicato, entro i termini di legge, la lista delle società coinvolte, a partire dalle 14 direttamente partecipate dal Tesoro di cui verrà rinnovato il consiglio di amministrazione: Arcus (società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo), Consap (concessionaria servizi assicurativi pubblici), Enav (la società dell’assistenza al volo, di cui è stato avviato il processo di privatizzazione), Enel, Eni, Finmeccanica, Istituto Luce, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Italia Lavoro, Poste (anche in questo caso è stato avviato il processo di privatizzazione di una quota), Rete Autostrade Mediterranee, la società attiva nella tutela del territorio Sogesid, StMicroelectronics (sia consiglio di sorveglianza che di gestione) e la società di consulenza Studiare Sviluppo. In tutto 59 consiglieri.

La carica delle 501 poltrone

Sono dieci invece i collegi sindacali in scadenza per 49 poltrone: dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa a Arcus, da Coni Servizi a Consap, da Eni a Gse (gestore servizi energetici), dall’Istituto Luce all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, da Sogin (la società incaricata della bonifica dei siti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) a Sose, soluzioni per il sistema economico.

Molto più lungo l’elenco delle società indirettamente partecipate attraverso una decina di gruppi, di cui scadono in alcuni casi il cda, in altri il collegio sindacale e in altri ancora entrambi: si tratta di Invitalia (quattro società e 27 posti), Anas (quattro società, 34), Cdp (13 società tra cui Terna e Fintecna, 83), Enav (Techno Sky, una), gruppo Ferrovie dello Stato (18 società, tra cui Trenitalia, Rfi, Grandi Stazioni, Centostazioni, Italferr, 135), gruppo Gse (due società, 10), gruppo Ipzs (tre società, 15), gruppo Poste (dieci società, tra cui Postevita, Postemobile e Mistral, 78), gruppo Rai (una società, 5) e gruppo Sogin (una società, 5). Il totale delle poltrone è di 393 tra 163 amministratori e 230 sindaci.

A dirigere il «traffico», un Comitato per le nomine pubbliche, incaricato di mettere il bollino sulle designazioni, che devono attenersi a precise prescrizioni di competenza, professionalità e onorabilità. Accanto ad esso, due advisor : i cacciatori di teste Spencer Stuart Italia e Korn Ferry International. Il comitato, che viene definito «di garanzia», è presieduto dall’ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, e ne fanno parte l’ex direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, e l’ex direttore generale della Cdp, Maria Teresa Salvemini.

Nella direttiva non c’è un limite ai mandati degli amministratori e nemmeno un tetto anagrafico, né il divieto ai politici non più in carica di essere nominati (limite che invece esiste per quelli attualmente in carica, e per coloro che possano incorrere in conflitti d’interessi ricoprendo magari ruoli in società concorrenti). Tra le cause di ineleggibilità ci sono fatti giudiziari come la sentenza di condanna ancorché non definitiva, ma anche il semplice rinvio a giudizio per reati patrimoniali, finanziari o contro la pubblica amministrazione. Come pure il patteggiamento, per cui è prevista analogamente alle altre fattispecie d’ineleggibilità la «decadenza automatica per giusta causa».

Sul sito del ministero sono apparse anche le griglie degli «emolumenti complessivi a qualsiasi titolo percepiti» dagli amministratori la cui carica è da rinnovare quest’anno. Sono cifre riferite al 2012 e fanno eccezione le società quotate e le loro controllate (che pubblicano questi dati sui bilanci che sono pubblici). Viene precisato inoltre che solo dal 12 agosto 2012 vige un tetto ai compensi da riconoscere agli amministratori delle società non emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, direttamente o indirettamente controllate da pubbliche amministrazioni, che è pari al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione, circa 300 mila euro.

La norma non è retroattiva per cui il tetto vale solo per i manager nominati dopo quella data. Non è il caso, ad esempio, dell’amministratore unico dell’Anas, Pietro Ciucci, che nel 2012 ha percepito 750 mila euro, mentre i compensi dell’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, sono ammontati a un milione e 35 mila euro, Mauro Masi, ad di Consap, si è fermato a 474 mila circa, Giuseppe Sala, ad di Expo a 428 mila, Mauro Moretti, ad di Ferrovie è arrivato a 874 mila circa, il collega delle Poste, Massimo Sarmi, che è anche direttore generale, a complessivi 2 milioni e 202 mila, mentre il presidente di Rai, Anna Maria Tarantola, in carica dal luglio 2012, ha percepito per sei mesi 140 mila euro.

(dal Corriere della Sera - 01 febbraio 2014)

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