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Non vi potra' essere vera ripresa in Italia senza un serio piano di rilancio industriale

di Paolo Razzuoli

Sono convinto che in nessun grande Paese vi possa essere autentica solidita' economica senza una seria politica industriale.
Certo una politica che non prescinda dal contesto globalizzato, quindi che punti su quei settori cheoffrano maggiori spazi di mercato.

Favorire il manifatturiero vuol dire sostenerlo con incentivi alla ricerca (quella vera e non quella pseudo-assistenziale che tante risorse ha sprecato in Italia negli ultimi decenni), incentivare le produzioni che meglio possono piazzarsi nel contesto internazionale,puntare sulle produzioni legate alle specificita' dei territori, ammodernare seriamente la legislazione che regola il mercato del lavoro, ridurre il costo del lavoro con veri tagli al cuneo fiscale.

Rispetto a questi urgenti problemi, tanta e' la retorica ma inconsistente e' la politica.

Analoghi concetti sono sottolineati dal Centro studi di Confindustria che spiega - in una recentissima analisi che allego - che così, l'Italia è «meno competitiva» mentre, avvertono gli industriali , gli altri principali Paesi avanzati sostengono la manifattura con domanda pubblica, incentivi alla ricerca, regolamentazione e formazione».

Mentre «in tutte le principali economie esistono piani strategici », in Italia «la politica industriale è tutt'ora assente». E non si può più perdere tempo.
Usa, Francia, Germania e Inghilterra tutelano la manifattura.
L'analisi delle politiche seguite in quei paesi non lascia dubbi: in tutte le principali economie avanzate esistono piani strategici, di medio-lungo periodo, a supporto dell'industria, che passano anche attraverso l'individuazione selettiva di aree di intervento ritenute chiave per la crescita.
Il rapporto descrive le misure messe in campo dall'amministrazione Obama negli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia, dalla Gran Bretagna.

Testualmente: «In Italia, invece, la politica industriale è tuttora assente» ma, per rimanere al passo degli altri, il Paese deve individuare le idee di cambiamento, nei bisogni della società e nelle tecnologie, e costruire intorno ad esse una strategia d'intervento che, con un approccio di sistema, massimizzi le potenzialità del suo tessuto produttivo».

Aggiungo che non e' immaginabile uno sviluppo basato sulla forza dell'imprenditorialita', quando nei fatti si fa di tutto per disincentivarla: pesantezza burocratica, tassazione oltre ogni ragionevolezza, legislazione sul mercato del lavoro superata ecc.
I campanelli d'allarme suonano ormai da ogni parte, dalle organizzazioni imprenditoriali a quelle sindacali.
Certo le ricette non sono sempre le stesse: la politica ha proprio il compito di fare sintesi, sulla base di una visione che, purtroppo, non si riesce ad individuare.

Si vede invece un malinteso senso della mediazione, del prendere tempo, del traccheggiare, mentre attorno alleinconcludenze del palazzo la gente e' sempre piu' povera.
Se c'e' qualcuno che ha veramente idee e coraggio, speriamo che batta veramente un colpo.

Cliccare qui per leggere/scaricare il documento di Confindustria

Lucca, 31 gennaio 2014

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