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VELARDI: «LA MAGISTRATURA NON CEDE POTERE"
Le riforme? Attenti alle toghe «È già partita la caccia a Matteo"

di ANDREA CANGINI

BERLUSCONI subisce un nuovo processo (il Ruby ter) e i berlusconiani gridano alla «giustizia ad orologeria». Fin qui, nulla di nuovo. Se non fosse che a rilanciare la tesi è Claudio Velardi ex consigliere di Massimo D'Alema a palazzo Chigi, che da lì parte e molto, molto in là arriva. La chiacchierata si conclude con un monito, e non è rivolto al Cavaliere ma all'uomo nuovo del momento. Eccolo:

«Occhio, Renzi, il sistema non si lascerà cambiare senza aver combattuto e come al solito si servirà della magistratura per fare a pezzi il riformatore che più lo minaccia. Cioè te».

D. - Velardi, si spieghi meglio.

R. - «Parto da un presupposto noto: l'Italia è un paese consociativo, dove gli interessi sono intimamente intrecciati e basta tirare un filo che si disfa l'intera matassa".

D. - Presupposto condivisibile, dunque lei dice che...

R. - «Io dico che da vent'anni non si muove nulla perché ogni volta che qualcuno si azzarda a toccare questo o quell'interesse, chi si sente minacciato trova regolarmente nella magistratura il proprio più efficace difensore".

D. - La magistratura si muove a comando?

R. - «No, negli ultimi vent'anni la magistratura si è abituata a primeggiare sulla politica e non intende rinunciare al proprio primato".

D. - Dunque Renzi rappresenta una doppia minaccia.

R. - «Esatto: minaccia gli interessi costituiti perché vuole, e lo vuole davvero, 'cambiare il Paese'. E in più è un politico forte e per i magistrati l'idea che la politica possa riacquistare la forza perduta è insopportabile".

D. - Renzi deve stare attento?

R. - «Attentissimo, e infatti a Firenze è in corso da tempo un lavorìo per trovare un qualche ossicino nascosto nei suoi armadi".

D. Crede che Renzi ne sia consapevole?

R. - «Renzi è uomo prudente: sono sicuro che queste riflessioni le ha fatte e, se non intende recedere dal suo progetto riformatore, mi auguro abbia trovato dei canali di dialogo col sistema e delle leve da impugnare all'occorrenza".

D. - Il processo di riforma delle istituzioni è dunque a rischio.

R. - «Per forza. Se in una fase di stallo politico come quella attuale, uno V riesce a metter mano alle istituzioni, poi fatalmente dovrà affrontare quel problema di cui tutti sono consapevoli ma a cui nessuno ha mai osato metter mano".

D. - Ossia?

R. - «La riforma della Giustizia, ovvio. E per scongiurarla i magistrati useranno ogni mezzo".

D. - Il nuovo processo di Berlusconi rappresenta un ostacolo per le riforme?

R. - «Beh, non è certo un caso che come Berlusconi è tornato in campo subito sia ripresa l'offensiva giudiziaria contro di lui...".

D. - Nel Pd come crede che la stiano vivendo?

R. - «Come al solito, con ipocrisia. Ma non vedo grandi pericoli nel Pd per Renzi: già il fatto che ex comunisti più o meno illustri lo combattano impugnando uno strumento tipicamente democristiano come le preferenze lascia intendere quanto modesta sia la minaccia. Il vero pericolo, per Renzi, non sono i cuperliani, che vogliono solo posizionarsi, ma i magistrati, che punteranno a farlo fuori davvero".

(da La Nazione - 24 gennaio 2014)

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