Di Antonio Rossetti
Molti hanno ragione ad affermare che il paese ha molte urgenze, anche a seguito dei ritardi accumulati, che riguardano temi sensibili e rilevanti. Dalla disoccupazione ai costi della politica, sempre dimenticati, il gioco è quello di sempre: “ fingere che si parli d’altro per continuare a fare i propri interessi”.
La pressione fiscale e i tributi, sia essi statali, regionali, locali, le questioni delle imprese e di costi del lavoro, il debito pubblico sono sempre il “luogo di aperta discussione” senza esito così per altre questioni come la giustizia, e il sistema carcerario.
Non si arriva a chiudere mai un argomento per passare ad un altro, pur considerando la fragilità economica del paese l’ interdipendenza tra tutto ciò che si discute, non si possono giustificare ritardi ed errori. I segnali necessari sono atti concreti e questi sono indispensabili per recuperare credibilità in Italia e nel mondo.
Per non cadere nel tranello del parlare d’altro, è bene riprendere il tema della legge elettorale, considerata l’attualità e l’urgenza.
Dopo avere dichiarato, parole di Renzi, almeno così riportate: non si può cambiare nulla altrimenti cade tutto l’accordo su riforme (titolo quinto e Senato con diverso ruolo)ed altro, oggetto dell’incontro tra il segretario del Pd e il leader di Forza Italia, proprio in questo momento si legge che ci sono tentativi per inserire modifiche per favorire la Lega. Un aggiustamento su misura, non si sa come si concluderà, ma con questa modifica viene meno o no il patto PD e FI?
La frase “ i piccoli si arrangino” era riferita anche alla Lega oppure no?
L’altro argomento in sospeso, per il no deciso da Forza Italia, riguarda le preferenze.
Risulta incomprensibile una posizione intransigente sulla scelta dei rappresentanti da parte degli elettori, la stessa Corte Costituzionale ha chiarito, con precisione, il motivo della incostituzionalità del Porcellum, uno dei punti era proprio la lista di candidati senza possibilità di scelta da parte dell’elettore.
Un tempo (per opporsi al voto di preferenza) si utilizzava l’argomento dei costi per la campagna elettorale, oggi credo che nessuno possa utilizzare questo argomento. I costi e gli sprechi sono ben visibili e sono di altra natura e non sono neppure lontanamente da attribuire a fattori riconducibili ad un sano esercizio della democrazia. Le indagini aperte sono motivate proprio dall’uso spregiudicato e arrogante delle risorse pubbliche da parte di consiglieri, presidenti , non solo nelle regioni, ma in particolare nelle regioni.
Se invece si pensa da parte di FI e PD che senza le preferenze il Parlamento sia condizionabile, perché uno solo decide chi deve essere, al tempo stesso, candidato ed eletto è bene che rifletta sul ruolo del Parlamento e del parlamentare, che una volta eletto risponde al mandato ricevuto dagli elettori e usa la propria testa.
Uno solo che decide non è un partito ma resta uno che usa il suo potere , in modo totalitario e di solito accade che vi siano risultati non previsti. Gli esempi ci sono e ci sono stati prima ed ora.
Se l’inserimento del voto di preferenza sarà occasione di rottura, è perché si vogliono mascherare altre cose più o meno confessabili.
Che vi sia una possibile soluzione condivisa è augurabile per riportare un clima meno conflittuale che senz’altro è necessario per i tanti argomenti che sono in fila ad attendere.
Una crisi sulla legge elettorale sarebbe una sconfitta non solo per Renzi e per Berlusconi ma per l’intera classe politica e i danni ricadrebbero solo sui cittadini e sul nostro Paese.
La proposta di legge veniva presentata come intoccabile e per fare un favore alla Lega si prevedono adattamenti.
Aperture per altre modifiche che portino ad una soluzione condivisa al massimo, è ovviamente auspicabile.
Pero’ l’ipotesi del favore alla Lega è chiaramente di parte.
In questo momento il più esposto è Renzi che ha inteso svolgere tre ruoli:
Il proponente, il mediatore e al tempo stesso il garante del risultato.
Credo sia troppo anche per lui, visto che il Parlamento è sovrano e che non è possibile governare contro il Parlamento o sostituendosi ad esso.
Le difficoltà all’interno del Pd sono un problema serio ed è un bene che vi siano i chiarimenti necessari perché si tratta della componente di maggioranza relativa sia alla Camera che al Senato e le rotture non sarebbero indolori.
Lucca, 22 gennaio 2014