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La cultura dell’integrazione richiede capacità ed equilibrio, il rischio è la contrapposizione.

 

Di Antonio Rossetti

 

Ci sono argomenti che dividono e provocano atteggiamenti pregiudizialmente  negativi; solo la capacità  di governare le situazioni complesse può produrre comportamenti positivi, pure in presenza di atteggiamenti non favorevoli che  si possono conquistare allo scopo.

Il tema dell’integrazione vale, in quanto “valore”, sempre in ogni caso. Vale per i singoli, per gli emarginati, per coloro che hanno vissuto esperienze negative con la droga, con il carcere, vale per gli immigrati e per i rifugiati politici, per le persone con problemi fisici, materiali, legati alla condizione o all’età.

In ogni caso è un valore.

Ciò che invece occorre ponderare, nei casi specifici, è la definizione dell’obiettivo primario e quali le azioni che consentono di raggiungerlo. 

Obiettivo che deve essere chiaro e condiviso quanto più possibile. Per questa ragione occorre una analisi seria delle situazioni nelle quali si va ad operare.

   Spostando il focus sulla situazione di Lucca, che l’Amministrazione comunale abbia un suo programma e anche degli orientamenti definiti è importante, è un punto di partenza che, tuttavia, deve trovare conferma e possibilmente consenso.

Ciò sarà meno difficile se l’obiettivo che si intende raggiungere è chiaro e rilevante.

Il tema dei ”nomadi” argomento di lunga data, più volte affrontato e mai portato a soluzione,  è di quelli che “spaccano” e non sempre è chiaro chi è interessato a questo esito:

se chi pur dicendo che vuol fare una scelta positiva e di valore, opera in modo da produrre atteggiamenti opposti; o chi, comunque  è pregiudizialmente su posizioni negative alla soluzione del problema, lamentandosi, in seguito, continuamente per la mancata soluzione.

Una analisi più attenta della realtà, è scelta oculata ed è bene renderla di pubblica opinione perché a tutti sia dato di conoscerla.

Non essendo state esplicitate in modo ufficiale le proposte concrete, cio’ costituisce una lacuna grave che  non consente di entrare nel dettaglio delle stesse.

 

Nel programma elettorale  amministrativo della maggioranza che governa il comune di Lucca un riferimento specifico non si rileva.

Le notizie filtrano, non si sa bene come, attraverso la stampa, la quale di fronte a smentite ripetute, produce documentazioni che sono chiare  e che  evidenziano una scelta non consona alla dichiarata volontà di  rendere trasparente e partecipata l’azione di governo locale.

Rimanendo sulle linee generali è possibile  riflettere su altre esperienze.  Infatti se è vero che la nascita o lo spostamento di luoghi ”autonomi”, che soprattutto nell’esperienza consolidata in Francia a seguito della consistente  immigrazione  dal Nord Africa, si chiamano ghetti, non sono  una soluzione socialmente accettabile.  Si tratta di esperienze che, paradossalmente, accontentano  sia chi vive quella esperienza pensando di poter ricostruire le condizioni  del paese di provenienza e chi pensa di avere isolato il problema in un luogo definito e distante.

L’ipotesi di costruire villaggi “riservati” in legno o in altro modo o concentrare in una zona diversa il luogo di vita delle famiglie “nomadi”, solo per indicare questa realtà, non è una idea di integrazione, neppure inventandola in modo rovesciato aprendo questi luoghi a tutti i cittadini  con servizi o altro. Resterebbero luoghi separati comunque.

In sostanza spendere perché la Regione finanzia il progetto è un errore se non si favorisce  il superamento della marginalità presente nella comunità interessata dal progetto.

Infatti è difficile favorire l’integrazione di chi la rifiuta, così come non la si può creare senza un clima positivo che convince  i residenti della bontà dell’operazione, rispetto all’obiettivo primario.

Una politica “sociale”, quella della integrazione,  che richiede gradualità e che deve partire dal presupposto della  condizione che nel tempo si è consolidata.

Parlare di nomadi, se questi risiedono da anni, può apparire una contraddizione.  Se non si tratta di cittadini italiani avranno anche altre loro peculiarità rispetto al paese di origine, sono profughi o immigrati?

Una analisi attenta anche alla condizione demografica a partire dal  numero dei componenti delle famiglie, genere, l’età, il rapporto dei figli con la scuola e con il lavoro e via dicendo, sono elementi che consentono una  comprensione necessaria per evitare contrasti e rotture. Non è una schedatura per altro motivo ma una precondizione per favorirne la possibile integrazione.

Sono convinto che tutti questi dati sono conosciuti dall’amministrazione comunale, dalle associazioni, operatori e  assistenti che seguono  da tempo queste realtà, ma non mi pare che vi sia una conoscenza diffusa, almeno non appare tale.

Una conoscenza della realtà potrebbe fare giustizia sia dei luoghi comuni che degli atteggiamenti pregiudiziali.

Chi pensa ad un  percorso di integrazione, se accettato dalle persone interessate,  sa bene che questo richiede passaggi importanti e risposte ai bisogni delle famiglie.   Percorso che va dalla casa  al lavoro, dalla scuola alla vita di comunità e tutto ciò che significa integrarsi a partire dal rispetto delle regole.

Solo con un corretto e chiaro rapporto con tutti è possibile modificare l’atteggiamento negativo in comportamento costruttivo e passare all’accoglienza senza pregiudizio.

Una impresa difficile per chi ha la responsabilità di governo. 

Una città che si spacca porta ovviamente  alla paralisi e alla permanenza del problema, per questa ragione deve esserci  piena consapevolezza per il clima che, da oltre 20 anni, vede la provincia di Lucca  nelle  peggiori posizioni  nelle graduatorie per i reati definiti minori e nei furti di appartamento. Dato questo che, nonostante le smentite di circostanza, è motivo di preoccupazione per i cittadini che non ravvisano azioni di incisiva prevenzione e che, di fronte all’incremento dei reati,  sono portati a  facili conclusioni nella individuazione dei responsabili.

Clima che non aiuta alla predisposizione ad accoglienza delle persone cha vivono con difficoltà le varie situazioni di marginalità e di povertà.

L’integrazione  richiede  una costruzione paziente con chiarezza di azioni e con la partecipazione vera dei cittadini residenti.

Altrimenti il risultato sarà una ferita ancora più grave, il rinvio ad altra data  della soluzione del problema, con il solo risultato di avere creato  inutili tensioni e, ancora più grave, senza nessun risultato di valore per le persone  che vivono in prima persona il disagio della marginalità.

 

Lucca, 15 gennaio 2014

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