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Lettera aperta alla Befana

di Paolo Razzuoli

Cara Befana,

In questi giorni, a cavallo della tua scopa appena tramonta il sole, fai i tuoi giri per cercare di cogliere i desideri dei bambini a cui porterai i tuoi generosi doni.
Naturalmente ascolti anche la voce dei grandi da cui avrai certo appreso (chissa' quante volte lo avrai sentito), delle tristi condizioni in cui versa il nostro Paese.

Certamente avrai sentito storie anche molto drammatiche, di genitori che hanno perso il lavoro e non sanno come tirare avanti, di giovani che non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, di coppie che vorrebbero costruirsi una famiglia ma che non hanno le condizioni minime per poterci nemmeno pensare, di bambini che vivono vite difficili, a volte prive del necessario. Ne ha parlato anche il nostro capo dello Stato, nel suo messaggio del 31 dicembre 2013.

Avrai sicuramente visto anche che non e' per tutti cosi'. Anzi, giacche' hai acume e testa, avrai certamente osservato che rispetto a qualche decennio fa molto si e' approfondito il solco che divide una piccola parte della nostra societa', sempre piu' ricca, e i piu' che invece si stanno sempre piu' impoverendo.
Sono certo che cio' non ti fara' piacere, e sono altrettanto certo che tu, grazie alla lunghissima tua vita ed esperienze vissute, cogli a pieno la carica dirompente che questa situazione produrra' se non si mettera' mano senza indugi a qualcosa che possa per lo meno temperarne gli effetti piu' duri.

Tu Befana ti occupi normalmente dei piu' piccoli ma, in questa situazione cosi' difficile, consentimi di rivolgerti una richiesta molto impegnativa: quella di portare un dono a noi adulti.
E' un dono grandissimo di cui ogni italiano ha veramente tanto bisogno: il dono della speranza, della concreta speranza che qualcosa possa realmente accadere per aprire orizzonti nuovi alle prospettive del nostro Paese.

Il dono della speranza che significa alcune cose concrete, da troppo tempo invocate, da troppo tempo falsamente e retoricamente promesse, da troppo tempo regolarmente eluse.
Non ci rimarrai male - ne sono sicuro ben conoscendoti - se mi permetto di indicarne alcune.

Il lavoro

Anzitutto il lavoro. Ormai la disoccupazione e' a livelli insostenibili. Si parla di timidi segnali di ripresa, ma si parla anche di ripresa senza occupazione. Un popolo che non ha lavoro non ha futuro.
Le cause di questa grave situazione ben le conosci. FA si' che coloro che ne hanno la possibilita', trovino il coraggio di compiere scelte coraggiose, che diano nuovamente competitivita' al sistema Italia, puntando sulle nostre intelligenze, sulla nostra creativita', sulla immensa ricchezza e varieta' dei territori.

Mentre ti sto scrivendo e' arrivata la notizia dell'acquisizione totale della Chrysler da parte della Fiat. Sicuramente un bel segnale, di cui non e' ora possibile valutare le implicazioni sul piano dell'occupazione, ma utile ai fini della nostra credibilita' internazionale, e che potra' avere positive ripercussioni, quantomeno psicologiche, sul versante interno.

Le riforme

Il Paese ha sicuramente bisogno di essere riformato in profondita'. E non solo le tanto decantate riforme istituzionali, che certo non vanno sottovalutate, ma piu' in genere occorre una complessiva riforma del modo in cui questa societa' si e' sviluppata. Per intenderci, una riforma che consenta di metterci dietro le spalle la logica atomizzata di una societa' che si e' mossa troppo spesso sulla spinta degli interessi corporativi di gruppi piu' o meno forti. C'e' bisogno di rinnovare il patto sociale che sta a fondamento della nazione; un patto che esalti una visione comune, che, ovviamente senza accanimenti, sappia chiudere una stagione in cui troppi sono i privilegi, grandi e meno grandi che siano.
Avrai probabilmente osservato che in Italia tutti ne parlano, salvo poi sbracciarsi per dimostrare che i privilegiati sono sempre gli altri, dai quali occorre partire per riformarli.

Tornando alle riforme istituzionali, non vi e' dubbio che siano necessarie, a partire dalla Legge elettorale. anche qui e' la solita ipocrisia della politica nostrana. L'ultima legge, il cosiddetto "porcellum", assomiglia molto ad una meretrice che tutti pubblicamente disprezzano ma che tutti, meno pubblicamente amano. Il "porcellum" ha avuto tanti amanti, da destra e da sinistra, e se e' stato messo in soffitta e' merito della Corte Costituzionale che ha - se ce ne fosse ancora bisogno - fatto emergere la totale incapacita' della politica di affrontare i problemi veri.

Oggi i giornali hanno dato conto di tre proposte di riforma elettorale avanzate dal nuovo Segretario del Pd. In verita' sono le ipotesi di cui si parla da almeno tre lustri. Staremo a vedere. Un conto e' distruggere il vecchio, ormai gia' di per se' cadente; un conto e' trovare la capacita' di costruzione del nuovo, soprattutto in politica, ove i risultati sono il frutto di processi di mediazione molto difficili e faticosi.
Naturalmente tutti gli italiani di buon senso debbono sperare che Matteo Renzi possa farcela: sarebbe un bene per tutti.

Il rinnovamento della politica

Mai come ora e' stato profondo il solco che divide la societa' dalla sua classe politica. Intendiamoci, spesso la gente tira nel mucchio senza saper bene cosa coglie. Tendenzialmente non ho mai creduto alla falsa storia del contrasto fra una societa' sana ed una politica malata: in linea di massima credo che ogni societa' ha la classe dirigente che si merita.
Normalmente questo e' stato valido anche per il nostro Paese, ma ora la situazione sta andando fuori controllo a causa di una classe politica sorda ed impermeabile ad ogni istanza di rinnovamento. Negli ultimi decenni la classe dirigente, a tutti i livelli, si e' attribuita una quantita' di privilegi deltutto anomali rispetto, ad esempio, al panorama europeo. Il processo di elefantiasi amministrativa ha prodotto, anche a livello locale, una pletora di enti costosi, spesso dannosi per i cittadini, buoni solo per insediarvi personale politico per ragioni di consenso. Una pletora di enti, non raramente frutto di un patto scellerato fra politica e burocrazia che reciprocamente si sono sostenute, allo scopo di elargirsi favori e reciproci privilegi, in barba ai bisogni della gente. Realta' e mentalita' assai lontane da arrendersi, vista la fine che sinora hanno fatto tutti i tentativi di ammodernamento ed alleggerimento dell'apparato pubblico.

Abbiamo una classe politica arrogante, come dimostrano le innumerevoli inchieste che la riguardano, sia a livello nazionale che locale. La cosa non e' nuova come ben si sa. Quando la gente sta bene e' piu' distratta, ma ora che si fatica ad arrivare alla fine del mese, questi assurdi privilegi, ripeto non solo della politica ma anche della burocrazia centrale e locale, non sono piu' tollerati.
Non so chi potra' avere il coraggio e la forza di mettere le mani in un vespaio tanto pericoloso. Occorrera' trovare questo coraggio, ed occorrera' mettere le mani ovunque, anche in quegli ambiti nei quali, sotto l'ipocrita manto della tutela di grandi interessi collettivi, si sono annidati ed hanno proliferato incontrollabili ed indicibili interessi individuali e/o di corporazione.

Il recupero della credibilita' della politica rappresenta un presupposto insostituibile per l'avvio di una nuova fase di crescita e coesione nazionale. L'antipolitica non ha alcun senso. Anzi, mai come oggi c'e' bisogno di politica, per afrontare i nodi che sono sul tappeto. C'e' bisogno di una buona politica: l'unico vero antidoto alla cattiva politica.

La coerenza

L'incoerenza e l'ipocrisia sono dilaganti ad ogni livello. Di solito, chi piu' urla la difesa di grandi interessi collettivi, in realta' difende propri interessi individuali o di gruppo. Atteggiamento che non esclude nessuno, dalla politica al sindacato,dalle Universita' ai Conservatori di Musica, dagli enti culturali alle province, dal campanilismo della difesa di comuni di popolazione paragonabili ad un condominio di una periferia di una media citta', all'arroccamento per la difesa di ospedali di dimensioni assolutamente incompatibili con gli standard della moderna medicina.
Tutti ritengono che si debbano fare sacrifici, ma si deve partire sempre dagli altri. "Il proprio ruolo, il proprio ente, la propria istituzione sono fondamentali per gli interessi generali del Paese." peccato che il Paese non se ne accorga!
Ipocrisia purtroppo ampiamente praticata da politici che, incuranti di qualsiasi coerenza o capacita' progettuale, cambiano posizione sui problemi con la stessa disinvoltura con cui cambiano il vestito.
Importante e' illudere la gente con cio' che desidera sentirsi dire: alla sintesi ed alla serieta' si pensera' in un altro momento, se mai ci si pensera'. "Meglio la gallina oggi che l'uovo domani".

Un andazzo coltivato per anni, che ha prodotto guasti molto gravi giacche' ha costituito un ostacolo insormontabile per l'avvio di qualsiasi credibile disegno riformatore.

L'etica della responsabilita'

Infine, ma non certo per ultimo di importanza, il senso di generale deresponsabilizzazione della societa' italiana.
Ognuno tende a pensare che le responsabilita' debbano assumersele gli altri. Non mi riferisco solo al senso di deresponsabilita' ampiamente diffuso nella pubblica amministrazione. Mi riferisco piu' in generale al ripiegamento sempre piu' diffuso nella dimensione individuale, a scapito della responsabilita' che ciascuno, in quanto parte di una comunita', deve sentire nei confronti di essa.
Stiamo accentuando la natura di assieme di individui piu' che quella di popolo, che si riconosce nei grandi interessi nazionali e in un disegno di crescita collettiva.
Da qui, una pericolosa caduta di tensione, un diffuso senso di approssimazione, una perdita complessiva di rigore nell'assunzione delle proprie responsabilita'.
anche qui la politica ha dato un pessimo esempio. Personale dimostratosi inadatto ai ruoli ricoperti, che ha palesemente sbagliato, non solo non e' stato rimosso ma, talora, e' anche stato promosso. Cio' che ha contato, e che purtroppo ancora conta, non sono le capacita' e la professionalita', ma essere omogeneo al potere di turno, e la inclinazione a servirlo. E non mi riferisco ai posti di responsabilita' politica ove la garanzia politica e' ovviamente necessaria; il guaio e' che questa logica la si e' applicata a ruoli preminentemente tecnici, con risultati disastrosi.

Nella Pubblica Amministrazione l'evoluzione normativa ha completamente disincentivato qualsiasi assunzione di responsabilita', in un appiattimento generale che ha soffocato qualsivoglia spinta verso il miglioramento delle prestazioni. IL merito e' stato demonizzato, escludendolo da qualsiasi parametro di incentivazione economica e/o avanzamento di carriera. E' ovviamente indispensabile una inversione di tendenza, per riassegnare alla responsabilita' ed al merito una funzione primaria nel valutare i parametri di efficacia ed efficienza delle prestazioni.

Ricostruire una vera "etica della responsabilita'" e' una condizione necessaria per poter uscire dal ripiegamento in cui ci stiamo avvitando. Le energie sane non mancano. L'Italia e' stata sempre un Paese di grandi energie. E' necessario pero' saperle valorizzare e qui si gioca una parte significativa del nostro futuro.

Conclusione

Cara Befana,
So di averti chiesto tanto, anzi troppo. Ma in Italia c'e' veramente bisogno del tuo intervento.
Tu hai attraversato tanti secoli di storia, hai visto tanti Paesi, hai incontrato tanta gente, hai vissuto tante esperienze come a nessuno di noi e' dato poter vivere.
Proprio grazie alla tua conoscenza della storia, puoi agevolmente renderti conto che la situazione e' grave e che io non ho esagerato.
Usa i tuoi poteri magici per trasmettere, a chi ha ruoli di responsabilita', la capacita' di costruire una strategia di governo lucida, coerente, di ampio respiro, capace di costruire i presupposti per uscire dal tunnel nel quale ci siamo immessi.
Usa i tuoi poteri magici per aiutare la societa' italiana a sapersi ritrovare attorno ad obiettivi comuni che possano aiutarla a riprendersi dallo stato di ripiegamento in cui ora si trova.
Usa i tuoi poteri magici affinche' tutti gli attori coinvolti possano ritrovarsi attorno ad una strategia capace di costruire sviluppo e nuova crescita, per dare nuova fiducia soprattutto ai giovani che, come ben sai, sono il patrimonio piu' grande di un popolo.

Naturalmmente non ti ho parlato ne' di partiti, ne' di formule governative, ne' di Berlusconi piuttosto che di Grillo o di D'Alema e via dicendo.
Immagino che anche tu ne sarai annoiata come noi. Mi viene in mente una celebre attrice del varieta' che diceva "Che barba che noia, che noia che barba."

Cara Befana, se vorrai fare qualcosa ti ringrazio di cuore, sicuro di interpretare il pensiero di ogni italiano. In fondo la nostra gente e' ricca di risorse e nei momenti duri ha dimostrato di sapersi rimboccare le maniche. Con il tuo aiuto potremo farcela!!!

Lucca, 2 gennaio 2014
Paolo Razzuoli

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