Di Antonio Rossetti
Come molti in Italia mi trovo collocabile tra coloro che sperano vi sia una sostanziale discontinuità nella gestione di un partito, che ha la maggioranza relativa dei consensi, e che, al tempo stesso, si trova nelle condizioni di dovere esprimere scelte importanti per il Paese, seppure non da solo.
Che la gestione “Renzi” sia diversa e concreta nell’affrontare le questioni che gli italiani considerano importanti è, al tempo stesso, una speranza e una preoccupazione. Quest’ultima alberga nella convinzione che ormai sia quasi impossibile recuperare quel rapporto di fiducia completamente logoro e che ogni giorno vede aggiungersi ulteriori episodi negativi.
Nella vita parlamentare sembra non vi sia neppure il controllo da parte dei partiti e tantomeno dei parlamentari.
La vicenda dei provvedimenti che vedono inseriti emendamenti di sottobanco è talmente diffusa da non preoccupare ”i maneggioni” dalle giornalate e neppure dalle denuncie pubbliche, anche se queste vengono dalla più alta carica dello stato.
Ciò che rende sgomenti è che chi dovrebbe vigilare, partiti, ministri, capigruppo, parlamentari, appaiono confusi e addirittura incapaci di controllare e di capire da dove arrivano le manovre, o perlomeno dicono di non sapere nulla.
Gli emendamenti chi li propone? Chi li confeziona? Chi li inserisce nei testi di legge o di decreti legge? Nessuno sa nulla e non sa cosa fare per bloccare queste lobbies, peggio ancora, non si sa chi ne fa parte in modo più o meno esplicito.
Non dico che Letta debba leggere tutti i testi, ma che lo facciano, almeno, persone di sua fiducia è il minimo per governare in sicurezza..
Lo farà Renzi attraverso i suoi collaboratori, giovani e qualificati che sono dentro il governo, nel parlamento e nel partito?
Che qualcosa non funzioni anche nella squadra di Renzi si può capire da un piccolo episodio.
Chi ha letto la distribuzione degli incarichi, sito PD partito democratico, può leggere nel profilo del segretario, salvo correzioni dell’ultima ora, che il risultato delle elezioni dell’otto dicembre 2013, vede numeri diversi del consenso ricevuto da Renzi.
Uno più consistente e l’altro meno, quale sarà quello vero?
Chi ha scritto la pagina può avere commesso un errore, non sapeva il vero risultato?
Non credo abbia preso delle cifre a caso, ma il dubbio che vi sia confusione oltre che distrazione è ammissibile.
In sostanza i collaboratori di Renzi, giovani e bravi, sono solo disattenti?
E’ possibile che nessuno legga quello che scrive e nessuno controlli ciò che altri scrivono? .
Che vi siano coloro che malignamente pensano che, anche in questo caso, vi sia il tentativo di seminare discredito verso le forme di consultazione, quindi verso il partito, e nei confronti del suo segretario, non può certo meravigliare.
Infine, la stessa attenzione che i collaboratori di Renzi hanno avuto nel predisporre il testo del profilo del segretario la manterranno per gli atti di governo? Quelli si che sono importanti.
Segretario, se pensa alle piccole cose, anche le grandi saranno meno complicate.
Antonio Rossetti
“ Domenica 8 dicembre 2013 è eletto segretario del Partito Democratico con il 67,68% dei consensi, pari a 1.887.396 voti.
Domenica 8 dicembre 2013 è eletto segretario del Partito Democratico con il 68,1% dei consensi, pari a 1.363.123 voti.”
I risultati ufficiali indicano nel 67,5 % i consensi di Matteo Renzi, sul totale di 2.814.881. Considerandoli come validi, non essendo precisato altro, il numero dei consensi dovrebbe essere, il dovrebbe è d’obbligo vista la diversità di tre risultati per lo stesso evento, di 1.900.044.
Qualcuno potrebbe dire che i problemi sono altri. Verissimo, ma se non c’è neppure
la capacità di presentare i propri dati, in modo da renderli credibili, vale a dire veri, come si può sperare, da parte del PD, di ricevere credibilità per le scelte più importanti?
In sostanza quanti erano i votanti e i voti. Quelli veri ?
Primarie Pd 2013, risultati ufficiali: Renzi sfiora il 70%, affluenza vicina ai 3 milioni
15 Dicembre 2013
Matteo Renzi ha vinto a valanga le primarie, dominando la competizione nelle regioni del Centro. Più contenuto il suo successo al Sud, dove lo sfidante Cuperlo ha ottenuto i suoi risultati migliori
Renzi al 67,5%, Cuperlo al 18,2% e Civati al 14,3%. Questi i risultati definitivi delle primarie dell’8 dicembre, con l’affluenza che si attesta poco oltre i 2 milioni e 800 mila votanti. Boom del sindaco di Firenze al centro. Cuperlo forte al Sud, Civati sorprendente al Nord.
La Commissione elettorale del Partito democratico ha comunicato i dati ufficiali delle primarie dell’8 dicembre. I risultati definitivi confermano il trend emerso da quelli parziali circolati nei giorni scorsi. Matteo Renzi ha ottenuto il 67,5% dei voti contro il 18,2% di Gianni Cuperlo e il 14,3% di Giuseppe Civati. L’affluenza si è attestata poco al di sopra dei 2 milioni e 800 mila votanti, sostanzialmente lo stesso numero di elettori che si era recato alle urne per il ballottaggio tra Renzi e Bersani del 2012.
I dati regionali confermano lo strapotere di Renzi nelle regioni del centro-Italia, dove l’ex “rottamatore” ha ottenuto percentuali superiori al 70%, con un picco del 78,4% in Toscana. Il sindaco di Firenze è andato molto bene anche al Nord, in particolar modo in Piemonte e Veneto, mentre nelle regioni del Sud Italia non è andato oltre il 60%, eccezion fatta per Campania e Molise. Deludente, invece, il risultato di Renzi all’estero, di circa 20 punti inferiore alla media.
Il principale sfidante di Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, ha ottenuto risultati importanti al Sud, dove ha raggiunto o sfiorato il 30%. Particolarmente elevato il dato calabrese, che vede Cuperlo al 34,1%. L’alfiere della “vecchia guardia” ha invece fatto registrare risultati deludenti nelle “regioni rosse”, nelle quali il suo consenso oscilla tra il 10 e il 15%. Picco negativo nelle Marche, dove Cuperlo è al 10,7%.
Il terzo incomodo, Civati, ha conquistato percentuali superiori alla media nelle regioni del Nord e in Sardegna. Significativo il 18,8% raggiunto in Lombardia. Più contenuti i risultati nelle regioni del Centro e del Sud, dove è rimasto schiacciato nella competizione tra Renzi e Cuperlo. Il picco positivo Civati lo ha raggiunto nella circoscrizione Estero, nella quale si attesta al 22,3%.
Lucca, 2 gennaio 2014