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L'accecamento dall'odio e' una malattia che puo' risultare letale

di Paolo Razzuoli

Anche se le massime istituzioni rappresentative della nostra democrazia ci stanno abituando un po' a tutto, confesso di essere rimasto sorpreso dall'atteggiamento tenuto dal Pd e da una parte di Scelta Civica, nella fattispecie dall'On. Lanzillotta, per la scelta espressa in favore del voto palese nella vicenda Berlusconi.

E' un atteggiamento completamente sbagliato che, indipendentemente dal versante procedurale sul quale non intendo avventurarmi, (non sono cosi' esperto di regolamenti parlamentari), nasconde una malcelata sensazione di debolezza politica, quindi la preoccupazione che qualche Senatore possa - nel segreto dell'urna, ciurlare nel manico.
Per chiunque altro il voto sarebbe stato segreto, come da prassi: qui alle "leggi ad personam" di Berlusconi si risponde, con atteggiamento assolutamente speculare, con una "procedura ad personam".

Questa prova muscolare non serve a nessuno e il Paese penso se ne rendera' ben conto.
Non parlo dei grillini, la cui rozzezza istitutzionale e' ben nota. Mi riferisco soprattutto al Pd, che ancora una volta sta perdendo l'occasione di offrire al Paese un segnale di autentica cultura istituzionale.
Accecato dall'odio antiberlusconiano, che e' in definitiva il collante che in questi lustri lo ha tenuto assieme, ha voluto spingere sull'acceleratore di una scelta che - in ultima analisi - nasconde tutta la sua fragilita'.

Un grave errore politico, anche in ragione della vicenda interna del PdL. L'opzione del Pd in favore del voto palese ha ovviamente messo in serio imbarazzo e difficolta' i cosiddetti "governativi" di quel partito. Un disagio che potrebbe spingerli verso una prospettiva di ricomposizione, che al momento non potrebbe prescindere dalla leadership di Berlusconi. Uno sbocco non utile per il Paese che, se si verifichera', chiamera' in causa anche coloro che avrebbero dovuto compiere ogni sforzo per aiutare una diversa evoluzione del quadro politico.

Un antico proverbio recita "ai nemici dare sempre l'onore della sconfitta". Qui si vuole negare anche questo: un errore gravissimo, forse procedurale, sicuramente politico.
Un errore che mai avrebbero commesso i padri fondatori della Repubblica che, al di la' delle loro divisioni politiche molto aspre in un contesto di fortissima divisione ideologica, sempre si sono ritrovate attorno ad un incrollabile senso della funzione di garanzia delle istituzioni quale presupposto di uno Stato in cui possa riconoscersi la globalita' della comunita' nazionale.

Uno dei Padri della Repubblica in un discorso disse che "importante non e' aver ragione oggi ma non aver torno domani".
Ebbene, e' possibile che chi oggi potra' forse far valere la propria ragione in forza dei numeri, possa aver torto domani nel Paese. Offrire ad un avversario politico la possibilita' di presentarsi come martire, e' un grossolano errore. Un errrore che mai avrebbe fatto la piu' esperta classe politica della cosiddetta "prima repubblica".
Eppure il Pd, in virtu' delle radici della sua classe politica, e' la forza che rappresenta la piu' accentuata linea di continuita' con i passati decenni della nostra storia.
Mai ho condiviso in questi mesi i vari tentativi di forzatura finalizzati ad impossibili interventi di fondamentali funzioni istituzionali quali la presidenza della Repubblica o la presidenza del Consiglio dei Ministri.
In questo caso pero' una forma di intervento per richiamare al rispetto di una prassi consolidata, (ovviamente nelle forme piu' appropriate e discrete), sarebbe a mio avviso risultato deltutto coerente proprio con la funzione di garanzia attribuito dalla Costituzione alle piu' alte Magistrature dello Stato.

A beneficio di chi eventualmente non volesse ben capire, (soggetti la cui mamma e' sempre incinta), e' bene che chiuda queste righe con una sottolineatura: queste riflessioni niente hanno a che vedere con una posizione di sostegno politico a Berlusconi, delresto nemmeno lontanamente adombrata nelle mie parole.

Lucca, 4 novembre 2013

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