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La stabilità che serve

di Guido Tabellini

Prima il bollettino mensile della Bce, che sottolinea un forte peggioramento nei dati preliminari del disavanzo dell'Italia nella prima parte del 2013. Poi il Commissario Rehn, che ripete che gli ultimi dati economici dell'Italia non sono buoni, e invita a concentrarci sulle riforme. Le autorità europee evidentemente temono che l'Italia presto torni a essere il ventre molle della zona euro.

Non si può dargli torto. Nella raccomandazione di giugno con cui approvava i buoni propositi elencati nel Programma nazionale di riforma dell'uscente governo Monti, il Consiglio europeo osservava che ulteriori aggiustamenti fiscali (incluse privatizzazioni pari all'1% del Pil) sarebbero stati necessari per raggiungere gli obiettivi di bilancio per il 2014, e invitava ad adottare prontamente le riforme necessarie per controllare la spesa pubblica, rinforzare la lotta alla corruzione anche allungando i termini di prescrizione, accorciare i tempi della giustizia civile, rendere più flessibile il mercato del lavoro, migliorare la pubblica amministrazione, ridurre le distorsioni fiscali spostando il prelievo dal lavoro alla proprietà immobiliare e al consumo. Da allora, la congiuntura economica sta lentamente migliorando (sebbene i numeri sul disavanzo siano peggiorati), e il governo ha adottato alcuni provvedimenti a sostegno del l'economia, tra cui l'accelerazione del rimborso dei crediti verso la PA. Ma, sulle riforme più importanti, il paese ha imboccato la strada opposta rispetto a quella indicata dal Consiglio Europeo.

Anziché rinforzare la legge Severino, alcune forze politiche stanno cercando di renderla del tutto inefficace. L'Imu è stata cancellata, e non sappiamo ancora bene con cosa sarà sostituita. Il già previsto aumento dell'Iva forse verrà abolito. Anziché riformare la pubblica amministrazione, si è fatta una sanatoria che stabilizza i precari con un percorso privilegiato rispetto ai concorsi previsti dalla legge e dalla costituzione. Di riformare davvero il mercato del lavoro e la giustizia civile nessuno osa neanche parlare. Nel richiamare l'Italia ai suoi impegni, il Commissario Rehn ha ribadito che è essenziale la stabilità politica. E questo è anche il mantra ripetuto di continuo anche nel nostro paese: con un sistema politico bloccato e una legge elettorale disastrosa, la stabilità politica non ha alternative.

Ma stabilità politica per fare cosa? Più il tempo passa, più è evidente che la domanda rischia di non avere risposta. La legge elettorale non sarà cambiata, perché a qualcuno non conviene. E le riforme sono bloccate, perché le forze politiche sono in campagna elettorale permanente. Durante il governo Monti, le "larghe intese" avevano funzionato perché, spinto dall'emergenza finanziaria, il governo riusciva a far approvare un provvedimento impopolare per uno schieramento, presentandone uno altrettanto impopolare per lo schieramento opposto. Ora invece sta accadendo il contrario: avendo subito un ricatto da una forza politica, si deve cedere altrove alle richieste della parte opposta. Implicitamente lo ha ammesso anche il Presidente del Consiglio. Nel commentare le dichiarazioni del Commissario Rehn, il Presidente Letta ha detto: «Ogni tanto si dice che non stiamo facendo niente», invece «la fatica che stiamo facendo nel tenere in piedi il governo e le istituzioni di questo paese in questo momento è una fatica enorme».

A ben vedere, vi è un unico argomento convincente in difesa della stabilità politica. Andare a votare oggi sarebbe troppo rischioso, perché la campagna elettorale sarebbe dominata esclusivamente dalle questioni giudiziarie legate alla sentenza Mediaset. Forse, lasciando passare un po' di tempo, le polemiche e i conflitti saranno meno dirompenti, e le forze politiche potranno concentrarsi sui problemi del paese.
Forse. Speriamo che lo capiscano anche le autorità europee, quando a ottobre l'Italia presenterà alla Commissione il suo programma per rispettare gli obiettivi di bilancio, come previsto dalle nuove procedure europee (il cosiddetto Two-pack).

(dal Sole 24 ore - 14 settembre 2013)

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