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Renzi ascolti quel che D’Alema non ha detto.

 

Antonio Rossetti

 

 

Non sono sicuro di avere compreso completamente i consigli che Massimo D’Alema ha rivolto al sindaco di Firenze, tuttavia,   sarebbe un errore se tali consigli venissero trascurati  o non interpretati da   Matteo Renzi  nell’ipotesi che stia preparandosi alla competizione, più o meno prossima, per la carica di Presidente del Consiglio del nostro Paese. 

Il consiglio esplicito di non  candidarsi alla carica di segretario del Pd, mi sembra sensato, da prendere in seria considerazione.

Gli argomenti sono convincenti.

Primo punto: Il partito, tradizionalmente inteso e articolato in sezioni, o cellule, organismi territoriali e nazionali, è un ricordo e, per dirla Con Massimo Cacciari, il Pd oggi è inesistente  come partito, mentre sono presenti piccoli gruppi di potere personale, più o meno consistenti, ma  in totale assenza di progettualità, idealità e moralità, considerate le molte deviazioni che il partito non è in grado ne di prevenire e tantomeno  di risolvere senza l’intervento della magistratura, come avviene in molte regioni ed altri casi nelle amministrazioni e aziende pubbliche, cosa che in altri tempi avrebbe risolto il partito storico (vedi Pci) prima dello scandalo. 

Il Pd, inoltre,  è riuscito a dilapidare quella residua speranza di molti italiani che auspicavano un cambiamento  che rendesse inutile una ulteriore discesa in campo di un “ leader” incerottato, ma vivo, come hanno dimostrato, grazie anche  ad un sistema elettorale definito “porcata,  le elezioni politiche  del 2013.

Quindi l’avvertimento è chiaro, il Partito è inesistente e diventare segretario di un tale partito non è granché. Il tempo da impiegare nel tentativo di ricucire strappi sarebbe solo tempo perso. Renzi si consumerebbe come chiunque altro.

E’ comprensibile che Renzi non voglia fare il piccione e che non sopporti l’idea di vedersi promettere cose che nessuno è in grado di garantire, nel caso specifico,  la candidatura per la presidenza del Consiglio. Tutti pensano a risolvere il loro problema in assenza di una strategia di medio e lungo periodo costruita   con il sostegno di  rapporti corretti  e leali  perché condivisi partecipati a tutti i livelli.

In ogni modo essere candidati per la presidenza del consiglio non è sufficiente; occorre,  per ottenerla, passare dal voto  elettorale con un consenso che superi il recinto del Pd.

Secondo i sondaggi, Renzi,  sarebbe in grado di andare oltre, ma la storia dei sondaggi è impietosa. C’è chi li demonizza quando li commissionano altri personaggi e poi, a sua volta,li propone e spera di utilizzarli per farli coincidere con la opinione dei cittadini.  Operazione sempre più difficile oggi.

Se D’Alema sostiene che è meglio non fare il segretario del Pd, avrà motivo per dirlo, ma al tempo stesso dice un’altra cosa, implicitamente, non basta il Pd per fare il presidente del Consiglio. Nel caso che Matteo Renzi  fosse  intenzionato a competere per divenire”Premier” in Italia deve organizzarsi, come un partito, con  solidissime basi. Il dubbio può essere questo: dentro il Pd oppure oltre il Pd?.

Questo è il nodo o meglio l’interpretazione del consiglio indiretto che Massimo D’Alema  propone.

 

Oggi Renzi ha tre percorsi importanti da scegliere: fare il segretario del Pd, e vivere mesi di beghe interminabili;

Attendere che  il partito continui a dilaniarsi, ma questo indebolirà  il Pd e lui stesso;

Oppure, senza lasciare il Pd, rafforzare la sua proposta politica e la sua candidatura personale  con il sostegno di una rete politico organizzativa che superi i confini del Pd, considerato che, da solo, il Pd non avrebbe il numero di consensi sufficienti per eleggerlo premier (in questo caso la riforma della legge elettorale, se mai verrà approvata, avrà un suo peso rilevante).

Una cosa  è certa : il rischio di un logoramento  personale,  permanendo il  dubbio sul percorso da scegliere, è di tutta evidenza.

Io penso che Renzi non abbia bisogno di consigli, l’esperienza della candidatura per la carica di sindaco a Firenze è una garanzia, ma il rischio vero è che proprio da Firenze, nel suo comune, partano le prime manovre per azzopparlo.

Matteo Renzi  probabilmente non accetterà consigli espliciti di D’Alema, ma su quelli impliciti farebbe bene a pensarci due volte.

Comunque il vero problema è che da mesi si parla e si fa poco per risolvere le questioni più urgenti dei cittadini  è non pare che il partito di maggioranza relativa sia percepito come  protagonista del governo del Paese; anche questo ritengo  sia un problema per l’Italia e per chi la governa oggi e la governerà  in futuro.

Il tempo logora molto rapidamente anche le attese.

 

Lucca, 5 luglio 2013

 

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