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Giorgio Napolitano, il saggio Presidente a metà tra Seconda e Terza Repubblica

 

Federico Bini

 

Come alla fine di ogni battaglia si ricercano vincitori e vinti. Vince Silvio Berlusconi ( sempre sostenuto dall'abile tessitore Gianni Letta ), con il minimo sforzo ed il massimo risultato ( almeno momentaneamente). Perde la segreteria democratica, implosa in un terremoto politico destabilizzante, vittima di congregazioni locali, feudalesimi regionali, vuoti politici ed un correntismo partitico senza precedenti. Esce sconfitto però anche lo stratega comico Beppe Grillo. Non sempre l'idea di spaccare il sistema o i partiti regge. Rodotà-tà-tà ( come lo chiama Ferrara su Il Foglio ) era più un mezzo da usare che un candidato da sostenere. Talvolta il fine non giustifica i mezzi!  Ma chi veramente esce “perdente” da questa elezione presidenziale, è lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La sua scrivania era già sgombra, i libri impacchettati e scatolati e gli armadi ormai vuoti. Il riposo, la tranquillità, i nipotini e la famiglia erano ormai il suo nuovo programma per passare una dolce e serena vecchiaia. Eppure è stato richiamato alle armi quando ancora non le aveva del tutto deposte. Con più responsabilità, lavoro e potere di prima. Ma con una carta in più da giocare: eventuali dimissioni qualora i patti presi non fossero rispettati. Stavolta non si tratterebbe di semplici dimissioni, peraltro già ventilate l'altro mese, ma sarebbe un segnale talmente forte da far tremare la stabilità democratica e repubblicana del nostro stato.                                                                       Napolitano ha posto la sua figura, con grande rischio ed ammirazione, a garanzia della inconcludenza dei partiti ed un suo ipotetico passo indietro, segnerebbe il definitivo collasso della Repubblica italiana. Un'ipotesi da scongiurare.!                                                                                                                                                               Se alla cattiva politica si risponde con la buona politica, alla buona politica si risponde con l'eccellente politica. Ancora più in alto vi è la nobiltà politica, roba metafisica seppur constatabile nella realtà, al confine tra umanità e velato aspetto divino. Due nomi : De Gasperi, Giorgio La Pira.  Altri nomi !? Mi sforzo...Ci penso lungamente, ma scarseggio di conoscenza ( possibile). Mi fermo qui! Senza introdurmi in un campo intellettualmente e culturalmente talmente elevato da  rischiare di commettere facili errori. Uomini divinizzati e portati a fare della ''res publica'' una missione, un religione laica supportata da un credo cristiano a metà tra poesia e idealizzazione.

Giorgio Napolitano è da qualche tempo entrato nelle eccellenze della politica, un riconoscimento altissimo, elevatissimo che lo proietta tra i grandi.  Si, proprio tra quei grandi personaggi che quando un giorno sfoglieremo le pagine polverose di storia, potremmo dire serenamente :-'' si, proprio un bel personaggio''. Lo penseremo con affetto e nostalgia. Ricorderemo il riserbo, la semplicità nei gesti ed il sublime, nobile e delicato amore per l'Italia. L'idealismo...E l'illuminismo romantico di un Presidente innamorato!  Il ''Bis-nonno'' degli italiani, dal momento in cui è stato rieletto (20 aprile 2013) - '' proclamo eletto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ( pronunciava queste parole Laura Boldrini Presidente della Camera dei Deputati, mentre partivano gli applausi di gran parte dei grandi elettori)''-, è entrato a pieno titolo e diritto, a far parte di quel prestigiosissimo romanticismo storico e politico che attraverso la sua lucida e saggia intelligenza getta le basi per riproporsi, non come pensiero morente ma come alimentatore necessario per la vita istituzionale, filosofica e politica italiana. In un momento di grave crisi identitaria.  Napolitano è riuscito a 'compiere' ciò che la filosofia ha sempre contrapposto : illuminismo e romanticismo (affermando ciò con molta moderazione sapendo della complessità dell'argomento dibattuto).    Ne ha fatto un unione indissolubile, da essere essa la sua forza, il suo sigillo ed il suo futuro testamento politico presidenziale. Alla ragione, intesa come elaborazione scrupolosa e riflessiva delle azioni politiche, ha unito il sentimento, i palpiti di amor patrio, l'amore-animo-emozione rintracciabile in Edmund Burke.  Un filo rosso bellissimo che apre la strada ad un senso delle istituzioni da esportare in tutto il paese. Un significato limpido e indiretto, a tratti filosofico : non guardare solo ciò che è fuori, che ci appare, che ci viene descritto, ma guardare dentro, in profondità, più in là di dove siamo abitualmente portati a guardare. Non soffermiamoci alle apparenze, ricerchiamo platonicamente il fondamento del concetto, costituito dalle idee. Andiamo oltre e sforziamoci a cogliere il principio fondamentale che sta sotto l'apparenza, portiamoci oltre la ''risoluzione pitagorica'' e andando ancora più avanti arriveremo all'idea, la vera realtà. Le idee sono la guida delle nostre passioni. Delle nostre scelte. Della nostra vita. Una vita senza idee non è niente. Le idee alimentano le speranze, i traguardi e le traversate impossibili. I sogni. Ognuno di noi ha un mondo delle idee.  L'allievo di Amendola, con il suo illuminismo ed idealismo laico ha salvato almeno momentaneamente i partiti e sta provando a dare al paese un governo all'altezza dei problemi da affrontare. La sua rielezione, tra paletti e incertezze, non solo è frutto di un grande sacrificio, ma è figlia di una speranza. Una speranza nascosta che vive solo nelle menti di chi gode di alte vedute e profonde conoscenze. Di chi è predestinato prima o poi, a segnare la storia. Forse una legittimazione misteriosamente divina a noi sconosciuta o forse più semplicemente la realtà di chi nasce grande anche quando è ragazzo.            La  scelta di essere l' ''unica'' guida, l'unico marinaio ( senza pipa ),  il lume nella notte degli inferi da attraversare, alla soglia dei novantanni egregiamente portati è la dimostrazione che la forza delle idee, la passione e le battaglie di una vita, non si possono cancellare tracciando un semplice rigo su un foglio di carta.  Napolitano ha scelto la strada di dare agli italiani un messaggio molto chiaro :  la mia responsabilità adesso è anche la vostra responsabilità. Le mie idee sono le vostre idee. Il mio compito è il nostro compito.                                                                                La rielezione di Napolitano ruota però attorno a tutta una serie di fenomeni, vecchi e nuovi che hanno determinato l'inceppamento del motore parlamentare:  da una parte abbiamo i soliti vecchi rituali politici dei veti incrociati, la tenuta difficile per le elezioni del capo di Stato del partito di maggioranza, i franchi tiratori ( sempre più protagonisti ), le ingerenze invisibili delle lobby e la resa dei conti politico-partitica tra correnti pronte a prendere la guida dei rispettivi partiti approfittandosi delle segreterie deboli e vacanti, un po' come quella di Bersani per intenderci,  trasformando le aule parlamentari in congressi.  Dall'altro abbiamo la 'new entry del twitter', le quirinarie grilline del web, l'apertura ad una futura ed ormai probabile elezione diretta del Presidente della Repubblica e l'incredibile demonizzazione del compromesso, più comunemente diffuso come '' inciucio''.        Tutti fattori che uniti alla mancanza di un governo ( da quasi due mesi e mezzo) ed alla crisi economico-sociale, creano una miscela esplosiva.  Napolitano, difronte a questo momento inedito e tragico non ha saputo sottrarsi al suo senso del dovere ed ha accettato la riconferma :-'' mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilità verso la nazione''.  Giorgio Napolitano è dunque il perno del sistema democratico, la bussola di una nazione smarrita,  il ponte tra Italia, Europa e mondo. Il 'Virgilio' della politica ( non a caso, è il Presidente proveniente del vecchio PCI più ben voluto e sostenuto da centro destra italiano, capeggiato dal più anti-comunista italiano, Silvio Berlusconi ).

Un Presidente generoso, rassicurante e tenace che prova a salvare un paese alla deriva. Napolitano è la Repubblica italiana. La Repubblica è Giorgio Napolitano. Mai come adesso forse l'uomo politico/l'uomo di stato incarna in se l'istituzione. L'istituzione-stato da intendere non come '' participio passato del verbo essere '' , per ricordare una famosa frase dei tempi di Giolitti, bensì come servizio, fedeltà , onore e sacrificio.          

 Unanimi gli attestati di augurio e di stima da parte dei leader mondiali, da Obama :-'' provo grande ammirazione'', a Papa Francesco che con un dolce e delicato telegramma, augura un buon lavoro al Presidente della Repubblica e nel chiedere il sostegno di tutti aggiunge :-''invoco sulla sua persona e sul suo alto servizio al paese la costante assistenza divina e di cuore invio al lei ed alla diletta nazione italiana la benedizione apostolica, quale incoraggiamento a costruire un futuro di concordia, di solidarietà e di speranza''.                                                                                                         L'Era di Napolitano inizia e contemporaneamente prosegue con il giuramento alle Camere ( 22 aprile ) riunite ed il breve cerimoniale ( volutamente breve ) con la visita all'Altare della Patria. L'intervento a Montecitorio è un serio richiamo alla serietà e responsabilità ( già accennata ) dei partiti. I principali protagonisti del suo discorso, lucidamente chiaro, avvolgente, caloroso, reale e semplice, con tratti e riferimenti alla sua vita politica personale che spesso lo commuovono. Un discorso che getta le basi per una nuova fase,anzi una fase di transizione che si evolverà inevitabilmente verso la Terza Repubblica. Non sappiamo se Napolitano riuscirà a portare a termine il suo mandato ( :-'' finchè avrò le forze ''), noi ce lo auguriamo, ma le parole transizione,prorogatio costituzionale o traghettamento sembrano appropiate al nostro caso.

I punti salienti rintracciabili dell'intervento: il reincarico inaspettato ( :-'' non prevedevo di tornare in quest'Aula''),  la stoccata ai partiti (:-''non si sono date soluzioni soddisfacenti...prevalendo-...contrapposizioni,lentezze,esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza,tatticismi e strumentalismi'' e richiama i deputati che lo applaudono a non lasciarsi andare a nessuna forma di autoindulgenza). La legge elettorale (:-'' il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare''), la creazione di larghe intese ( :-'' i risultati complessivi delle elezioni indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia...-ed aggiunge-... in Italia si è diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra diverse forze politiche, segno di una regressione''). Il riferimento al M5S ( :-'' la rete offre inedite possibilità politiche ma non c'è partecipazione realmente democratica'').                                            

 Tuttavia ribadisce a metà del suo discorso che qualora il suo sacrificio sia vanificato difronte a '' sordità come quelle contro cui ha cozzato nel passato'', non esiterà a '' trarne le conseguenze dinanzi al paese''.                           Le parole, scandite con una certa enfasi, che danno ufficialmente vita al secondo e storico mandato presidenziale  ( piccolo riferimento alla 'rielezione' del 26 giugno 1947 di Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato) :-'' viva il Parlamento, via la Repubblica, viva l'Italia ! ''. L'aula applaude convintamente questo saggio e anziano Presidente che con una leggibile emozione in volto ed una fierezza patriottica si appresta a compiere la sua ultima missione, prima di ritirarsi e lasciare spazio a quei giovani che tanto ancora devono e dovranno imparare dalle sue orme.                      

 L'Italia, lo permetta di dire anche a noi, forse poco rispettosi dei suoi desideri e della sua età, ha ancora bisogno della sua guida, del suo equilibrio e della sua intelligenza.

God save Mr. President !

 

Lucca, 23 aprile 2013

 

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