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Il manto quirinalizio sulle spoglie della Seconda Repubblica

 

Di Federico Bini

 

I portoni 'reali' si aprono, il Presidente esordisce con una timida battuta: '' buona pasqua a tutti, mi dispiace ma al posto della colomba ho questo ( un foglio di carta della sua relazione)''.

L'attesa si fa incerta, il silenzio assordante . Le riflessioni istituzionali, la curiosità, i lunghi ed interminabili colloqui. I corazzieri immobili e severi, i toni pacati ma inconciliabili, figure e figurini, idee e semi idee, confusione e buio, tanto buio.

Procede lentamente e nervosamente, il lungo calvario che porta verso la fine della Seconda Repubblica, anzi una Prima Repubblica, restaurata velocemente con gli stessi arnesi, difetti e mali di sempre : partitismo, corruzione, ingovernabilità e veti.

Una fine che non poteva che essere così! Un contrappasso dantesco inevitabile.

In questa tragica crisi politica, sfociata inevitabilmente anche in una crisi istituzionale, si salva con grande difficoltà il Quirinale.

Il tempio della saggezza, della risoluzione, della grandezza e dello splendore di una Repubblica forse in fin dei conti mai effettivamente Repubblica. Un tempio-oracolo a cui oggi tutto il mondo guarda con profonda attenzione e scetticità.

Ci sono veti incrociati, mosse e contromosse, proposte e controproposte, ma tutto qui!                                                                                                   Possibile che il paese della ''pax augustea'', della diplomazia cavouriana e della Costituente debba finire e morire proprio del suo stesso bene più grande : la politica.

Nella Roma eterna, tra fasti e fori imperiali, tra la magia del Colosseo e la magnificenza del vittoriano, comincia a calare il sipario.

E sul Colle più alto d'Italia, un po' come per destino, si osserva e si decide la sorte di una società smarrita, economicamente distrutta, psicologicamente depressa e politicamente finita. L'Italia primaverile e vivaldiana, di musica e colori, adesso è avvolta da una nube intensa, profondamente nera.

Le spoglie di questa Seconda Repubblica, cominciano a vagare e camminare paurosamente come anime alla vista di quel traghettatore che '' batte col remo qualunque s'adagia''.

I fiumi di parole sembrano scorrere ormai come note antiche e stonate,difficilmente comprensibili.

Gli sforzi per evitare il naufragio sono resi vani da chi pretende una politica del '' no tu no '', '' si te si '' e del '' forse no tu ma si te''. Insomma un deleterio antagonismo, un deludente primeggiare tra fazioni ghibelline e guelfe che sta disastrosamente portando verso il fuoco neroniano quell'unico e saldo baluardo di difesa a cui i romani e tutti gli italiani si aggrappano, non dall'invasione dei Galli, ma dalla rovinosa sorte che si sta abbattendo sull'Italia : il Quirinale. L'unica nave con nocchiero rimasta in gran tempesta . Abbandonando moral suasion, rappresentanza e appelli, per un momento il capo di Stato veste i panni di un leader deciso a condurre lui le redini del gioco.

Un gesto forse disperato ma anche di forza nonché discutibile, ha escogitato il Presidente della Repubblica, cercando di riportare alla serietà i partiti. Un tentativo estremo e francamente deplorevole a cui il Presidente della Repubblica è stato costretto a ricorrere in questa sua lotta contro il tempo, andando forse a riprendere esempi costituzionali al di fuori del nostro paese.    Certo, un passaggio delicatissimo, tra minuscole certezze e tante incognite, una via praticabile che deve poi necessariamente portare ad un governo di larghe intese. Ma difronte a questo deciso atto del Presidente c'è un capitolo molto ampio che si apre, ossia se l'Italia adesso più che mai stia involontariamente vivendo una piccola sperimentazione di '' presidenzialismo''.

Infondo questa legislatura più che mai è stata dominata da Giorgio Napolitano : dalla decisa nomina di Monti a senatore a vita sino alla convocazione straordinaria del CSM in un momento di scontro altissimo tra Procura di Milano e Pdl, per arrivare alla creazione di due gruppi di lavoro col fine di sbloccare un impasse politico senza precedenti.

Una figura centrale, paterna e rigida il giusto. Autorevole e gradita alle cancellerie mondiali.

Un comunista british con un altissimo senso dello Stato. Un ''pertiniano'' di ferro.

Da Rattazzi e Pella, da De Gasperi ad Andreotti, nessun precedente storico del Regno o della Repubblica è simile e paragonabile a questo '' strano evento costituzionale ''.

Siamo retorici ed un po' senza fantasie, cerchiamo nel passato soluzioni da recuperare, ma manca un progetto futuro, un segnale per domani. Una fantasia, un colpo di genio!

Potevamo dare dopo queste elezioni il segnale di un paese che vota diviso ma che si risveglia unito al mattino. Invece siamo sempre qui, in un'Italia amara ed un poco dolce, '' trentanni di safari, fra antilopi e giaguari, sciacalli e lapin''.

Con il calare della Prima Repubblica, di cui oggi siamo comunque sempre molto dipendenti, finita l'era delle contrapposizioni ideologiche e per certi aspetti finita  anche l'era di un piccolo barlume di idealismo, strascicante e malato, ma profondamente autentico alle sue radici, adesso ci ritroviamo sul finire di un ciclo ventennale, impostato sulla polarizzazione di due poli opposti, personificati e centralizzati sul berlusconismo e l'anti-berlusconismo. Entrambi uniti da un fattore comune di alimentazione e sostegno involontario reciproco. La disgregazione del breve bipolarismo, sintomo di una cultura, una storia ed un tessuto sociale forse mai effettivamente bipolare, si ritrova ad oggi in una fase di sgretolamento e di semi dispersione. I tradizionalismi dei partiti, sono fortemente messi alla prova e a resistere sono il populismo emergente ( reazione alle politiche di austerity) e il personalismo immortale di pochissimi leader carismatici. La politica, intesa nel senso nobile e pratico del termine, non esiste. Oggi noi non parliamo di politica, ma di fatti inerenti la politica. La politica è altra cosa, ma non certamente quella che oggi si pratica in varie parti d'Italia. Oggi la politica è sostituita dal clientelismo, dall'arrivismo, dal ''particularismo'' guicciardiano,dal potere...

Il risultato è un sistema profondamente smarrito, indebolito e gracile, che presto subirà uno sgretolamento lento ma inevitabile.

Ciò che preoccupa è di rivivere gli stessi eventi degli anni 90', quando tra gli arresti, il dilagare delle inchieste per corruzione, la fine dei partiti di area moderata e la corsa  incertissima per il Quirinale, su cui poi si abbatté come un fulmine e ciel sereno l'attentato a Falcone ( viste le recenti intimidazioni a Nino di Matteo), dimostrano che la storia non solo è maestra di vita ma anche ciclica e cioè ripetibile. Facciamo attenzione!

Nessuno di noi fa il tifo o spera nel governo del '' caos'', del collasso del sistema o nell'anarchia ribelle di una frangia di società e politica che pretende solo di creare scompiglio e malessere per ideologie utopistiche e dannose. L'Italia infondo è sempre risorta dalle proprie ceneri con la propria forza ed il proprio coraggio, non abbiamo bisogno di santi in paradiso, ma un Francesco in più si, adesso farebbe molto comodo. Ma per ora ci teniamo caro il nostro Re Giorgio I.

Tuttavia la mossa del capo dello Stato, desta molta divisione tra le forze politiche che non la vedono affatto come una mossa risolutiva.  Il Pdl dopo un primo momento di benedizione, odorando trappole e tranelli ha duramente attaccato : '' la casa brucia, si riprenda le consultazioni. O si fa un governo di larghe intese o si va al voto''. Come è presumibile e per certi aspetti anche visibile, il vero nodo adesso è l'elezione del Presidente della Repubblica.  Tutte le tattiche, le strategie e i ricatti, si giocano su questo campo. Infondo il governo Bersani ''momentaneamente'' sembra non essere nato ( in primis per l'impossibilità del Pd di ricevere i voti grillini e per l'ottusità di Bersani di percorrere strade impossibili) per la richiesta legittima del Cavaliere di avere un esponente moderato e apprezzato dal Pdl al Quirinale, che non significa essere indicato solamente da lui. Si sono fatti i nomi di Letta, Pera e Berlusconi stesso ( improbabile), proposte che Bersani ha bollato come '' inaccettabili''. Certo è che il Pd non può continuare a pretendere di eleggere e stavolta ancor di meno, cariche istituzionali con una maggioranza relativa al Senato ed un trenta percento di voti nel paese. Dopo effettivamente una lunga scia di presidenti proveniente dalla sinistra o centro sinistra , seppur egregi e stimabilissimi, adesso un esponente meno vicino a tali ''ale'' politiche non sarebbe effettivamente uno scempio della democrazia. Certo, il rischio è che la partita governativa e politica, come sta avvenendo, ruoti attorno al successore di Napolitano e trascini l'Istituzione per eccellenza nel campo della battaglia e del caos elettorale.

Quindi se scorretto per il Pd è il Pdl che chiede un presidente di loro area o per loro rappresentativo, sono pertanto scorretti i tentativi di disturbo e quasi '' intimidatori'' lanciati da una parte del centro sinistra che rincorrendo sempre con una vana speranza da perfetti ottusi ed illusi i grillini, propongono candidature al di là della realtà e della non imparzialità come Romano Prodi, Rodotà o Ilda Boccassini. Candidature grottesche e provocatorie che rischiano di creare un duro scontro politico ed istituzionale.

La volontà di questo centro sinistra di prendere tutto e subito è una strategia sbagliata e controproducente. Sperare di occupare anche il Quirinale, centro di traghettamento di questa Seconda Repubblica verso la Terza, per affossare il nemico, è illogico e perdente quanto la manifestazione di Micromega sulla ineleggibilità di Berlusconi.

L'unica preoccupazione seria che dovrebbe unire i partiti, e qualche serio intento di responsabilità lo si è notato, dovrebbe essere un lavoro programmatico sull'economia e le riforme politico-istituzionali. Il '' commissariamento'' di Napolitano va in questa direzione. Non ci aspettiamo miracoli dai saggi,  né governi platonici, ma apprendiamo con curiosità e perplessità questo ultimo estremo tentativo del Presidente della Repubblica, che ormai in queste ultime settimane, prima della naturale scadenza del mandato, ha posto con decisione il cappello su questa nascente legislatura. Una legislatura ''quirinalizia'' e ''bis-montiana'', al limite tra la costituzionalità e incostituzionalità.

Abbiate pietà, non è più un appello, ma un imperativo categorico!

Il posto di lavoro un sogno, la famiglia un'utopia, il benessere un ricordo del boom, la felicità perduta... Sogna ragazzo sogna!

 

Lucca, 03/04/2013

 

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