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La «rimonta" di Grillo sul Cavaliere

di Lina Palmerini

C'è stato un momento, agli inizi, in cui «gli elettori votavano Grillo per far perdere il Pd» ma adesso – spiega Fausto Anderlini sociologo di Bologna, tra i primi ad aver intercettato il grillismo – hanno avuto una «mutazione genetica e lo votano per far perdere il Pdl».

Insomma, c'è stata un'evoluzione imprevedibile che ha attraversato non il Movimento 5 Stelle in sè ma piuttosto il suo elettorato slittato verso i delusi del berlusconismo. «Si sono sentiti traditi dal Cavaliere e proprio come accadde a Berlusconi che raccolse gli "orfani" della Dc e Psi, oggi è Grillo a consentire a un elettorato di destra una nuova verginità politica».

Questa è la tesi di Anderlini che Roberto Weber, presidente di Swg, condivide avendo dato le quotazioni più elevate tra tutti i sondaggisti a Grillo. «Il suo è un elettorato in prevalenza giovane ma pesca molto tra le partite Iva, arrabbiati con Berlusconi per il sì al Governo Monti. È un voto di rabbia e "purificazione", un passaggio di testimone come accadde tra Craxi e Berlusconi».

Questo è l'antefatto di una storia che potrebbe però avere dei risvolti ancora più imprevedibili. C'è infatti un'asimmetria molto forte nella rappresentanza: nel senso che l'elettorato di Grillo è tendenzialmente più di destra (Pdl e Lega) mentre chi li rappresenterà – cioè i futuri parlamentari grillini – non provengono affatto da quella cultura politica. Almeno non in maggioranza.

Lo spiega bene Anderlini quando immagina esiti a sorpresa nelle future votazioni parlamentari. «I candidati del Movimento 5 Stelle hanno provenienza di matrice ecologista, difesa dei consumatori, diritti civili, insomma un ambiente culturale lontano da quel mondo di destra che oggi vota Grillo per punire Berlusconi o la casta. Il risultato sarà che questi elettori non avranno una rappresentanza aderente alle loro aspettative». Insomma, il pronostico di Anderlini è di una rappresentanza parlamentare molto lontana dagli elettori, che non darà voce alla rabbia di quel ceto socio-economico del mondo berlusconiano.
«Piuttosto penso che in Parlamento i grillini potrebbero dare una sponda alla sinistra», conclude Anderlini che immagina una stagione parlamentare completamente diversa da quella vista finora.

Il tema l'ha colto anche Berlusconi che lo traduce – a modo suo – in quell'appello ai "suoi" di non votare il Movimento 5 stelle: «L'85% dei candidati di Grillo viene dalla sinistra estrema, estremissima e dai centri sociali». Ma alla fine, almeno a Weber, l'appello sembra poco efficace.
«Non lo è perché Grillo dice cose di buon senso, anti-sistema, che tutti pensano. In una tragedia greca, il grillismo avrebbe il ruolo del "coro", una specie di voce della verità mentre Berlusconi ha ormai assunto un'altra veste».

Dunque, bisognerà aspettarsi che le migliori performance elettorali di Grillo arriveranno da aree storiche in mano alla destra come il Nord o la Sicilia?
«In parte sì, in parte – spiega Weber – arriveranno anche nei luoghi dove c'è un vuoto, penso alla Liguria dove non si candida più l'ex ministro Scajola o la Sicilia che ha già punito la destra mentre la Lombardia ragionerà più in un'ottica bipolare vista la sfida per la Regione».
Ma sono soprattutto le ragioni di questo slittamento a destra del voto grillino a impegnare le riflessioni di Anderlini che tira fuori teorie freudiane anche per le urne. «Il popolo di destra, a differenza della sinistra, non elabora i lutti e le sconfitte ma preferisce rimuoverle e riposizionarsi velocemente altrove. Grillo gli consente di fare quest'operazione, un veloce cambio di casacca. Monti, invece, rappresenta esattamente il contrario: ossia, l'elaborazione del lutto di destra che ammette di aver sbagliato e che ora vuole serietà e rigore. Sono questi i due estremi di chi non sceglierà più il Cavaliere».

Le due ultime settimane prima del voto saranno senza sondaggi ma i meccanismi di voto – chi li ruba a chi – sono ormai chiari. «E infatti Berlusconi comincia ad alzare il tiro su Grillo ma lo fa anche Renzi perché sa che il voto grillino frena anche le possibilità di una vittoria netta per il Pd». Insomma, i punti di domanda che Grillo lascia in sospeso sono diversi. E non solo prima del voto ma soprattutto dopo quando si porrà il problema se interpretare o no un elettorato ex berlusconiano.

(dal Sole 24 Ore - 10 febbraio 2013)

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