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Non lasciamoci sedurre dai "coup de theatre" della campagna elettorale.

di Paolo Razzuoli

Da qualche giorno avevo in testa di scrivere qualche riga sulla "sagra delle promesse" di questa campagna elettorale.
Una campagna elettorale in cui promesse irrealizzabili e populismi si intrecciano in un mix tossico che, ove riuscisse ad attecchire nella maggioranza degli elettori, sarebbe sicuramente in grado di scrivere pagine non tranquille e non gloriose della nostra storia.
Preoccupazioni che di tanto in tanto emergono anche da esponenti politici di paesi dell'Unione Europea, circostanza di cui non dobbiamo sorprenderci, posto il contesto fortemente interdipendente fra scelte nazionali e riflessi di queste nel quadro europeo

L'uscita di Berlusconi di ieri 3 febbraio, quella che i giornali hanno chiamato "proposta choc" mi offre lo stimolo a scrivere queste semplici note .

L'uscita berlusconiana e' l'episodio piu' eclatante di una sagra delle promesse che vuole scaldare un elettorato disorientato e deluso, che in buona percentuale si iscrivera' al partito del non voto, o a quello della protesta mediante scelte di opzioni inutili sul piano del governo del Paese.
Mi rendo perfettamente conto che la caduta complessiva della qualita' della politica induca gli italiani a scelte di protesta o a "non scelte", mediante l'astensione dal voto.
Atteggiamento quindi assolutamente comprensibile, ma che produce di fatto il terreno di coltura dei germi per l'aggravamento del male.
Solo se la societa' nel suo complesso riuscira' a prendere coscienza della insostituibile funzione della partecipazione quale pilastro portante della vita democratica, si potra' sperare di gettare le basi della ricostruzione di un rapporto di fiducia fra cittadini e istituzioni democratiche.

Una partecipazione che si deve intanto far sentire con un gesto fondamentale della democrazia: quello di non rinunciare ad un diritto essenziale qual e' appunto quello dell'elettorato attivo.
Un gesto attraverso il quale si sceglie la classe politica che ci governera' per i prossimi anni e che, a mio avviso, deve essere compiuto non sulle promesse piu' o meno fantasiose, ma mediante una valutazione di cio' che i competitori hanno mostrato di saper fare in passato.
Le promesse elettorali sono quanto di piu' bugiardo si possa immaginare. Azzioni e comportamenti passati sono invece un terreno vero, un dato di fatto, di cui occorre tenere memoria per capire, al di la' delle fantasie e della retorica, le reali attitudini di governo delle forze in campo.

Gli elettori si tengano ben lontani da proposte "choc", che non hanno alcuna possibilita' di essere realizzate, vuoi per la natura meramente spettacolare-propagandistica delle stesse, vuoi - nello specifico - per l'ormai ampiamente sperimentata incapacita' di governo di chi le ha avanzate.
Proposte che hanno il sapore di "coup de theatre", piu' consone al melodramma che al rispetto dei cittadini.

Non c'e' alcun bisogno di proposte spettacolari: c'e' bisogno di serieta' e di progettualita'. Il problema della pressione fiscale e' una delle emergenze nazionali, ma gli elettori debbono conoscere il disegno complessivo della finanza pubblica, quindi politica delle entrate e politica delle spese: non e' serio illudere la gente con proposte seduttrici ma deltutto fuorvianti rispetto al vero nodo politico.

Durante i governi Berlusconi non vi e' stata alcuna vera politica di riduzione della pressione fiscale, ne' mai potra' esserci se non in un contesto di ripensamento complessivo del problema della spesa pubblica: tema questo delicatissimo, che investe l'equilibrio di fondamentali parametri dell'assetto sociale, che richiede quindi grande credibilita' ed autorevolezza della classe politica, e grande attitudine alla progettualita' di lungo respiro.
Suona sinceramente offensivo per la dignita' degli elettori, sentire promettere cio' che essi avrebbero potuto fare, in una lunga stagione di governo e con maggioranze parlamentari consistenti.
Naturalmente si cerchera' di addossare la colpa a questo o a quello: argomenti facilmente confutabili, giacche' nulla viene per caso.
Infatti, i problemi che Berlusconi ha avuto con le sue maggioranze sono il frutto della mancanza di un progetto politico condiviso, di una seria visione di governo, della sua incontenibile spinta al leaderismo e all'aziendalismo, alla martellante ricerca di soluzione a situazioni personali. Elementi di un quadro che ha portato ad una progressiva caduta della qualita' dell'azione di governo e della politica, e che non ha consentito un corretto approccio a nessun autentico disegno riformatore, sul quale peraltro quella proposta politica aveva ricevuto il consenso di una ampia maggioranza degli italiani.

MI sono soffermato sullo scoup berlusconiano, ma l'esercizio della memoria vale ovviamente per tutti.
Gli italiani non si lascino sedurre dalle lusinghe di promesse ammaliatrici: guardino a cio' che e' valutabile: esercitino la memoria di fatti e comportamenti, guide sicuramente piu' sincere e realistiche delle promesse, piu' o meno choc di una campagna elettorale in cui, certamente con dosi diverse, tutti tendono a rinnegare un po' del loro passato.

Abbiamo ancora qualche settimana per riflettere. Alla apertura delle urne andiamoci, e esprimiamo un voto che possa finalmente sconfiggere i populismi e le ipocrisie. Sarebbe un passo importante, per poter riprendere a sperare!

Lucca, 5 febbraio 2013

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