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Istat e Rete Imprese Italia: preoccupante fotografia della situazione italiana.

a cura di Paolo Razzuoli

Istat: “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”

 

Giunto alla quinta edizione, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” offre un’ampia e articolata produzione di indicatori aggiornati e puntuali, che riguardano aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, permettendo di focalizzare la nostra collocazione nel contesto europeo e individuare le differenze regionali che caratterizzano il Paese.

Noi Italia è stato progettato per consentire non solo agli esperti, ma a tutti i cittadini una migliore comprensione dell’evoluzione dei fenomeni di maggiore attualità.

Gli indicatori, raccolti in 19 settori per un totale di 118 schede, si possono consultare in modo interattivo - Cliccando qui - attraverso innovativi strumenti di visualizzazione grafica dei dati statistici; è possibile, inoltre, scaricare i dati su un foglio elettronico, approfondirne i diversi aspetti grazie ai link presenti in ogni pagina. Da quest’anno, in occasione del rilascio della pubblicazione cartacea saranno messi a disposizione degli utenti ulteriori formati di consultazione: e-pub e App per smartphone.

Ecco l'elenco delle sezioni tematiche del rapporto:

su inattivita' Italia battuta in Ue solo da Malta

Nel 2011 il tasso d'inattivita' tra i 15 e 64 anni e' al 37,8%, valore tra i piu' elevati d'Europa, con l'Italia battuta solo da Malta.
Particolarmente elevata e' l'inattivita' femminile (48,5%). Sono considerati inattivi coloro che ne' sono occupati ne' sono in cerca di un lavoro.

Nel 2011 in Italia e' occupato il 61,2% della popolazione di 20-64 anni, solo un decimo di punto in piu' rispetto al 2010. Lo rileva l'Istat nel rapporto 'Noi Italia', aggiungendo che, nella graduatoria europea, solamente Ungheria e Grecia presentano tassi d'occupazione inferiori. Guardando alle donne, le occupate sono solo il 49,9%.

Nel 2011 il 44% circa della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha come titolo di studio piu' alto la licenza di terza media, un valore molto distante dalla media Ue27 (26,6%), e fra i 18-24enni il 18,2% ha abbandonato gli studi prima di conseguire il diploma (43,5% tra i giovani stranieri), contro il 13,5% dei Paesi Ue. E' il poco confortante quadro che emerge dal rapporto Istat ''Noi Italia''. Il Belpaese resta indietro anche per quanto riguarda la spesa in istruzione e formazione, 4,5% del Pil nel 2010, valore piu' basso di quello dell'Ue27 (5,5%), e il livello delle competenze degli studenti: l'indagine Pisa dell'Ocse colloca il nostro Paese agli ultimi posti nella graduatoria dei 25 paesi Ue partecipanti alla rilevazione.

Il 20,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente), ma nonostante l'incremento che si osserva nel periodo 2004-2011 (+4,7 punti percentuali), la quota e' ancora molto contenuta rispetto all'obiettivo del 40,0% fissato dalla strategia europea ''Europa 2020''. Nel 2011, infine, sono oltre due milioni i cosiddetti Neet, cioe' i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo ne' impegnati in un'attivita' lavorativa (il 22,7% del totale), un valore fra i piu' elevati in Europa. Significativa e' anche la differenza di genere, con una percentuale del 20,1% fra i ragazzi e del 25,4% fra le ragazze. 

Rete Imprese Italia: Redditi e consumi, balzo all'indietro

Il reddito di ogni italiano nel 2012 è calato del 4,8%, perdendo in valori assoluti 879 euro. Il calcolo è di Rete Imprese Italia in un'analisi presentata oggi che prevede un ulteriore calo nel 2013, con un reddito procapite pari a 16.955 euro (erano 17.337 euro nel 2012). Per tornare a un livello simile occorre fare un balzo indietro di 27 anni, al 1986.

E consumi ancora in calo nel 2013 dopo un 2012 che ha segnato -4,4% dei consumi reali procapite. Rete Imprese Italia stima una flessione dell'1,4% per l'anno in corso, con un salto indietro di 15 anni: 15.695 euro i consumi procapite nel 2013 rispetto a 15.753 del 1998.

Sale a quota 100mila il conto delle imprese 'morte' nel 2012 rispetto al 2011. Afferma Rete Imprese Italia. Il saldo tra mortalità e natalità delle aziende artigiane e di servizi di mercato più manifatturiere e costruzioni porta la somma a 100mila aziende "scomparse".

Secondo una stima di Rete Imprese Italia la pressione fiscale effettiva salirà nel 2013 a quota 56,1%, rispetto al 46,3% della pressione fiscale apparente. Nel 2012 la pressione fiscale per i cittadini in regola con il fisco è stata - secondo lo studio - pari a 55,2%.

Lucca, 22 gennaio 2013
(Materiali da www.istat.it e www.ansa.it)

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