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La fine di un centro destra che non si arrende alla sconfitta e che deve recuperare il senso della realtà

 

di Federico Bini

 

Era prevedibile e sapevamo che sarebbe andata così, magari con qualche defezione in meno ma il risultato era abbastanza chiaro.

Prima o poi il centro destra italiano o meglio la coalizione berlusconiana che si incarnava nel suo deus ex machina , l'uomo del miracolo,  sarebbe venuta meno ed avrebbe portato ad uno sgretolamento lento tutto il fronte pidiellino. Aspettavamo il momento di vedere quanti se ne andavano senza un saluto e quanti invece decidevano di rimanere fedeli ad un leader che infondo ha salvato molti, rivitalizzato altrettanti e costruito personaggi che senza di lui si ritrovavano veri e propri illustri disoccupati.

E' vero forse come annotano molti esperti ed intellettuali che parlare di centro destra italiano non è propriamente '' corretto''. Possiamo considerare centro destra quella parte politica che si contrappone allo schieramento opposto ossia al centro sinistra. Ma dal punto contenutistico l'attuale e vecchio schieramento, dal tempo della Casa delle libertà al Pdl, ha messo in evidenza un autentica inversione di marcia. Se da una parte Montanelli, feroce critico di Berlusconi in politica e forse l'ultimo erede di quella tradizione liberale che invocava un centro destra meritocratico, dell'ordine e di un certo spessore culturale, dall'altra abbiamo visto invece elevarsi una classe dirigente post 94' per la maggior parte dei casi incompetente, inadeguata alle sfide ed incomprensibilmente assetata di potere e denaro, per essere generosi non aggiungo altro!

Sia a livello locale che a livello nazionale, i vari eletti nelle file della coalizione di centro destra, cavalcando lo splendore e l'ascesa senza rivali del leader indiscusso e supremo Silvio Berlusconi, che a differenza di loro, aveva preparazione e capacità, si sono ritrovati o quasi anche catapultati attraverso plebisciti inaspettati, a  sedere in posti chiave nei piani alti della politica italiana dando però prova non di maturità e senso civico, ma di a-moralità e di scarso senso del dovere.

Il loro leader da solo per venti anni ha retto quasi miracolosamente una '' baracca '' contro lo strapotere mediatico, intellettuale ed amministrativo di una sinistra storica che ha radici profonde e culturalmente ben salde e nascoste. Ha arginato dopo la Democrazia Cristiana una vera e propria presa indiscussa del potere da parte degli eredi di Occhetto ancora segnati da una matrice rossa indelebile. Ma questo alla fine non è stato possibile poiché le battaglie non si vincono da soli. L'uomo da solo al comando in Italia per certi aspetti ha fallito, se non sempre almeno nella maggior parte dei casi. Non abbiamo forse bisogno di salvatori della patria o di pionieri, ma di guide autorevoli e di buon governo quello si.

Uno spirito ed un governo di impronta de gasperiana a cui il centro destra italiano non deve voltare le spalle ma anzi cercare di rielaborare.

Recuperare ad esempio la moralità dello statista trentino e la lungimiranza einaudiana non sono passi da giganti ; ma lo possono diventare se si persegue la strada con miopia e scarsa visione per il futuro.

Nel paese della ottava economia del mondo, è quasi d'obbligo per vincere le sfide future, recuperare uno spirito ricostruttivo del passato per non perdere di vista quali erano e quali sono le nostre radici, le nostre fondamenta politiche, culturali e civili che con tanto sacrificio sono state riedificate dopo la seconda guerra mondiale. Intrecciare contenuti liberali e sociali,  ma non appiattendosi su falsi miti e false illusioni, ma aprendosi alla realtà dei fatti, delle cose e professando una politica non della demagogia ma della sincerità. Non della retorica e fasulla sincerità di cui ora in questo periodo si fa portatore il segretario Bersani, ma di una sincerità politica, morale e sociale che richiami i valori del ceto medio, della media borghesia, delle famiglie italiane che costituiscono il fulcro, il nucleo positivo e lavorativo che rende grande questo paese anche difronte ad una crisi finanziaria ed economica che forse nessuno di noi si era reso conto così da vicino di quanta paura e di quanto male potesse fare alle nostre vite.

Recuperando il contatto diretto con il ceto medio, quel ceto di operai, di pensionati , di commercianti e di imprenditori che è stato prima la colonna portante della Democrazia Cristiana ed infine dal 1994 spina dorsale del Cavaliere. Ma che adesso, si sente tradito da una rivoluzione liberale annunciata ma difficilmente realizzata ed un po' stordito e disgustato dalle inchieste giudiziarie che ripercorrono la stessa stagione di Mani Pulite.

La classe media, sola e senza bussola, rischia o meglio sta  precipitando in una spirale regressiva e burocratica che finirà per portare questo importantissimo ceto sempre più verso il basso della piramide della società.

Non servono grandi manifesti o grandi parole ad effetto per far breccia nel cuore di un popolo affranto, o meglio verso una parte di elettorato che infondo a differenza dell'elettore convinto di centro sinistra, chiede meno di quello che riceve. Eppure sta in silenzio e si rende partecipe nella vita della società con la laboriosità di chi è abituato a lavorare e con il sorriso di chi è abituato a vedere nelle piccole cose un gesto di infinita grandezza e bontà.

Avevano promesso meno tasse, meno burocrazia, taglio alla spesa pubblica con interventi di privatizzazione e liberalizzazione, snellimento dell'apparato pubblico e riforma del sistema fiscale.

Qualcosina è stato fatto, qualcosa si è tentato e va ammesso che su alcuni temi , non pochi bastoni fra le ruote del governo furono messe, ma troppo poco, troppo poco è stato fatto per una fetta di paese che produce e intorno al qualche ruota la vera economia reale, la vera ricchezza lavorativa ed occupazionale.

Meno politica dunque e più senso della realtà, del lavoro e della quotidianità.

E' ricostruendo il filo diretto con la sua gente che il nuovo centro destra deve ripartire per creare non una nuova rivoluzione liberale ma semplicemente una nuova stagione politica e sociale che veda nella riforma della pubblica amministrazione, nella lotta alla mafia, nella ricerca, nella riforma fiscale e nella meritocrazia, i punti  salienti del suo nuovo avvenire.

L'Italia, nel suo dna generalmente in prossimità delle elezioni, almeno in questi ultimi venti anni, vota quasi sempre il partito che è stato all'opposizione.

Vige un po' quello che io chiamo '' l'alternantismo elettorale  ''.

Una volta si da la possibilità al centro destra, la volta dopo al centro sinistra. Generalmente  stavolta, con qualche difficoltà, già ripetuta in passato con Prodi, sarà la coalizione del candidato Bersani a vincere le elezioni.

Ma il centro destra, finita questa parentesi montiana ed elettorale, dovrà ricostruire dalle proprie ceneri, che seppur limitate dalla presenza del Cavaliere in prima persona, non potranno essere comunque sottovalutate.

L'alleanza con la Lega è il segno della debolezza di un partito che non riesce a cambiare ma che cerca nelle vecchie alleanze la via per evitare di finire nel baratro.

Certo, le alleanze in politica sono fondamentali, anzi con questa legge elettorale, che nessuno vuole ma che tutti tengono, dimostra quanto la coalizione nel suo insieme sia essenziale, ed un tale asse nel nord, un po' ammuffito ma pur sempre efficace limiterà o forse ha già ipotecato un nuovo governo di grande coalizione che a mio avviso è ciò in cui spera Berlusconi.

Una maggioranza non maggioranza di Bersani e la necessità di confrontarsi ancora con lui, il Cavaliere per i prossimi cinque anni. Insomma potremmo sintetizzare : volevate farmi fuori ma adesso vi ritroverete lo stesso a fare i conti con me.

La Lega in cambio dell'accordo per le politiche che è più caro al Pdl, ha ricevuto ciò per cui onestamente ha sempre lottato, seppur tra contraddizioni e spavalderia, ossia la conquista del Pirellone ufficialmente stavolta però sotto la presidenza verde e non azzurra.

Le incognite sono molte però e le inchieste giudiziarie a carico del Carroccio ( va pur detto che così a ridosso delle elezioni lasciano un po' pensare male ) rischiano di rendere ancora più in salita la scesa di Maroni. Se qualche anno fa, ma non molti, basta portare indietro le lancette dell'orologio a due anni fa, la vittoria in Lombardia era senza rivali, adesso già dopo la sconfitta a Milano con Pisapia, l'asse del nord rischia di perdere il suo zoccolo duro e vedere la sua storica regione divisa a metà con il centro sinistra.

E la decadenza di questo legame, tra i leghisti e pidiellini con la loro gente del nord, con la loro Milano, simbolo dell'economia italiana e la loro Brianza imprenditoriale è il segno della fine di un sodalizio ventennale che seppur resistente, da una parte si sgretola sotto i colpi delle tasse, del malumore e dell'abbandono.

Insomma il centro destra ha bisogno della sua gente, ma la sua gente e l'Italia vogliono un centro destra nuovo. Perchè un centro destra diverso è necessario per l'Italia.

Dobbiamo riconoscere  merito al Cavaliere del famoso '' sdoganamento '' e rendere comunque grazie anche porgendo il cappello, e lo dico senza ipocrisia e con visione realistica dei fatti,  a Silvio Berlusconi, di aver portato il centro destra al governo e ad essere una forza ben presente e radicata nel paese Italia.

Ha catturato il consenso di categorie professionali disorientate e mobilitato milioni di cittadini che vedevano in lui un amico sincero e '' bonaccione ''. Il vicino di casa. Il ricco borghese che si è fatto da solo. Oppure lo zio anzianotto ''ganzo'' e brillante, che ha fatto quattrini e vive tra Montecarlo e Cortina ma che quando torna al paese natale va a mangiare alla trattoria del paese, scambiando chiacchiere e battute con tutti.

Insomma l'italiano ha visto in lui e proiettato in lui i suoi sogni ed i suoi desideri.

Ha dato una sua identità e forza ad un contesto politico partitico deriso e snobbato da un sinistrismo intellettuale, politico e moralista che ha danneggiato una buona parte della politica italiana, guardando tutti dall'alto in basso.

Quello che oggi si è compiuto grazie al 94' è il tentativo faticoso ed impegnativo di portare il cittadino elettore di centro destra a non sentirsi inferiore al cittadino elettore del centro sinistra.

Il mito dell'elettore di centro destra evasore ed ignorante, anticostituzionale e menefreghista che ha vagheggiato in questi anni , non solo è pura follia che tra l'altro ancora in questi giorni si sente ripetere, ma è il segno di un fastidio creato all'interno di un blocco sociale e storico che comunque è stato scalfito e che deve cercare di aprirsi e mettere da parte quel suo alone di '' supervisionismo regale ''.

Tocca a lui dunque, al Presidente Berlusconi, a fine giro dare quel tanto atteso colpo di mano e rivoluzionare tutto. Da buon imprenditore sa bene che prima o poi bisogna mettersi da parte, ma questo non per ingratitudine ma per necessità. Certo, non ritirandosi a vita su qualche isola, ma seguendo la sua creatura e lasciando che essa prenda la giusta strada per ritornare alla guida del paese, più solida, convinta ed unita.

Se non lo farà, saranno prima gli elettori e poi i suoi compagni di avventura a lasciare il loro habitat come avviene nelle peggiori diaspore politiche.

Aprire le porte ad una classe dirigente nuova e capace. Preparata ed onesta, che non guarda al potere ed alla fama, ma al bene comune. Vicina ai forni, ai mercati ed alle periferie. Servirà certo una guida, anzi più guide per cominciare questo radicale cambiamento, ma una cosa è già certa : la storia.

La storia liberale italiana è una delle più belle ed affascinanti, basti citare l'intellettualismo di Croce e l'intelligenza etica e morale di Einaudi.

Non manca niente a questa tradizione di pensiero e politica per tornare ad essere nobile e di arricchimento per tutto il paese. Infondo di un centro destra nazionale abbiamo bisogno tutti quanti, in primis i Suoi elettori.

In prossimità di questa ennesima tornata elettorale, analizzando l'attuale compagine Pdl, Lega e Grande Sud, credo che come naturale, alcuni si tureranno parecchio il naso e non solo, dando un voto quasi per misericordia più che per senso di appartenenza. Altri voteranno per convinzione, altri ancora si asterranno ed altri sceglieranno soluzioni nel centro sinistra. 

Quello che spero e che mi rende fiducioso per il domani è che noi uomini di passione, di passione politica e di centro destra, nonostante ad oggi le barriere ideologiche si siano dimezzate,  vogliamo essere partecipi e presenti del cambiamento non solo politico ma anche sociale del nostro paese.

La vera sfida per il rinnovamento e per evitare una futura ed ulteriore sconfitta parte da qui, richiamare a partecipare i suoi innamorati. Perchè infondo l'amore per la politica può affievolirsi, ma certamente non può smettere di battere.

 

 

 

 

Lucca, 9 gennaio 2013

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