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Dopo l'angoscia torna la speranza

di Guido Rossi

In un'Europa sempre più burocratica e poco politica, primeggia l'assopimento affabulatorio dei governi dei vari Stati dell'Unione, vittime di un'ideologia (calvinista?), in cui la fan da padroni, qualunque ne sia poi il costo sociale, il pareggio di bilancio dello Stato, il taglio indiscriminato della spesa pubblica e del debito, nonché una forte spinta deflazionistica e recessiva. Ma il tutto finora ha provocato solo vantaggi e arricchimenti alla speculazione e alle banche.

Più volte finora era stata rilevata una politica monetaria ambigua da parte della BCE, obnubilata da una presunta unica funzione antiinflazionistica e dal moralismo tedesco che, come ha scritto Paul Krugman, faceva impostare il problema in questo modo: «Le nazioni sono in crisi perché hanno peccato e devono quindi redimersi attraverso la sofferenza».

Aver abbandonato la Grecia all'inizio, quando sarebbe stato facile salvarla, ha causato un peggioramento sistematico in altri Paesi, da ultimi Spagna ed Italia, ridotti a una politica di austerità con una recessione così grave da aver minacciato più volte la stessa esistenza dell'euro. Le politiche imposte ai governi, di cui vi è ampia traccia nostrana nelle varie riforme già approvate, nonché nel nuovo articolo 81 della Costituzione, non hanno certo aiutato ora, né aiuteranno poi, la grave disoccupazione incombente e la soluzione dei veri problemi del nostro Paese, che vanno continuamente aggravandosi.

Eppure il Leviatano tecnocratico europeo è una assoluta novità storica, così sbalorditiva da far probabilmente fremere nella tomba il grande Thomas Hobbes. Una sovranità burocratica, senza Stato, che induce all'ubbidienza i cittadini europei, sempre più vittime di un'intollerabile angoscia, come sottolinea oggi un sondaggio che appare sul quotidiano Le Monde e che fa concludere che il modello di protezione pubblico o privato contro la disoccupazione e la precarietà «sta per vivere i suoi ultimi istanti e dopo di lui vi è solo il caos». Quegli stessi cittadini che sono nell'impossibilità di esercitare i loro diritti di libertà politica e di scelta, sia direttamente, sia attraverso quelle società intermedie che Tocqueville considerava strumenti fondamentali della democrazia, che ora si vogliono ridurre al silenzio di fronte ad istituzioni sempre più arroganti ed offensive, ma prone ed obbedienti ai mercati, veri sovrani degli Stati.

Ebbene, in un'Europa presa dal panico e in corsa verso il disastro, senza garanzie di un'adeguata liquidità per risolvere i problemi dell'euro, dello spread e della finora coccolata speculazione finanziaria e dei suoi riveriti sacerdoti, è finalmente arrivata una prima, forte reazione di risveglio. Dallo stesso Leviatano burocratico a difesa dell'euro e a tarpare le ali alla speculazione sono giunte nella giornata di giovedì scorso le affermazioni di Mario Draghi, il quale ha dichiarato che la Bce «è pronta a tutto, all'interno del suo mandato, per salvare l'euro». Questa rigorosa presa di posizione ha immediatamente ridimensionato lo spread e ha dato fiato alle Borse. Il primo aiuto per risanare l'Europa, prima di poter attuare l'unità politica, come ho più volte indicato su queste colonne, può venire solo dalla Bce alla quale debbono essere comunque aumentati i poteri e i vari strumenti con i quali può attuare la sua politica monetaria, come il fondo salva Stati Efsf.

Il giorno prima delle dichiarazioni di Mario Draghi, correttamente avvertiva, in un articolo di fondo su questo giornale, Roberto Napoletano, che la Bce era legittimata ad intervenire subito, «per evitare i rischi terribili della deflazione legati al cataclisma dell'euro ed impedire che tutto si avvolga in una spirale recessiva». Non a caso, ha poi aggiunto Mario Draghi, «gli spread sovrani rientrano nel nostro mandato, nella misura in cui bloccano il funzionamento dei canali di trasmissione della politica monetaria». Gli hanno fatto eco a sostegno Merkel e Hollande, pur con qualche voce interna di dissenso.

Contro l'inettitudine delle politiche interstatali europee ci pare solo la Bce, con l'autorevolezza del suo presidente, all'altezza di attuare un'opera di salvaguardia dell'Europa e della sua civiltà. Contro le angosce, la paura e lo stato di eccezione che tutto giustifica, si sta forse aprendo uno spiraglio di razionale speranza.

(dal Sole 24 ore - 29 luglio 2012)

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