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Lucca. Fase conclusiva del quinquennio del consiglio comunale: uno straordinario esempio di maggioranze variabili.

 

Di Alessandro Bedini

 

Non è facile raccapezzarsi nel complicato puzzle venutosi a creare nella fase finale del quinquennio, da poco terminato, del consiglio comunale di Lucca: si rischia di sperdersi in un labirinto. Consiglieri che sono andati e venuti, nuovi gruppi che sono spuntati come funghi, posizionamenti strategici in vista delle elezioni fissate per il 6 maggio .

La ricandidatura di Mauro Favilla (PDL) alla guida della città, ha inoltre provocato contraccolpi sfociati nella costituzione di un’area critica verso l’amministrazione comunale che si propone di fare da ago della bilancia e fa capo ad alcuni ex assessori e ad un ex sindaco di Lucca. In tutto questo bailamme il cittadino-elettore non ha alcuna voce in capitolo.

     Giovanni Sartori, celebre politologo fiorentino, con l’abituale arguzia ha definito le maggioranze variabili costituite post eventum, una vera vergogna, perchè si viene a interrompere il corretto rapporto democratico tra eletto e elettore. Il caso Lucca è da questo punto di vista, emblematico.

L’attuale Sindaco, Mauro Favilla, ex senatore del defunto PPI, è stato eletto in una lista, Governare Lucca, passata dopo pochi mesi all’opposizione.

Il Presidente del consiglio Comunale, l’avvocato Marco Agnitti, è stato sfiduciato circa un anno e mezzo fa, da un gruppo di consiglieri che fanno parte della maggioranza un rappresentante dei quali siede oggi nella giunta comunale e si presenta come candidato a sindaco, quindi in competizione con Mauro Favilla. Ironia della sorte, accanto allo stesso Agnitti che nel frattempo è andato a occupare, anche lui una poltrona di assessore.

Nel frattempo si sono costituiti nuovi gruppi consiliari: Forza Lucca il nostro amore per la città, Libertas 2000, gruppo federato UDC-Lucca insieme. Gruppi che si sono poi disintegrati, nei riposizionamenti delle ultime settimane riguardanti le candidature e le liste.

C’è un’inquietante somiglianza nominale con alcuni partiti della Turchia: Partito della retta via, Partito delle virtù e così via. Con tutto il rispetto per quel grande paese che è la Turchia. Ma tant’è. Il corretto meccanismo della rappresentanza, perchè è di questo che si vuole parlare, viene di fatto stravolto, in quanto il cittadino non sa nè saprà mai, che cosa farà il suo rappresentante una volta seduto nel consiglio comunale. Una fiducia a scatola chiusa insomma, che troppo spesso non viene ripagata, sacrificata sull’altare delle alchimie e dei bizantinismi  tanto cari al Bel Paese.

Nella nostra città gran parte della proliferazione dei gruppi consiliari nasce dalla crisi del PDL, che oramai, secondo alcuni suoi esponenti che intendono mantenere l’anonimato, è una scatola vuota che viene riempita di volta in volta secondo le convenienze e le contingenze. Ma non esiste una autentica linea politica. Se i partiti non sono dunque più il trait d’union tra società civile e società politica, per usare una terminologia gramsciana, figuriamoci se lo sono i singoli eletti. Ecco perchè la sfiducia del cittadino verso la politica si fa sempre più acuta. Lo scenario che si prospetta è dunque incerto: la città è immobile e sonnacchiosa, proprio come viene descritta nel romanzo di Flavia Piccinni che non a caso si intitola Lo sbaglio, le manovre di potere si sprecano, nessuno si preoccupa tuttavia di restituire la spinta propulsiva a un’amministrazione che pare preoccuparsi poco più che dell’ordinaria amministrazione. Nel diritto costituzionale esiste un istituto che si chiama mandato imperativo: coloro che sono eletti hanno l’obbligo di rispondere ai propri elettori e di conformarsi alla loro volontà. In caso contrario possono essere addirittura revocati dai cittadini stessi. La costituzione francese del 1791 abolì tale sistema e gli altri paesi vi si adeguarono. Forse, date le attuali condizioni delle nostre amministrazioni, sia locali che centrali, sarebbe il caso di ripensare a questo impianto istituzionale. Tanto per vedere cosa succede.

 

Alessandro Bedini

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