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Celentano, mi dispiace ma anche stavolta non la seguo …

 

 

di Federico Bini

 

 

Aerei dirottati, bombe sulle città, gente in fuga, urla, panico.Fumo e fiamme ovunque.  Case distrutte, grattaceli caduti. Interi quartieri coventrizzati. E' scoppiata la guerra !

 

Adriano Celentano si presenta così alla 62° edizione del Festival di San Remo e visto il personaggio non poteva essere scelta scenografia migliore, dato che il suo intervento ha scatenato una vera e propria '' guerra '' tra Rai-Festival-Chiesa ed opinione pubblica.

 

Vulcanico e tuonante,  guerrigliero e combattente, non ha esitato alcun istante per partire con la sua solita arringa contro poteri forti, guerra e politica. Ma stavolta l'obbiettivo del celebre cantante era un altro : abbattere le secolari mura leonine.

 

Non ho apprezzato e forse mai ho pienamente condiviso il suo modo di ' predicare ' , sia quando affronta temi di politica-economica sia quando riflette su temi di estrema delicatezza come la religione. 

 

Non mi è antipatico, anzi lo trovo simpatico, anche se un pò troppo presuntuosetto.  E' un ottimo artista a cui vanno riconosciute grandi doti e capacità creative e musicali. Mi piace come cantante , ma come ' predicatore ' lascia molto a desiderare !

 

Proprio come ogni artista però è estroverso e si sente un  po' superiore agli altri, non a caso, si permette di far fuoriuscire dalla sua bocca, non solo canzoni rock , ma parole forti che tuonano nella mente di un popolo smarrito e stupito come gli italiani alle undici di sera, che certo non guardano il Festival con il desiderio di sentir parlare di politica, visto che poi contemporaneamente su Rai 3 andava in onda Ballarò.

 

Semplice ed efficace. Popolare e schietto. Colpisce con il suo modo di atteggiarsi sul palco. Usa parole dure ed altisonanti, spesso è anche delicato. Riesce bene a comunicare, parlare alle persone, è  insomma il tipico radical chic , di salotto e bottega che porta i guanti in velluto ma ha il calzino bucato !

 

Insomma il ragazzo della ' via gluk ' non ha certo deluso le aspettative alla sua prima serata del gran galà della musica italiana.

 

Aveva anticipato che avrebbe parlato di temi forti e scottanti, nonché delicati e popolari, così è stato.

 

Ha detto il celebre cantante difronte ad una platea incredula e sorridente '' i giornali cattolici come Famiglia Cristiana e l' Avvenire vanno chiusi ''.

 

Un affermazione sconvolgente e stupefacente per chi non solo fa il rivoluzionario dei più deboli, ma soprattutto si batte per le battaglie di libertà e libera informazione. Non dimentichiamo infatti la sua dura presa di posizione contro il referendum appena bocciato e le dure critiche su Repubblica e Fatto nei confronti di Berlusconi : colpevole di voler creare una stampa compiacente.

 

Ma forse il Molleggiato di oggi, non è poi così distante da quel Cavaliere tanto odiato e bastonato che come lui ha la mania di '' protagonismo e populismo''.

 

Il Celentano del post berlusconismo, ha già altri due obbiettivi pronti nel suo mirino : Monti e la Chiesa.

 

Venendo ai mezzi di informazione della Chiesa, forse non lo sa, o non lo vuole riconoscere, ma su entrambi, oltre che affrontare tematiche di politica ed economia, viene sempre dato ampio spazio alle importanti cause di missionari e suore, pellegrini e credenti che quotidianamente si mettono al servizio del prossimo come  veri cristiani.

 

Sfogliare in particolare Famiglia Cristiana, ( di cui premetto anche io che mi sono spesso stupito di come è scesa troppo nell'agone politico) , vuol dire però apprendere anche le molte opere di bene e di  carità che svolgono preti anziani ed isolati in paesini sperduti in tutto il mondo, dal Pakistan alla Danimarca; apprezzare il lavoro dei volontari delle varie confraternite, delle misericordie, delle croce rosse.

Le numerose associazioni benefiche, le varie Charitas, le fondazioni umanitarie, sono tutti anelli di un'unica catena che promuove in ogni spicchio del continente, laddove è possibile, una speranza di futuro e di sopravvivenza.

 

Questi volontari, missionari, semplici preti, suore, cittadini qualunque, nulla hanno a che vedere con lo Stato-Vaticano dei piani alti, laddove si prendono le decisioni politiche ed economiche strategiche e che molte volte nelle fantasie collettive sembrano apparire come mondi chiusi e potenti, oscuri e violenti, misteriosi ed evanescenti, un po' questo dato anche dai numerosi film fantasiosi che spesso ritraggono un contesto molto ricostruito e farraginoso, seppur affascinante ed intrigante. 

 

Capisco e ne sono perfettamente d'accordo, da cristiano cattolico, che la via missionaria ed evangelica, molte volte è stata perduta o ignorata dai potenti amministratori del Vaticano.

 

Lo stesso Dossetti prima di morire disse : '' ma i cristiani si ricompattano solo sulla parola di Dio e sull'Evangelo!... La Chiesa stessa, se non si fa più spirituale, non riuscirà ad adempiere la sua missione e a collegare veramente i figli del Vangelo! '' .

 

Come Dossetti ,  potremmo citare più nello specifico Primo Mazzolari, Don Gnocchi, Mons. Daniele Comboni, anime diverse, indipendenti e forti del messaggio cristiano-cattolico da trasmettere.

 

Intrapresero la via dell'Evangelo e la storia gli ha riconosciuto i meriti ed i loro silenziosi sacrifici.

 

Anche essi ruotavano attorno a quel mondo ' oscuro' che per molti è la Chiesa, eppure seppero differenziarsi, elevarsi nei loro compiti più umili con amore e gioia.

 

Non tutta la Chiesa ed i suoi membri sono sulla ' via errata'  e  quel granello di fede che ancora oggi resiste è grazie a questi eccellenti e virtuosi esseri umani  a cui noi sempre in ogni momento della nostra vita quotidiana dovremmo rendere grazie, sia che siamo laici, atei o cattolici.  Rendere omaggio a questi misericordiosi messaggeri di Dio, vuol dire riconoscere con obbiettività e razionalità che  '' laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia ''. ( San Paolo ) .

 

Quando si parla di Chiesa cerchiamo sempre di distinguere la parte umana e spirituale da quella economica e politica. E' vero molte volte le due parti si incrociano, ma questo non vuol dire che si fondano assieme.

 

Non commettiamo sempre il solito errore di strumentalizzare tutto e fare della ' macelleria mediatica'. Distinguiamo sempre il bene dal male.

 

Il tema è molto delicato ed importante e  credo che per affrontarlo, il multimediale e scenografico palco dell'Ariston non sia proprio il luogo più adatto.

 

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