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Elezioni provinciali di Lucca. Dopo un bel sogno un brutto risveglio

di Paolo Razzuoli

"I sogni son desideri" che purtroppo non si realizzano quasi mai. Occorre guardare la realta' con occhi e mente svegli.

Considerazioni generali

Man mano che affluivano i risultati elettorali, svaniva un bel sogno ed il risveglio non era certo quello sperato.
Al termine dello scrutinio (Baccelli 54,92% contro il 40,99% di Brunini, il risveglio e' andato forse al di la' delle peggiori previsioni.
Baccelli merita sicuramente le piu' vive congratulazioni per il risultato, congratulazioni che lo stesso Brunini gli ha pubblicamente e tempestivamente fatto.

Eppure chi scrive illusioni se ne era fatte ben poche.
Certo le campagne elettorali si fanno per vincere e non per partecipare: il loro spirito e' certo diverso da quello che animo' De Coubertin, il fondatore delle moderne olimpiadi. Ma molti, anzi moltissimi elementi lasciavano prevedere il risultato che poi si e' verificato.

In molti si avvertiva una fiducia che non so dire quanto fosse sincera o quanto invece fosse scaramantica.
Probabilmente la seconda ipotesi, oiche' troppi erano i segnali che indicavano quale sarebbe stato l'esito della partita.

E' ora il tempo della riflessione: una riflessione che va sviluppata con razionalita', senza lasciarsi prendere dallo sconforto ma anche senza superficialita', indulgenze e omissioni: atteggiamenti a cui purtroppo il centrodestra non e' poi cosi' estraneo.

So bene che le analisi politiche possono essere imprudenti quando sono ancora calde le ferite delle sconfitte. Tuttavia qualcosa mi pare si possa dire con buoni margini di certezza.

Anzitutto mi pare importante ribadire, come gia' ho avuto modo di fare in questi mesi, che il candidato scelto era di ottimo profilo e capace di interpretare al meglio le migliori istanze dei nostri valori di riferimento. Sarebbe a mio avviso fuorviante se si tentasse di addossare la sconfitta al profilo di Brunini.
Non solo penso che il candidato era giusto, come delresto ho chiaramente indicato anche su questo sito, ma penso anche che abbia gestito la campagna elettorale con grande generosita' e convinzione.
La coalizione deve un senso di profonda gratitudine a Brunini per l'impegno profuso in un'impresa il cui esito appariva sostanzialmente gia' segnato.
Poteva essere meglio organizzata la struttura elettorale ma non ritengo che questo avrebbe modificato in modo sostanziale l'esito della partita.
Ove si tentasse di addossare la sconfitta al candidato, si farebbe a mio avviso un'azione di depistaggio buona solo a preparare nuove sconfitte.

Merita attenzione un cenno sul modo con cui le forze della coalizione hanno mostrato di vivere questa tornata elettorale. Per una buona parte della campagna elettorale, si e' avuta la sensazione di una sorta di rassegnazione alla sconfitta. Tutti sapevano che lo scenario era complesso, ma la sensazione e' stata quella di trovarsi di fronte a forze prive di reali capacita' propositive e ormai a corto di carburante per sviluppare una autentica azione politica.
Eppure anche la sinistra non aveva poi la panacea da offrire. Aveva alle spalle un quinquennio di gestione sostanzialmente opaco, e si presentava con un programma di profilo non poi cosi' diverso da quello di Brunini.

Certo il quadro generale non lasciava presagire niente di buono. Brunini, gia' nella sua prima dichiarazione, ha giustamente sottolineato il dato generale che ha pesato sul suo risultato.
Un quadro generale punteggiato da situazioni e atteggiamenti che, a mio avviso, stanno creando una incrinatura soprattutto fra il PdL ed il suo blocco sociale di riferimento. La rissa permanente, la sensazione che la ricerca di soluzioni a questioni personali abbiano finito per dettare l'agenda del Governo e del Parlamento, l'estremizzazione delle posizioni, lo scontro strisciante fra i poteri dello Stato, stanno creando disorientamento e distacco.
Un quadro generale che, al pari di quello locale, dovra' essere affrontato senza infingimenti, senza tabu', con una impietosa profondita' di analisi sulle capacita' ed i limiti con cui la classe di governo ha saputo interpretare i valori di riferimento con i quali si e' presentata al corpo elettorale ottenendone il consenso.
Tanta fiducia era stata riposta nel progetto politico del PdL; forte e' quindi la delusione per la strada che e' stata imboccata, deragliando dagli originari propositi.
Insomma sembra di assistere ad una partita nella quale una squadra vince piu' per gli autogol dell'avversario che per i gol propri.

Anche nella nostra provincia la crisi della politica e' palpabile come attesta anche il crescente fenomeno del non voto. Su questo tema la riflessione sarebbe lunga e complessa. Fucinaidee a questo tema ha prestato grande attenzione ed i lettori potranno trovare sul sito vari e qualificati contributi.
I risultati, anche nelle grandi citta' ove si e' votato, attestano una importante affermazione delle forze (vedi grillini) che si pongono in posizione di contestazione radicale del sistema politico. Posizioni che si alimentano nel terreno di coltura di una politica sempre piu' distante dalla gente, sempre piu' interessata alla difesa dei propri privilegi, sorda ai segnali di crescente insofferenza che provengono da ogni settore della societa' italiana. (tanto tuono' che poi piovve", recita l'antico adagio. Il senso di insofferenza verso la classe politica in qualche modo dovra' pure esplodere.
Ebbene, anche a Lucca, i candidati presidenti hanno preso molti piu' voti degli schieramenti che li hanno sostenuti.
Ecco alcuni dati.
BACCELLI STEFANO, voti 96.548; raggruppamento che lo ha sostenuto: voti 78.712.
BRUNINI GABRIELE: voti 72.056; raggruppamento che lo ha sostenuto: voti 62.397.
Ormai la disaffezione per i partiti e' diffusa in ogni strato sociale; chi ha partecipato alla campagna elettorale lo sa benissimo. Abbiamo sentito tanta gente dire che avrebbe votato il candidato alla presidenza ma non avrebbe votato i partiti.

E' insomma netta la sensazione che abbia ragione Franklin P. Adams nel dire che "Le elezioni sono vinte da uomini e donne principalmente perché la maggior parte della gente vota contro qualcuno piuttosto che per qualcuno".

E' solo il caso di fare un fugace cenno al fatto che in provincia di Lucca la lista del cosiddetto "Nuovo polo" non poteva certo interpretare alcuna istanza di cambiamento. La sua genesi di paleontologia politica era sotto gli occhi di tutti e gli elettori non sono poi cosi' sprovveduti.

Infine, ma non certo per ultimo di importanza, il sensibile crollo del PdL nei comuni ove e' al governo. E' proprio in questi comuni che la coalizione ha avuto i peggiori risultati. Basti l'esempio di Lucca ove la coalizione, quindi compresa L'Udc, si e' tenuta sotto il 40%.
Evidentemente c'e' qualcosa di profondo che non va, tanto nella capacita' di dare risposte ai problemi dei cittadini, quanto nelle indicazioni di classe dirigente. Cio' non lascia certo tranquilli nei comuni - fra cui Lucca e Camaiore - che il prossimo anno andranno alle urne.

Si impone a questo punto l'interrogativo di fondo: e' possibile invertire la rotta?

Ovviamente la risposta non e' semplice. Nella politica si aprono e si chiudono dei cicli i cui fattori dipendono da una molteplicita' di variabili di macrostrutture estranee a qualsiasi controllo di tipo locale.
E' pero' evidente che, nelle scelte locali, pesano moltissimo parametri che i partiti sono, o dovrebbero, essere in condizione di gestire con attenzione alle specificita' del territorio.
Una condizione quindi che richiede, da subito, una grande attenzione e la messa in campo di strategie che potranno consentire al centrodestra di affrontare con maggior serenita' gli appuntamenti del prossimo anno. Se e' insomma vero che le situazioni locali sono diverse, e' altrettanto vero che occorre saper interpretare i segnali che arrivano dal corpo elettorale.

Lucca laboratorio politico

Brunini in campagna elettorale ha ripetutamente sottolineato la funzione di laboratorio politico delle scelte operate dai partiti. Il riferimento e' ovviamente all'Udc che, in controtendenza con la collocazione nazionale, ha optato per l'alleanza con il centrodestra.
La natura laboratoriale di Lucca dovra' sostanziarsi in un ripensamento profondo dei metodi e degli strumenti dell'agire politico delle forze che si richiamano al centrodestra, che dovranno riappropriarsi di quei valori di moderatismo, di vocazione democratica e partecipativa, di rispetto istituzionale, di esaltazione della legalita', di capacita' nel saper coniugare sviluppo e solidarieta', di comportamenti ispirati ad una autentica etica pubblica che sono i cardini della miglior tradizione liberale e riformista italiana. Ritrovarsi attorno a questi valori per elaborare una condivisa proposta politica per il territorio, evitando la riproposizione di situazioni di quadro nazionale originate da fattori deltutto estranei al modo di pensare della nostra gente.
Su questo occorrera' lavorare da subito, dando vita ad una prassi di condivisione e di elaborazione che consolidi il quadro della coalizione che ha sostenuto Brunini.

Il rinnovamento

E' veramente l'ora che i partiti mettano mano ad un profondo rinnovamento della loro dirigenza e del personale che indicano nelle istituzioni.
Il Ministro Angelino Alfano, a Lucca qualche giorno fa, citando una battuta del sindaco di Firenze, ha ricordato che negli Usa i partiti hanno storie plurisecolari ma ad ogni elezione cambiano i personaggi sul palco: tutto al contrario di cio' che succede da noi ove la storia, soprattutto degli ultimi decenni, ha fatto registrare frequenti mutazioni dei partiti ma sul palco i personaggi sono sempre i soliti.
Alfano lo diceva per la sinistra ma noi in cosa siamo diversi?
Guardiamo Lucca per cio' che ci riguarda; chi erano i personaggi in vista negli anni '70 e '80 e chi sono quelli di oggi?
Allora le sigle erano DC, PSI, PLI ecc.; poi si sono trasformate in FI o AN; l'ultima arrivata e' stata PdL ma, guarda caso, sul palco molte immarcescibili figure che hanno attraversato mari burrascosi per approdare ad esiti politici molto distanti dai luoghi di provenienza.
Personaggi che hanno trovato spazio in questa sorta di feudalesimo che oggi governa i partiti in una logica di autoreferenzialita' che sembra essere sempre piu' cieca e sorda verso i segnali provenienti dal territorio.

Occorre cambiar pagina. La natura moderata della nostra gente sicuramente si riconosce nei valori fondamentali di una proposta alternativa alla sinistra ma non potra' ulteriormente riconoscersi in partiti chiusi a qualsiasi boccata di aria fresca capace di rigenerare il clima stagnante in cui vivono.
Un rinnovamento profondo, che guardi alle energie disponibili nella societa' civile, che dia voce a coloro che sono in possesso degli "attrezzi culturali" necessari per affrontare, anche nella dimensione locale, le sfide poste dalla contemporaneita'.

Un rinnovamento che ovviamente dovra' anche incidere in profondita' sulla vita dei partiti. Piu' sopra ho gia' fatto cenno al feudalesimo quale modello oggi dominante nell'organizzazione dei partiti e soprattutto nel PdL. I danni di questa situazione sono enormi. I dirigenti anziche' guardare al teritorio come fonte di legittimazione del proprio ruolo, guardano al feudatario di livello superiore da cui dipende il loro "potere". Una condizione abnorme da invertire radicalmente, mediante un serio lavoro di recupero di rapporto con il territorio, e tramite l'apertura degli organismi di partito ad un metodo autenticamente democratico che permetta di valorizzare coloro che hanno vere radici con la comunita'.
Solo cosi' potranno essere coinvolte le molte energie potenzialmente disponibili, ma che mai entreranno in un partito docilmente piegato a direttive maturate altrove e, non raramente, estranee agli interessi del territorio.

Un appello

Penso che se ci sara' la volonta' di rimboccarsi le maniche e di lavorare con intelligenza e serieta', il trend negativo di queste elezioni potra' essere invertito. Certo occorre creare condizioni virtuose, ed e' per questo che mi permetto di lanciare un appello a tutti coloro che, se pur con ruoli diversi, sono in grado di giocare la partita. Un appello che faccio come cittadino elettore del centrodestra, non iscritto ad alcun partito ma sostenitore dei valori di riferimento di quest'area, deluso degli esiti delle proprie scelte elettorali, convinto che occorra un grande lavoro per rendere tali valori coerenti con l'azione politica di coloro che sono chiamati a rappresentarli nelle istituzioni ed a tradurli in scelte per i cittadini.

Faccio appello ai partiti affinche' prendano atto della insufficienza della loro capacita' di rappresentanza del territorio, e si aprano ad un autentico confronto finalizzato a colmare quel solco profondo che si e' creato fra politica e societa'. Sempre ai partiti faccio appello affinche', stimolando una autentica vita democratica al loro interno, possano raccogliere le energie disponibili, ma subordinatamente ad un profondo mutamento dei meccanismi che li governano.

Faccio appello alle energie migliori dell'attuale classe dirigente, sia nei partiti che nelle istituzioni, di cui so apprezzare sensibilita', capacita' ed intelligenza, affinche' prendano atto dell'esigenza di cambiamento proveniente dalla societa', e sappiano, pur in presenza di sacrifici personali, favorire il ricambio e compiere quei passi indietro necessari per dare nuove opportunita' e competitivita' alla coalizione.

Faccio appello alle energie disponibili nella societa' civile - siano esse categorie economiche, forze intellettuali ecc. - affinche' non si sottraggano dall'offrire il loro apporto alla ridefinizione di una proposta politica che, nel solco dei valori del moderatismo riformista, possa risultare credibile e possa ricevere la fiducia della gente.

Faccio appello alle forze politiche affinche' nell'indicazione delle loro scelte, sia di contenuto che di strumenti dell'agire politico, pongano sempre in primo piano gli interessi generali della proposta politica e non i particolari interessi di parte.

Faccio infine appello ai sindaci dei comuni governati dal centrodestra, soprattutto a quelli ove piu' disastroso e' stato il crollo della coalizione, affinche' vogliano riflettere seriamente sull'accaduto, e vogliano imprimere una nuova scossa alle loro gestioni, sia rimodulandone i contenuti programmatici ove necessario, sia ripensando nei modi possibili la classe dirigente nel suo complesso, operando le sostituzioni necessarie avendo presenti criteri di efficacia ed efficienza, mostrando quindi indipendenza rispetto alle frequenti imposizioni dei partiti.

Lucca, 17 maggio 2011

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