logo Fucinaidee

mi sembra importante sottoporre all'attenzione dei lettori di Fucinaidee la lettera del Senatore Pisanu e dell'Onorevole Veltroni, pubblicata il giorno 15 aprile dal Corriere della sera.
Ritengo inutile qualsiasi commento, limitandomi a sottolineare che le riflessioni degli autori del testo sono in linea con le valutazioni ripetutamente espresse nei contributi proposti da questo sito.

Paolo Razzuoli

Smettiamola con la rissa continua - Un governo per la riforma elettorale

«L'Italia ha bisogno di una nuova stagione politica e istituzionale». «Prendiamo esempio dai padri costituenti"

di GIUSEPPE PISANU e WALTER VELTRONI *

Caro Direttore,

l'Italia ha bisogno di una nuova stagione politica e istituzionale.
La immensa partecipazione dei cittadini alle celebrazioni del 17 marzo, con tanta forza volute dal presidente Napolitano, ha testimoniato, ancora una volta, delle grandi virtù civili del nostro Paese. E delle straordinarie risorse che sono racchiuse nel nostro patrimonio di storia, cultura, capacità imprenditoriali e di lavoro, spirito creativo e solidarietà: c'è un'Italia possibile la cui affermazione e crescita, al di là delle differenze, dovrebbero essere l'obiettivo di ogni parte politica.

La nazione al primo posto: non è in fondo proprio questo il messaggio che viene dai momenti migliori della storia unitaria?
Così fu nel Risorgimento, nella Prima guerra mondiale e poi nella Resistenza e nell'Assemblea Costituente;
così è stato negli anni duri del terrorismo, delle stragi e delle minacce alla democrazia.

Uniti pur nella diversità delle idee e delle posizioni politiche. Uniti sulle regole del gioco, sul rispetto degli avversari, sulla difesa di tutte le forme, ossigeno puro, di pluralismo dei poteri e dei saperi. Distinti sulle culture di riferimento, sui programmi per governare la società aperta, sulle politiche di sviluppo. Così è negli altri Paesi occidentali. Così non è nel nostro.

Scriviamo queste parole, uomini di diverse convinzioni politiche, solo perché mossi dalla comune, angosciata constatazione di un rapido e generale declino del nostro Paese.
Non si può restare inerti e silenziosi quando si vede il Parlamento ridursi a teatro di manifestazioni indegne; l'equilibrio dei poteri democratici vacillare quotidianamente; lo spirito pubblico spegnersi nella corruzione dilagante e perfino nel disconoscimento dell'unità nazionale e dell'Unione europea.

E tutto questo mentre la società italiana è sottoposta a tensioni molteplici che richiederebbero ben altre risposte per promuovere la crescita economica e l'equità sociale. Altro che scontri e risse. Le forze politiche hanno il dovere di mobilitare le energie migliori al servizio del bene comune, specialmente in momenti eccezionali come questo: la guerra alle porte di casa e l'instabilità che si diffonde in tutta l'area mediterranea; la crisi finanziaria di importanti economie europee che può contagiare anche la nostra; l'ampliarsi dello storico divario Nord-Sud e dell'iniqua disuguaglianza giovani-adulti; l'apprensione che cresce nel mondo del lavoro, nelle famiglie e nelle imprese; il degrado ambientale che mette a repentaglio campagne e centri urbani; la drammatica evoluzione dei flussi migratori che esige risposte razionali di respiro europeo, non disprezzo e demagogia.

Continuando così l'Italia si sfascia sotto i colpi dei personalismi, delle radicalizzazioni estreme e dei conservatorismi rassicuranti ma ciechi. Troppo a lungo si è governato il nostro Paese «contro» qualcuno e qualcosa. E se questo era storicamente comprensibile negli anni della guerra fredda, oggi appare grottesco. Bisogna dunque creare le condizioni politiche e istituzionali perché si torni al confronto positivo sui veri problemi degli italiani.

I problemi non sono ideologie, sono fatti, solo fatti sui quali deve svilupparsi la competizione democratica: vince chi indica la soluzione migliore. In questo modo i singoli partiti troveranno motivazioni più giuste e comprensibili per confermare o rivedere le loro alleanze e, in definitiva, per ricostruire su basi più solide il sistema politico italiano, dando vita finalmente ad una democrazia matura dell'alternanza.

Non vogliamo dunque tornare a formule pur meritorie del passato, ma aprire una nuova fase della vita repubblicana e spalancare ai giovani le porte della politica. La nostra stella polare è la Costituzione. Perché essa è l'espressione più alta dell'unità degli italiani, l'incarnazione meglio riuscita del mito democratico, come diceva Pietro Scoppola, in forme storicamente definite e proprio per questo perfettibili.

Ma se i padri costituenti l'hanno scritta tutti insieme, anche noi, figli e nipoti, dobbiamo tutti insieme adeguarla ai tempi che vengono, mantenendo intatta la sua forza unitiva. Solo con questo spirito possiamo uscire dalla stretta soffocante del bipolarismo immaturo e litigioso, per costruirne uno più avanzato di tipo europeo. Altrimenti le elezioni anticipate diventano il solo, estremo rimedio. Tuttavia noi paventiamo il rischio, in ragione del clima politico e della legge elettorale, che esse si risolvano in uno scontro frontale dagli esiti imprevedibili e tra schieramenti costruiti più sulla contrapposizione che sulla proposta. Pensiamo invece che sia necessario un periodo di decantazione, di rasserenamento del Paese, di operosa sintonia con le attese degli italiani.

Perciò un nuovo governo, che nascesse da un ampio ed esauriente confronto parlamentare, potrebbe porre mano alle emergenze in corso, riformare la legge elettorale e consentire poi ai cittadini di scegliere tra proposte alternative di governo, proposte non «contro» qualcuno ma «per» l'Italia.
Dopo venti anni di bassa crescita e paralizzanti contrasti, è giunto il tempo di voltare pagina e segnare una netta discontinuità con la fase attuale. Dobbiamo far nascere un nuovo clima di dialogo fra visioni e indirizzi programmatici differenti. Uniti sui valori fondanti e sulle regole del gioco, divisi sul resto. Così funzionano le grandi democrazie. Così l'Italia ha superato i suoi momenti più aspri ed è diventata la nazione che insieme abbiamo celebrato, con l'orgoglio di essere figli di una storia e di una identità uniche al mondo.

*senatore PdL e deputato Pd

(da Il Corriere della Sera - 15 aprile 2011)

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina