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UN IMPEGNO PER UN PARLAMENTO DI ELETTI.

di Piergiorgio Sciacqua.

Da oltre venticinque anni viviamo in un clima di transizione e le gravi conseguenze sono evidenti per tutti: cresce la rassegnazione e sempre più frequentemente , tra la gente, si sente rimpiangere la classe dirigente della “prima repubblica”.

Seppur consapevoli dell'impossibilità di tornare indietro – ed il rimpianto non ci aiuta di certo a crescere – noi oggi dobbiamo però evidenziare come tutti i tentativi di Riforma Costituzionale si sono arenati senza riuscire – così come auspicato – ad aggiornare le prospettive istituzionali ad un rafforzato momento partecipativo ed a garantire una stabilità governativa migliore.

Senza una chiara e forte riforma costituzionale è difficile pensare che con una legge elettorale si possa determinare quel cambiamento voluto e costruire la nuova Italia federale.

Il fallimento del bipolarismo attuale e del bipartitismo -così come si è cercato di attuarlo – sono la testimonianza di come , dopo i reiterati tentativi , sia impossibile procedere solo attraverso nuove leggi elettorali ,insistendo poi nel volerle fare solo in concomitanza con una prevista ...o desiderata...elezione parlamentare.

Come quando al circo svaniscono le illusioni ,la realtà oggi ci dice che è giunto il tempo di archiviare definitivamente questa stagione politica nata col “referendum Segni” e plasmata dalla “nefasta” stagione di mani pulite.

A tutti i livelli si può riscontrare come la crisi della partecipazione sia profonda e la sovranità popolare stia evolvendo sempre più in un'esperienza oligarchica:la classe dirigente non si inventa e non si impone!

La stabilità e la coesione delle maggioranze di governo non possono essere il prodotto di “fusioni fredde” ma sono il frutto di una coerente evoluzione dei rapporti politici che nella “ governabilità” esercitano un'azione tesa al rafforzamento del bene comune.

Prevale però ancora una visione di parte; non si vuole assolutamente cercare un punto di incontro. L'esperienza che determinò la stesura della nostra Costituzione è spesso ricordata ma non si vuole ripeterla: lo strabismo supera le ragioni della coesione e il presunto interesse di parte lascia a se stesso il destino di tutti anche in un tempo di grave crisi mondiale come l'attuale.

Una parte del Parlamento ha richiesto ancora una volta la riforma della legge elettorale con il chiaro ed insufficiente scopo di poter ottenere nuove forme di alleanze per abbattere Silvio Berlusconi.

La risposta sembra essere ancora più ancorata al sostanziale mantenimento dello status -quo ! Non si farà oggi nessuna riforma elettorale ed il rischio è quello di aver presto, ancora una volta , un Parlamento nominato.

Eppure abbiamo bisogno di ridare forza reale e vera agli elettori, dobbiamo aver chiara la prospettiva del federalismo e , senza perderci troppo sui modelli da importare (dal tedesco – che comunque potrebbe essere l'unico su cui soffermarci – allo spagnolo ,passando per il francese); dobbiamo cercare di costruire un modello , il nostro modello, che sappia tener conto della nostra radicata cultura proporzionale – correggendo e sbarrando quanto necessario - che non venga nel futuro modificato e rivisto ad ogni tornata elettorale dalla maggioranza di turno.

Qualsiasi modello verrà approvato dovranno però essere ben fissati alcuni criteri:

La speranza più vera resta quella di veder uscire dalle nuove tornate elettorali una classe dirigente che sia davvero più ancorata alla promozione dell'interesse nazionale e del bene comune.

La responsabilità non può essere svincolata da ogni principio morale ed lo strumento della legge elettorale non può che essere strettamente collegato alla riforma della Carta Costituzionale ed ad una “auto-riforma “dei partiti politici che debbono tornare ad essere sintesi rappresentativa della nostra società e cessare di essere soltanto espressioni legate al leader di turno....peccato però che ogni volta che assistiamo alla nascita di un nuovo gruppo l'idealità finisca soltanto nella sintesi di un cognome.......

Dopo il Suo appello ai cattolici ,con cui da Cagliari Benedetto XVI° chiese una nuova stagione di impegno in politica ai cattolici italiani , il Pontefice è tornato spesso su questo concetto:le risposte sono state poche e deboli :soltanto la costituzione del Forum delle Associazioni sembra proiettare ,con un forte impegno formativo, qualche cosa di nuovo nella nostra società.

Lucca, 17 gennaio 2011
Piergiorgio Sciacqua - Presidente Consiglio Generale M.C.L.

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